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PREMESSA
Karl Jaspers (Oldenburg 1883 – Basilea 1969) dopo essersi laureato in medicina si dedicò allo studio della filosofia leggendo in particolar modo scritti di Spinoza e di Husserl.
Diventa professore di filosofia all’università di Heidelberg nel 1921, ma ivi rimase fino al 1937 anno in cui la sua opposizione alla Germania nazista lo porta ad essere espulso dall’ateneo.
Come per Heidegger, anche per Jaspers l’esistenza è connaturata alla sua situazione di fatto e per questo può dirsi esistenza nel mondo. Da qui, la ricerca dell’essere diventa una continua speculazione che passa da una cosa all’altra procedendo all’infinito e che orienta il mondo verso una direzione, però questo stesso senso di orientamento non può avere la pretesa di valere come conoscenza universalmente valida. Sicchè ogni prospettiva data in merito alla visione globale del mondo è sempre un punto di vista relativo e mai una visione conglobante.
Il pensiero di Jaspers muove esattamente da questa consapevolezza e tiene conto della identificazione dell’io con la sua stessa situazione nel mondo come punto centrale della riflessione filosofico – esistenziale, ovvero ” l’ uomo è la sua stessa intuizione nel mondo” .
Ma, se l’esistenza umana è caratterizzata da una continua ricerca che spinge l’uomo a voler superare gli stessi confini fenomenici invadendo il campo della Trascendenza, allora l’esistenza stessa dell’uomo può essere considerata un’impossibilità, o meglio, la manifestazione del fatto che la Trascendenza è irraggiungibile.
Tuttavia la presenza dell’orizzonte trascendente viene sperimentata dall’uomo, anche se in minima parte, attraverso ciò che Jaspers denomina cifra: una cosa, una dottrina, un personaggio, una poesia etc, possono valere come cifre o simboli della trascendenza. Ma questo può accadere solo nella misura in cui il soggetto li interpreta come tali, confermando quindi che l’esistenza non può essere diversa da quella che si presenta.
Altra manifestazione della Trascendenza e della relativa impotenza umana al cospetto di essa è quella che Jaspers chiama situazione – limite, ovvero delle situazioni legate all’esistenza dell’uomo in cui appare schiacciante la sua incapacità di reagire. In queste situazioni il soggetto avverte tutto il peso della Trascendenza e della sua inafferrabilità, ragion per cui le possibilità umane naufragano in uno spirito di rassegnazione e di silenzio.
PARTE PRIMA: LA STORIA UNIVERSALE
Sin dai tempi antichi l’ uomo si è fatto un’idea della realtà: dapprima in visioni mitiche ( teogonie e cosmogonie ), poi attraverso la volontà di Dio che si esplica in fatti terreni ( visioni profetiche ), infine come processo di rivelazione biblica ( Agostino ).
Oggigiorno invece la storia universale abbraccia nel tempo e nello spazio il globo terrestre e la sua evoluzione infrangendo le antiche credenze.
Nell’Occidente la filosofia della storia ha avuto la sua base nella fede cristiana; difatti una grandiosa serie di opere da Agostino ad Hegel ha cercato di mostrare il procedere di Dio nel corso della storia.
Volendo tracciare un asse della storia mondiale, questo dovrebbe essere trovato empiricamente, supposto che ne esista uno, come un fatto valido in quanto tale per tutti gli uomini, compresi i cristiani. Tale asse andrebbe situato intorno al 500 a.c., ovvero un’epoca alla quale può essere attribuita la denominazione di periodo assiale.
In questo periodo si concentrarono i fatti più straordinari. In Cina, ad esempio, sorsero tutte le tendenze della filosofia cinese e vissero Confucio e Lao Tse, in India visse Buddha, in Iran Zarathustra propaga la visione del mondo come lotta fra bene e male. In Palestina fecero la loro apparizione i profeti Elia, Isaia, Geremia. La Grecia vide Omero, nonché i filosofi Parmenide, Eraclito, Platone.
Quest’epoca vede cadere progressivamente il vecchio mondo antico sotto i colpi della razionalità, segnando così il passaggio dal mythos al logos.
Ma è esistito veramente questo periodo assiale?
