13. I Dialoghi teoretici: frutto di una segreta disillusione o rimando a qualcos&#…
13 Luglio 201715. Il tempo storico e l’inevitabilità del deterioramento
20 Luglio 2017In questa mia panoramica dell’opera e del pensiero di Platone sono partita da una chiave di lettura letteralmente piuttosto “terra terra”, cercando di mantenere fermo un presupposto più semplice ed alla nostra portata: vedere questo autore innanzi tutto come un uomo che cercò, in un mondo privato di appigli più tradizionali ai quali ancora il suo maestro Socrate in parte era legato, nuovi fondamenti su cui basare il comportamento morale dell’individuo che gli restituissero un senso di appartenenza alla sua comunità ed alla realtà circostante in generale. Questa prospettiva non è innovativa e, soprattutto, non è esaustiva, poiché all’interno delle linee generali che suggerisce rimangono più che aperti altri temi, prospettive di analisi, problemi di esegesi, di interpretazione, di evoluzione del pensiero e di una sistemazione cronologica di ogni singolo testo rispetto agli altri. Ciò nonostante, il tema della felicità umana a molti sembra essere un elemento di fondo di gran parte della ricerca platonica, sicuramente direi fino al testo della Repubblica; poi un elemento più realistico prese il posto di quello ideale, con grande probabilità in coincidenza con gli ultimi fallimenti dei suoi tentativi politici di fare di un tiranno un Filosofo a Siracusa.
Per affrontare il disegno della Repubblica, dobbiamo tener bene presente che, a differenza dei Sofisti, di alcuni post Socratici e degli Ellenisti, per Platone l’individuo è ancora concepito come un essere comunitario parte di un tutto, quindi appunto un cittadino legato alle leggi ed alla vita della sua città. Bisogna assolutamente sottolineare questo dato che aiuta anche alla comprensione di un modello ideale di Città giusta quale quello descritto nella Repubblica in quanto contesto che stimola e favorisce la libertà di realizzazione dei suoi cittadini, E NON come modello di Stato autoritario in cui il cittadino sparisce come individualità distinta. Quest’ultima visione è sì erede di un certo modo di intendere Platone, cioé di una delle ramificazioni di ciò che chiamiamo “Platonismo”, ma non c’entra con Platone. Anche Socrate la vedeva così, ed anzi si vantava di non essersi allontanato da Atene se non per andare in guerra. Per Platone, felice è l’uomo pienamente realizzato nelle sue predisposizioni naturali più proprie che occupi un posto/svolga un ruolo sociale atto a rifletterle ed ottimizzarle. Questa autorealizzazione non può avvenire al di fuori della sua comunità di appartenenza: ne consegue che un uomo è felice solo se si trova a vivere in uno Stato buono e giusto, le cui leggi ed istituzioni siano orientate e favoriscano la maturazione e l’integrazione dei giovani secondo le loro potenzialità, per farne dei cittadini capaci di rendere in seconda battuta un servizio utile alla comunità svolgendo un ruolo che permetta loro di fare al meglio ciò che sono caratterialmente meglio portati a fare. Platone non ha mai sostenuto alcuna teoria di Stato tirannico, autoritario e dittatoriale che si muovesse per il vantaggio di uno solo o di una sola classe di cittadini privilegiati: la Città è un tutto organico di cui ogni parte svolge un ruolo funzionale al tutto, quindi a vantaggio di tutti. Critiche alla tirannide le ritroviamo in vari Dialoghi: Gorgia, Repubblica e Leggi ne conservano le esposizioni più ampie.
Platone pose mano a quest’opera vasta dove vanno a confluire tutte le riflessioni che aveva fatto fino a quel punto. Siamo nella fase centrale della sua esistenza. Il tema è come in un mondo ideale è organizzata la Città Giusta. Il titolo dell’opera è Politeia, tradotto in Latino con Res publica, ovvero cosa pubblica/Stato. Essa, si è detto nel post 3, è la descrizione di un modello teorico di Città ideale, che, come dice esplicitamente nel Libro V ma anche, a ben vedere, in altre parti del Dialogo, in quanto ideale, non può essere realizzato nel mondo terreno senza i dovuti adattamenti ed accorgimenti delle circostanze specifiche. Alla luce di quanto discusso nei post precedenti, essa rappresenta una specie di “Idea di Stato perfetto”, e lui, per parlarne, ha scritto il suo più lungo Dialogo, superato solo dal testo delle Leggi (composto da dodici Libri non rifiniti ed editi però dall’autore). Qui il termine “idea” non riguarda il mondo delle Idee, ma il risultato di una riflessione politica che abbia avuto per oggetto la contemplazione di quelle e del loro Ordine: in altre parole, questo modello non esiste propriamente nel mondo delle Idee, anche se è presentato come frutto della riflessione di un uomo-filosofo-politico (ideale) che, in contatto con l’Idea del Bene (=amante del bene della sua polis ideale), ad essa si ispira per fondare la sua Città (ideale). Il Socrate parlante del Dialogo, emblema di ciò che dovrebbero essere i Filosofi descritti nel testo, racconta come le cose potrebbero essere se fossero belle e giuste quali lo possono solo le concezioni teoriche per l’appunto. Il Dialogo è uno di quelli raccontati, ma chi racconta è lo stesso Socrate e non è specificato chi ascolta – il Timeo ed il Crizia, di parecchio posteriori ma scritti come proseguimento della Repubblica, nominerà tra gli altri Timeo e Crizia come partecipanti di quella prima serata.