Qui, Jaspers afferma che bisogna fare anzitutto una considerazione: sembra che il movimento dell’evoluzione storica abbia avuto come sua direttiva un processo di spiritualizzazione che si è sviluppato in tre regni. Il mondo dei filosofi cinesi ( Confucio ), il mondo dei filosofi dell’Ellade ed infine quello di Buddha ed i suoi seguaci ( India ).
Una prima obiezione rivolta al periodo assiale riguarda il fatto che il movimento alla base di questi tre grandi regni sia solo apparente, poiché non rappresenta, in concreto, un loro filo conduttore.
E qui si può rispondere sostenendo che solo una conoscenza allargata del problema può dirci se lo elemento comune è apparente o ha delle radici profonde.
Una seconda obiezione muove dall’idea che il periodo assiale non sia assolutamente un fatto, ma il risultato di un giudizio di valore. Tuttavia a questa obiezione si potrebbe rispondere affermando che nel momento in cui s’ avvia un processo di comprensione, tuttavia non si può prescindere dal dare una valutazione. Difatti ognuno “vede ciò che porta in cuore” .
La terza critica è mossa nei confronti di un parallelismo che si è soliti rimarcare fra Cina, India ed Occidente intesi come tre stati nella successione dialettica dell’evoluzione dello spirito, come voleva Hegel.
In verità, per Jaspers siamo qui di fronte ad una varietà della stessa cosa in tre forme. Per cui il parallelismo non ha alcuna valenza storicamente definita.
Allora qual’ è la causa di questo parallelismo?
Circa il mistero che avvolge la simultaneità dei regni durante il periodo assiale vi sono tre diverse ipotesi.
Secondo Lasaulx questa coincidenza può essere fondata solo su un’intimo sviluppo dell’unità sostanziale della vita umana, la quale ha segnato la fioritura d’ uno spirito nazionale.
Di altro parere è von Strauss, il quale sostiene che la simultaneità rappresenta un fenomeno oscuro, le cui leggi sono misteriose e vengono dirette da una suprema potenza spirituale.
Infine per Alfred Weber, la cui tesi sembra l’ unica quantomeno suscettibile di discussione, questa comune origine storica si fonda sull’influenza che i ” popoli a cavallo” ( indoeuropei ) riuscirono ad esercitare dall’Occidente all’Oriente.
Sebbene questa tesi risulti illuminante, tuttavia vi sono dei punti che sminuiscono essa, poiché non si spiega come in Palestina la creazione spirituale ebbe origine grazie ai profeti, i quali non si mescolarono con uomini a cavallo. E lo stesso dicasi per la Cina.
Ad ogni modo, proprio lo stupore ed il mistero che avvolgono il periodo assiale possono essere visti come un importante punto di partenza per la ricerca storico – filosofica.
Oltretutto, il senso del periodo assiale prescinde dalle differenze di credo e quindi dalle diverse interpretazioni circa la rivelazione biblica, supera l’idea di una storia chiusa ed invece presuppone quell’idea di storia come divenire.
schema della storia universale
PREISTORIA (forme di vita preistoriche)
ANTICHE ALTE CIVILTA’ (Egizi, Sumeri, Babilonesi)
PERIODO ASSIALE (800 – 200 a. c.)
ERA TECNICO – SCIENTIFICA (dal Rinascimento in poi )
La storia è una frazione del passato chiaramente visibile all’uomo; mentre la preistoria è una frazione del passato che, pur essendo in effetti la base di tutto, è di per se ignota.
Infatti non sappiamo nulla circa l’uomo di ventimila anni fa, ma sappiamo di certo che nel corso di quello spazio di tempo l’ uomo è cambiato biologicamente e psicofisicamente.
Cosa significa ciò? A cosa si deve questo cambiamento?
La preistoria ha per noi un aspetto oscuro, un significato profondo, ma inafferrabile.
- L’atteggiamento nei confronti degli albori della storia non offre dei punti di riferimento sicuri; così per esempio facendo una ricostruzione ci troviamo dinnanzi ad aspetti del tutto nebulosi come il linguaggio indefinito e commisto di Babele, la catastrofica età dell’oro etc.;
- Oggi s’indaga della preistoria ciò che è conoscibile: utensili, miti, ordinamenti sociali etc; seppure questo avviene in ristretta misura.
- Tuttavia si evincono le enormi potenzialità racchiuse in quell’epoca da cui però, poco si riesce a ricavare. Inoltre i ritrovamenti avvenuti in Cina, America etc. testimoniano una forma umana antica di cui però è impossibile tracciare una reale successione evolutiva.
Addirittura queste forme hanno testimoniato un’esistenza dell’uomo nelle epoche glaciali ed interglaciali.
Il momento della completa umanizzazione rappresenta l’enigma da risolvere. Non si ha una risposta definitiva alla domanda “che cos’è l’uomo? “.
L’evoluzione biologica e l’evoluzione storica dell’uomo vanno distinte; difatti mentre la prima porta con se caratteristiche ereditabili, l’evoluzione storica rimanda ad una tradizione culturale dello uomo, la quale può essere distrutta, superata o dimenticata in brevissimo tempo.
Allora con quali avvenimenti tangibili può aver avuto inizio la storia?
Ripercorrendo la storia delle antiche civiltà (sumeri, babilonesi, egizi) si potrebbero delineare una serie di eventi caratterizzanti l’evoluzione storica: l’introduzione della scrittura, il sorgere di popoli che avevano in comune cultura e bagaglio mitologico, la costruzione di imperi come quello della Mesopotamia etc. Tuttavia questi fattori non bastano a rappresentare l’inizio di un movimento autenticamente storico, poiché tali avvenimenti pur essendo essenziali, non esprimono ancora una base solida su cui fondare l’ essere – umano.
Secondo Jaspers però, parlare di periodo assiale significa riconoscere la formazione dei seguenti gruppi:
- I popoli assiali. Quei popoli che hanno compiuto un balzo in avanti come continuazione del proprio passato, ponendo le basi dell’essenza spirituale dell’uomo: cinesi, indiani, iraniani, ebrei, greci.
- I popoli senza balzo in avanti. Quelle antiche civiltà che pur avendo avuto una loro fioritura, rimasero col passare del tempo indietro ( si pensi ai Sumeri, agliAssiri etc). La Cina e l’ India riuscirono a compiere un balzo in avanti avvicinandosi alla civiltà occidentale, mentre Egitto e Babilonia rimasero statiche.
L’apetto che contraddistingue la cultura occidentale rispetto alle civiltà indicate riguarda la diffusione del cristianesimo. Difatti, la Chiesa cristiana è la più alta forma organizzativa elaborata dallo spirito umano. La sua forza illuminante deriva dall’ellenismo e trovò dominio nel mondo romano. Anche se, come osserva Jaspers, il cristianesimo è un prodotto tardivo, poiché solo nel Medioevo con la rivalutazione della filosofia aristotelica assunse un impianto stabile. Solo dopo questa fase Imperium romanum e Chiesa cattolica offrirono una solida base alla coscienza europea.
Tuttavia il mondo occidentale ha un suo carattere specifico per altre ragioni, prima fra tutte l’ apparizione della scienza e le conseguenze della tecnica.
Perché questo fenomeno tecnico – scientifico sorge in Occidente e non in altre parti del pianeta?
- Una risposta è geografica. Poiché rispetto alla compattezza dei territori continentali di India e Cina, l’ Occidente presenta una straordinaria varietà di isole, penisole, oasi etc.
- Inoltre, l’ Occidente conosce l’ idea della libertà politica, la quale non era germogliata in nessun altro luogo del mondo.
- La razionalità propria del pensiero greco gettò le basi per la costruzione della logica formale e della matematica.
- La cosciente interiorità dell’essere – se – stesso personale ha raggiunto nei profeti ebrei, nei filosofi greci e negli statisti romani un’assolutezza perennemente decisiva.
- L’Occidente avvertì fortemente il bisogno di foggiare il mondo attraverso la conoscenza, la contemplazione, la realizzazione.
- Un siffatto scenario è testimoniato dalle importanti personalità autonome che si sono susseguite nel corso dei secoli e che caratterizzano la stessa storia occidentale.
Pur tenendo in considerazione gli aspetti indicati, assieme a questi fattori non può essere escluso lo sguardo verso Oriente. Difatti, l’incompletezza e la deficienza che caratterizza l’ Occidente, pone necessariamente lo sguardo verso l’Oriente per ivi ricercare quegli elementi che possono completare la manchevolezza occidentale. Per cui, nella storia della filosofia cinese ed indiana si possono riscontrare elementi che indicano possibilità umane non compiute dall’Occidente.