La Repubblica comprende una conversazione sviluppata in dieci sezioni dette “Libri”, di cui probabilmente il primo fu scritto precedentemente agli altri, che rappresentano una fase di riflessione sensibilmente più avanzata. Per quanto lunga e ricchissima di spunti e riferimenti, la forma del dialogo rende la sua lettura accessibile ed anzi affascinante e ricca di spunti. Tema centrale dell’opera è la descrizione di uno Stato ordinato, quindi giusto e buono, introdotto come specchio dell’Idea di Giustizia. Lo Stato nasce perché gli uomini non sono autosufficienti, quindi si fonda sulla divisione del lavoro e dei ruoli. La tripartizione dello Stato si spiega in tre grandi classi di cittadini (Filosofi/Reggitori dello Stato, Guerrieri/Custodi e Produttori/Lavoratori – mercanti, artigiani,allevatori e contadini) secondo le loro predisposizioni caratteriali ed educati sin dall’infanzia sulla base di quelle. L’appartenenza ad una classe non è quindi basata sul legame di parentela, ma sull’analogia dello Stato come insieme organico e dell’anima tripartita in tre facoltà (razionale, irascibile e concupiscibile/irrazionale) e sulla giusta reciproca armonia, che richiama il suono armonico della lira (strumento anticamente a tre corde).
Ora, in occasione del post 7, sull’anima immortale, parlando della metafora della biga alata contenuta nel Fedro ho già detto degli sforzi dei critici che tentano di trovare una coincidenza tra quella tripartizione con questa: nel farlo, forse si perde però il senso dell’immagine della biga, riferita alla difficoltà del volo verso la Verità fatto dall’anima. In questa parte della Repubblica il suo intento è un altro, il focus è fornire un modello esemplare di Stato buono=ordinato secondo “natura”, quindi la fondamentale suggestione del numero 3 è in funzione di questo e non della descrizione dell’anima immortale. Ricordo però che nei libri finali, cambierà il focus che tenderà a stabilire una differenza dicotomica tra parte razionale ed irrazionale, e che nel mito di Er del X Libro sembrerebbe che tutti gli esseri animati, animali compresi, possano scegliere vite sia animali che umane, in aperta contraddizione con quanto detto nel Fedro. Ciò a sottolineare nuovamente quanto Platone non tenga a creare un sistema di pensiero coerente nel dettaglio, servendosi di miti e metafore per trasmettere un messaggio legato al contesto della sua riflessione particolare. In ogni caso, la tripartizione della Repubblica riguarda comunque l’anima incarnata nel corpo ed alle prese con i bisogni di quello: quando l’essere umano è dominato da un impulso atto a soddisfare un suo bisogno o desiderio materiale si dice che in quel momento nella sua anima prevale la facoltà irrazionale; l’istinto di autodifesa è legato all’aggressività (facoltà irascibile); la capacità di moderazione, temperanza, calcolo dell’utile eccetera riguarda la facoltà razionale. Nel Timeo a ciascuna di queste facoltà si attribuirà un luogo del corpo: il ventre, il torace e la testa. Questo vale in generale per tutti gli umani; senonché Platone distingue tre caratteri o predisposizioni umane a seconda del prevalere di una o dell’altra parte dell’anima.