Conseguenza diretta è che l’ idea di un cerchio chiuso inerente la storia mondiale occidentale viene infranta.
PARTE SECONDA : PRESENTE E FUTURO
Sostanzialmente fra Europa ed Asia fino al 1500 d.c. c’è stata una certa somiglianza. Dopodiché il divario è considerevolmente cresciuto per via dell’evoluzione tecnica occidentale.
Riferendosi alla storia mondiale Jaspers ritiene che si possano suddividere tre fasi fondamentali della conoscenza umana:
- la razionalizzazione o scienza pre-scientifica dei miti e della magia;
- la scienza greca che ha dei risultati rudimentali anche in Cina ed in India;
- infine la scienza che si sviluppa dalla fine del Medioevo in poi.
Dunque, che cos’è la scienza moderna?
Jaspers sostiene che nel suo spirito la scienza moderna è universale. Difatti, per essa non esistono confini all’indagine ed alla ricerca, ed in essa ogni possibilità concettuale diviene oggetto d’ esame.
Secondariamente, la scienza moderna è incompleta e quindi cerca di rivedere sempre le sue fondamenta per ricavarne qualcosa di nuovo ed inesplorato.
Essa cerca di considerare tutto come degno d’indagine ed è mossa da una brama di sapere universale.
Infine, la scienza moderna pone categorie e metodi universali, ovvero viene esaminata ogni forma ed ogni oggetto che appaiono come matematicamente, fisicamente, biologicamente, ermeneuticamente o speculativamente possibili.
La veridicità delle cose quindi è tale solo in rapporto alla loro scientificità.
Spesso si è detto che la scienza sia stata generata da una volontà di potenza: “Sapere è potere” , queste erano le parole d’ ordine di Bacone.
Adattare la natura a questa volontà di conoscere e penetrare le cose è sempre stato un atteggiamento proprio dello scienziato.
Del resto, lo stesso messaggio biblico esige la verità per l’uomo. E se la creazione del mondo è opera di Dio, allora tutto è degno di essere conosciuto.
Pertanto l’ esistenza di Dio, attraverso la ricerca scientifica, non è messa in dubbio, anzi va contro le accuse al fine di consolidare il sapere.
Alla scienza però, è si consentita la conoscenza degli oggetti nel mondo, ma non potrà mai abbracciare una conoscenza del mondo nel suo insieme, poiché esso non può svelarsi né come entità chiusa in sé stessa, né come oggetto di sperimentazione concreta.
Invece, per quanto riguarda la tecnica essa ha trasformato radicalmente l’esistenza quotidiana dello
uomo nel suo ambiente, ha messo il lavoro e la società su nuovi binari, questo grazie anche ad importanti scoperte (luce, gas etc ).
Tecnica come mezzo: mette in gioco strumenti per il conseguimento di un fine.
Intelligenza: la tecnica si basa sul calcolo e la valutazione delle possibilità.
Potenza: la tecnica determina accrescimento delle cose e quindi indirettamente domina la natura, per mezzo della natura stessa.
Senso della tecnica: alleviare l’esistenza, ridurre la fatica umana.
Tipi di tecnica: produttrice di forza (es: mulini a vento), produttrice di beni (es: edilizia, tessitura etc.).
Invenzione e lavoro ripetitivo: procedimenti e strutture inventati dall’uomo e realizzabili a ripetizione e nella quantità voluta.
Deviazioni: il mezzo assume un ruolo indipendente ogni volta che diventa anche fine.
In base a quanto detto, la genesi del mondo tecnico moderno contiene i seguenti elementi inseparabili:
- La scienza naturale, infatti inizialmente vennero fatte delle scoperte scientifiche la cui applicazione però non trovò consistenza ( per esempio occorse Morse per il telegrafo etc ).
- Lo spirito inventivo, infatti i popoli primitivi furono stupefacenti utilizzando strumenti come il boomerang inconsapevolmente.
- L’organizzazione del lavoro, infatti introducendo le macchine nel circuito lavorativo si pone un rapporto uomo-macchina che ridefinisce la questione sociale.