Quindi per natura, ovvero per carattere, gli esseri umani sono portati, secondo Platone, ad agire tendenzialmente o secondo ragione, o secondo impulsi aggressivi (funzionali sia all’offesa che alla difesa di sé e del proprio territorio) oppure secondo la soddisfazione immediata di bisogni materiali. Riconoscendo ed educando opportunamente il bambino che sin dall’inizio mostri una o l’altra natura, si potrà orientare il suo potenziale verso un’espressione positiva della sua predisposizione naturale, quindi formarlo per renderlo atto ad assumere un ruolo sociale che si traduca in un vantaggio per tutta la comunità. Ciò significa che giovani portati ad un comportamento razionale ed all’amore verso la Sapienza dovranno essere educati in modo tale da poter assumere un ruolo di guida politica nello Stato (i Filosofi); chi ha in sé un predominio della facoltà irascibile (comportamento aggressivo ed amore per il coraggio), dovrà essere volto al bene della comunità grazie ad una formazione attenta ad ogni dettaglio (i Custodi); gli altri (i Lavoratori autonomi), rappresentanti la facoltà concupiscibile dello Stato, appartengono alla classe produttiva articolata secondo la divisione del lavoro e dominata dall’amore per il guadagno: essa assume il non meno importante ruolo che assicura la sopravvivenza di quello in termini di beni economici atti a soddisfare i bisogni fondamentali di tutti, ma è necessario che leggi regolino la ricchezza e lo scambio del mercato. La virtù fondamentale a cui tutti devono essere educati è la temperanza.
Nel modello, i figli appartengono allo Stato sin dal momento in cui vengono al mondo ed il loro concepimento è regolato da leggi e selezioni. Poiché una predisposizione caratteriale può essere sì ereditata dai genitori biologici, ma non è detto, per cercare di promuovere certi caratteri, l’ideale sarebbe una comunanza di donne e di figli per quanto riguarda le prime due classi perlomeno, in modo tale che tali adulti non siano distratti dalla loro funzione di autorealizzazione al servizio dello Stato a causa di legami affettivi personali e che i bambini possano essere rigorosamente selezionati ed ordinati secondo le tre classi senza preconcetti e condizionamenti. I concepimenti, ovvero il momento delle nozze sacre tra uomini e donne (numero nuziale) di una stessa classe è precisamente calcolato dai Governanti. Per la terza classe, quella che esprime l’elemento ed il motore economico della Città, il discorso è diverso, poiché i legami affettivi e famigliari, nonché un regolato diritto alla proprietà privata, nel loro caso potrebbero invece favorire il desiderio di creare ed assicurare stabilità e sicurezza economiche a tutto vantaggio della collettività.
La donna, nella visione di Stato ideale platonica, ha le stesse prerogative dell’uomo, essendo un essere umano provvisto di anima anch’ella: la sua differenza con l’essere maschile è una questione di quantità (per esempio in termini di resistenza fisica) e non di qualità. Da notare che Platone riconosce parità di potenziale e ruolo sociale alla donna solo nel testo della Repubblica, poiché negli altri, più legati allo status quo del mondo terreno o alla generale mentalità greca, le frasi che la riguardano riflettono la fondamentale discriminazione della società greca tipicamente maschilista (cosa che non rappresenta un’eccezione nel mondo e nella Storia). La concessione si spiega facilmente se si tiene presente la finalità eugenetica dell’argomento e la fonte d’ispirazione platonica, la classe superiore degli Spartiati a Sparta (che però fondava la divisione sociale sul sangue, quindi per Sparta si potrebbe parlare di vere e proprie “caste”): donne dal patrimonio genetico migliore ed educate anche alla ginnastica ed alla guerra avranno più probabilità di generare, insieme a uomini dalle ottime predisposizioni caratteriali, figli con ottime potenzialità. Per tal motivo, anche le donne devono essere selezionate e distribuite nelle tre classi. Da notare che nel Libro V traspare la tradizionale visione maschilista greca, valida anche per Platone ed Aristotele: il genere maschile feconda, quello femminile partorisce.
In generale la salute dello Stato dipende dal suo essere organizzato secondo il criterio di ORDINE, MODERAZIONE, TEMPERANZA, secondo la mentalità tipicamente greca, che riconosceva nel “giusto mezzo” e nel “senso delle proporzioni” il valore di Bellezza, Giustizia e Bontà ad ogni livello, dalle arti figurative al comportamento morale delle massime di saggezza tradizionali, portata quasi naturalmente quindi a riservare al NUMERO ed ALLE PROPORZIONI GEOMETRICHE un significato particolare, come avevano alla massima potenza espresso i Pitagorici, della cui tradizione Platone subisce senz’altro il fascino ed assorbe moltissimi elementi.
Occorrerà quindi che le classi produttive obbediscano alle leggi (create dai Filosofi) e siano tenute a bada dai Guardiani di quelle leggi ed in generale dell’ordine interno. Alle due classi superiori è riservata una formazione che promuova i valori su menzionati in nome del valore più alto: un naturalmente sentito senso di appartenenza allo Stato, addirittura di completa identificazione con esso. A questa formazione è dedicata la maggior parte del Dialogo coprendo temi educativi che spaziano dalla Musica, alla Ginnastica, all’opportunità della Poesia, alla critica dei poemi omerici per aver divulgato storie riferite agli dèi che legittimano comportamento immorali degli uomini, alla critica dell’arte come imitazione, critica che torna e ritorna nei testi platonici con l’unica possibilità, per l’arte, di essere accettabile solo se portatrice ed espressione estetica dei valori dello Stato. L’elenco delle tematiche è lungo e rimando chi è interessato al testo del Dialogo, o perlomeno allo schema del suo sviluppo che si troverà all’inizio dell’opera nella raccolta del Prof. Reale.