Il lavoro può essere quindi definito in tre modi:
- il lavoro come pratica fisica: ovvero come sforzo muscolare, ed in questo l’uomo non differisce dall’animale;
- il lavoro come attività pianificata, dove l’attività viene compiuta anche con sforzo per il raggiungimento di un fine e quindi il soddisfacimento di un bisogno;
- il lavoro è la natura essenziale dell’uomo in contrasto con l’animale, dà vita al suo mondo. L’uomo crea una propria dimensione attraverso l’attività lavorativa.
Da qui emergono altri due importanti principi:
- Divisione del lavoro: è impossibile che ognuno faccia tutto. Occorre che il lavoro venga suddiviso e si creino particolari abilità.
- Organizzazione del lavoro: la collaborazione è necessaria, per cui il lavoro deve essere organizzato in prestazioni reciproche.
Divisione ed organizzazione del lavoro incidono sicuramente sulle strutture essenziali della nostra società e comportano una serie di considerazioni:
1) Anche se da un lato la tecnica risparmia lavoro, poiché le macchine sostituiscono l’ uomo nel suo sforzo, nello stesso tempo richiedono altri tipi di competenza e di controllo che non possono assolvere le macchine, per cui c’è una proliferazione di mansioni per l’uomo. In altri termini, il lavoro viene semplicemente trasferito in punti diversi.
2) La tecnica con la necessità dell’applicazione, modifica il lavoro riducendo la maestosità creativa.
3) Infine la tecnica impone una certa dimensione organizzativa che può avere luogo esclusivamente
nella fabbrica.
A tal proposito Jaspers pone un esempio chiarificante che esprime la consapevolezza del trovarsi ingoiati da un meccanismo disumano. Ciò è stato bene espresso da un tenente ventiduenne dell’aviazione americana in un intervista concessa dopo essere stato insignito delle più alte decorazioni per eccezionali imprese compiute con bombardieri. “Io sono un ingranaggio nell’inferno di una grande macchina. Quanto più ci penso su, tanto più mi sembra di essere stato un ingranaggio in una cosa dopo l’ altra fin dal giorno in cui sono nato. Ogni volta che ho cominciato a fare qualcosa che desideravo, una cosa più grande di me si è presentata spingendomi in un posto già pronto. Non è proprio piacevole, ma è così” ( cfr. K. Jaspers, Origine e senso della storia, p. 134, Ed. Comunità ).
Detto questo, è opportuno ricordare che nella storia contrapposte e diverse sono state le concezioni inerenti il lavoro: ad esempio, i greci disprezzavano il lavoro fisico ritenendolo volgare, mentre il calvinismo ne esaltò il successo come elezione dello spirito. Tuttavia queste tesi non possono essere ricondotte ad un comune denominatore.
La tecnica ed il lavoro presentano i loro pregi ed i loro difetti, una caratteristica positiva è da ritenersi la precisione e la bellezza delle strutture tecniche, la quale può essere vista come un adeguamento funzionale all’essere umano; mentre il limite è rappresentato dall’idea di una tecnica che viene sempre diretta dal bisogno che l’ uomo presenta.
Un altro fattore, ormai preponderante nell’evoluzione storica, su cui Jaspers si sofferma riguarda le masse sociali.
Massa è: o il grosso della popolazione, o la momentanea espressione di rilevanti situazioni. Essa va distinta dal popolo che è qualcosa di sostanziale, qualitativo ed avente un’atmosfera di comunità.
La dissoluzione di valori tradizionali come la religione, oggigiorno ha accentuato i contrasti e l’incertezza fra le masse sociali. Questa crescente confusione ed incredulità ha spalancato le porte al nichilismo, facendo di Nietzsche il suo profeta.
Come si è arrivati alla presente situazione?
Tappe storiche:
- illuminismo: criterio guida della ragione che ha sgretolato progressivamente le precedenti credenze metafisiche;
- rivoluzione francese: evento di portata notevole che ha ribaltato le pre-esistenti condizioni assolutistiche, mettendo in gioco nuove regole di convivenza umana;
- idealismo filosofico: processo di verità assoluta nella riflessione filosofica dell’evoluzione storica.
Oltretutto, una concezione della storia che voglia coprire la totalità delle cose umane deve includere il futuro; anche se quest’ultimo non può essere esplorato, poiché si può esplorare solo ciò che è già avvenuto.
Al riguardo però s’impone una domanda: l’uomo, un giorno, finirà per trovare angusto e senza via d’uscita il globo terrestre?
Numerosi sono stati in merito i pronostici biologici che si sono susseguiti nella nostra epoca limitatamente ad un’idea di pianificazione biologica.
Così come è emersa più volte l’idea di un futuro preoccupante e decadente per l’essere – umano, ovvero l’idea che l’uomo si perda e che l’umanità cada nel livellamento e nella meccanizzazione.
Oppure che in futuro si potrà avere una realtà ancora più orrida, le cui basi sono state già gettate dai campi di concentramento nazisti e dalle torture a cui gli ebrei sono stati costretti.
Cosa significa tutto questo?
In condizioni di terrore politico, l’uomo è capace di diventare qualcosa di cui nessuno ha avuto il presagio. Di fronte a questi eventi l’ umanità resta impotente ed angosciata. Il pericolo consiste nel non voler sapere, nel dimenticare e non credere, ossia nell’indifferenza e nella rassegnazione.
Questo sentimento, secondo Jaspers, si manifesta nei paesi democratici attraverso l’ incertezza dovuta all’eccesso di libertà; mentre nei paesi totalitari è angoscia di fronte al terrore che costringe ogni uomo all’obbedienza ed alla collaborazione.
Tuttavia, l’angoscia, finchè non cessa nel nichilismo, lascia aperto uno spiraglio per l’ uomo, ovvero una possibilità di riscatto e superamento della passività.
Ora, è chiaro che con la Rivoluzione Francese del 1789 e la crisi della coscienza europea la preoccupazione per la libertà invade l’ Europa.
Difatti, la libertà politica anzitutto diventa superamento delle costrizioni esterne a favore dello spirito comunitario, poiché “ io sono libero nella misura in cui lo sono gli altri” .
Per cui, la libertà politica è caratterizzata dalla forza esercitata attraverso le leggi, dando così vita allo stato di diritto.
Questo avviene in quanto, dove regna la violenza si vive con paura, dove vi sono le leggi si vive tranquillamente.
Altro importante problema è quello della pianificazione. Pianificazione è ogni preparativo diretto ad uno scopo. Il socialismo è storicamente la dimora della pianificazione. Non a caso, esso rappresenta la tendenza a distribuire equamente la ricchezza e ad ordinare la vita ed il lavoro collettivo secondo criteri di giustizia, eliminando privilegi.
In poche parole, la pianificazione totale veniva adottata dallo Stato in seguito ma guerre o catastrofi; questa condizione di emergenza viene elevata a forma di vita generale derivante dal bisogno degli uomini. Da qui, emerge la questione legata all’ordine mondiale unitario.
La tecnica, la libertà politica, la pianificazione hanno evidenziato l’idea di un’unificazione continentale del globo terrestre.
Ma come può avvenire ciò?
- L’impero mondiale: presuppone un’unico potere che costringe tutti e si regge con la forza servendosi della pianificazione totale.
- L’ordine mondiale: è un potere stabilito per decisione comune mediante negoziato.
Risultato diretto dell’ordine mondiale, per Jaspers, sarebbe l’abolizione di forme assolutistiche e l’avvento di un federalismo tutto abbracciante ( come afferma Kant nella Pace perpetua ).
Naturalmente la realizzazione dell’ordine mondiale passa soltanto attraverso gli stati sovrani.
Oggi si tratta di capire se quest’ordine può essere realizzato attraverso l’ assoggettamento ad un’unica potenza o attraverso una comunità di stati.
Accanto a queste grandi potenze potranno ritagliarsi un importante spazio in futuro la Cina, grazie alla sua industria ed ai suoi talenti; e l’India con la sua attiva tradizione spirituale.
Invece per quanto riguarda i pericoli cui va incontro l’ ordine mondiale essi sono:
- Impazienza: perché solo attraverso un processo graduale l’ordine potrà avere vita, altrimenti tentativi frettolosi possono interrompere i negoziati internazionali e generare violenza.
- Evitare la guerra: poiché ciò potrebbe generare la distruzione dell’umanità, in quanto verrebbero messi in atto mezzi quali la ” bomba atomica” con conseguenze disastrose.