L’educazione dei Custodi è fondamentale per la sopravvivenza dello Stato, in quanto essi appartengono ad una classe che sta in mezzo e che può più facilmente decadere: sul loro senso di totale dedizione, di coraggio e spirito di sacrificio si basa l’intera difesa/sopravvivenza dello Stato sia a livello esterno, in caso di guerra, che a livello interno, poiché ad essi è riservato il compito di vigilare e salvaguardare l’ordine e l’armonia interni. La loro aggressività naturale deve essere perciò orientata positivamente: deve essere educata in modo da farne un’alleata della razionalità, non dagli impulsi irrazionali. La loro educazione parte dalla Musica, che educa l’anima all’armonia, pitagoricamente intesa come specchio dell’Ordine armonico universale (ricorderemo il tema dell’Armonia delle Sfere che riuscì ad ispirare Keplero ancora nel XVII secolo), ed è completata dalla Ginnastica, che rafforza ed educa il corpo fisico.
La discussione sulla formazione della classe dei Filosofi-reggitori della Città è essenzialmente basata su un criterio selettivo dei migliori per predisposizioni caratteriali: essi sonoscelti tra i giovani portati verso la riflessione e l’apprendimento, che significa riflettere sull’esperienza propria ed altrui (anche quelle storicamente date) per raggiungere la contemplazione di modelli universali (Idee di Giustizia, di Bello, di Bene, ma anche dei cicli storici riflettente l’Ordine universale del tempo ciclico). I Filosofi devono essere per natura portati a cogliere l’ordine nel disordine, a vedere l’Unità e la Bellezza, ad agire secondo misura e proporzione: solo loro sono capaci di guidare razionalmente uno Stato, essendo innanzi tutto capaci di guidare razionalmente se stessi. La loro educazione, dicevo, è lunghissima: si parte dalla selezione di giovanissimi naturalmente portati a non essere volubili o litigiosi, che saranno allevati dallo Stato in modo da essere tenuti lontani da ogni rischio di corruzione delle loro ottime predisposizioni caratteriali. Musica e Ginnastica (come educazione all’armonia interiore, dell’anima, ed esteriore, del corpo) saranno utili fino a che il ragazzo non sia pronto per affrontare Matematica, Geometria e poi Astronomia (con la Musica, le quattro scienze pitagoriche che poi diverranno parte del programma educativo trasmesso al Medievo e basato sul Quadrivio, al quale si associavano le discipline del Trivio, Grammatica, Retorica e Dialettica: si tratta delle famose Sette Arti Liberali), che educano la mente e promuovono una forma di conoscenza propedeutica (dianoia: conoscenza mediana) a quella della Dialettica, ovvero alla Filosofia, a cui hanno accesso solo menti particolarmente dotate e selezionate. Tutte le selezioni si basano sul concetto di predisposizione naturale: il ragazzo (o la ragazza) non deve essere messo sotto pressione o costretto, una mente adatta dà evidente prova di sé. Dopo 15 anni di studio (10 di studio scientifico, 5 di Dialettica), a cui si aggiungono 15 anni di pratica amministrativa al servizio della Città, un Filosofo è pronto ad assumere un ruolo di guida, non prima dei suoi 50 anni di età. Questa parte della Repubblica termina quindi con il grande mito/allegoria della Caverna (Libro VII), che, come sappiamo, ha come obiettivo la distinzione delle apparenze dalla realtà vera e come protagonista il filosofo che si libera dalle catene, esce dalla caverna, ma poi vi ritorna per aiutare i compagni e rischia o perde la vita.
Di quest’opera parlerò ancora nei post successivi in relazione agli ultimi importanti Dialoghi di Platone. Qui ho voluto in generale sottolineare l’istanza pedagogica che permea tutto il testo della Repubblica con, sullo sfondo, il tema della felicità intesa come autorealizzazione delle proprie inclinazioni naturali possibile solo in uno Stato che si preoccupi di individuarli già nei bambini e di educarli nel pieno rispetto della loro natura.
Cristina Rocchetto
Nella raccolta dell’opera del Prof. Reale: https://giuseppecapograssi.files.wordpress.com/2015/03/platone_a_cura_di_giovanni_reale_tutti_gli_scribookzz-org.pdf
Repubblica – pag 1067
Vedere anche eventualmente il testo nel link:
Repubblica: http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/PlatoneRepubblica.pdf