Le possibilità del divenire storico devono, quindi, essere lasciate aperte.
In un siffatto scenario che ruolo potrà avere la fede? In che modo l’uomo crederà in futuro?
La fede è un motore che si genera all’interno dell’uomo. Il nichilismo è invece lo sprofondare nella mancanza di fede. L’uomo non vive senza fede; poiché anche il nichilismo, come polo contrario della fede, esiste solo in relazione ad una fede possibile, ma negata.
Le categorie della fede eterna sono:
- fede in Dio: le immagini di Dio prodotte dall’uomo non sono Dio stesso, ma solo simboli e sono sempre inadeguate;
- fede nell’uomo: è la fede nella possibilità della libertà;
- fede nella possibilità del mondo: non significa fede in un’entità autosufficiente, bensì adesione al fondamentale enigma del trovarsi nel mondo con compiti e possibilità.
La fede è dotata di una forza tale che fa superare all’uomo la brutalità, la brama di potere etc.
Offrendo al soggetto il sentimento di tolleranza a sostegno dell’umanità ed a scapito della violenza.
In che modo si manifesterà la fede dell’uomo in futuro?
Non si può pianificare ciò che la fede realmente sarà.
Il messaggio biblico è stato tenuto sottomano dagli uomini per secoli; mentre oggi le altre letture intellettuali possono fuorviare il soggetto dalla strada fideistica.
Ragion per cui, può darsi che qualcuno ritenga improbabile l’ avvento dell’unità mondiale senza unità di fede.
Jaspers afferma che l’unità mondiale è possibile solo mantenendo libere le confessioni, senza oggettivarle in un’unità dottrinale.
PARTE TERZA: IL SENSO DELLA STORIA
Che cosa significa per noi una visione universale della storia?
Essa costituisce un fondamento a cui rimanere legati, se non vogliamo disperderci nel nulla, ma prender parte all’essere – umano.
E questo avviene perché la storia è insieme accadere ed autocoscienza di questo accadere.
La storia autentica non può essere ricavata dal ripetersi o estinguersi degli eventi, dalla diffusione dell’uomo sulla superficie terrestre, o dai contatti fra le diverse civiltà umane.
Dunque, che cosa è avvenuto per dare origine alla storia?
Sono interrogativi che rimangono aperti e rendono il soggetto consapevole dell’enigma.
Quando parliamo di storia in realtà facciamo riferimento ad una localizzazione spazio-temporale dell’individuo, della civiltà etc, ma non otteniamo mai la storia vera e propria. La storia totale dovrebbe invece essere racchiusa in una storicità unica, come se si riferisse ad un individuo unico.
Essa è un continuo movimento e quindi un passaggio da una fase all’altra, per cui ogni fase è fase di transizione rispetto all’epoca successiva. Così ad esempio, la creazione spirituale del Medioevo raggiunge il suo apogeo con la filosofia di Tommaso e la letteratura di Dante che però non sono altro che il preludio ad un’altra epoca che avanza, mentre quella in atto svanisce.
Considerare l’uomo e le civiltà umane secondo una classificazione alla stregua di quella vegetale, determina una scomparsa dell’autentico essere-umano.
Pertanto l’ unità dell’essere umano non è afferrabile attraverso il processo biologico esplicato.
La spiegazione allora avrà un’altra base: l’unità dell’uomo nel suo movimento storico non si coglie attraverso la conformazione naturale. Malgrado le diverse religioni, filosofie etc. la somiglianza psicologica e sociologica fra gli uomini impone necessariamente il confronto.
Detto questo, senso e fine della storia assumono valore in quanto:
- Avviano l’incivilimento e l’umanizzazione dell’uomo;
- Determinano il conseguimento della libertà e relativa coscienza;
- Realizzano una cultura comunitaria.
In base a questa visione e costruzione della storia:
- ci resta una visione panoramica del divenire umano e del mondo intero;
- il pianeta terra appare come chiuso e dominabile;
- la base di questa unità e un’unica realtà spirituale che si identifica con Dio.
Tuttavia, l’unità come meta è un compito infinito, perché le unità che potremo avere saranno sempre particolari e preliminari di un’unità possibile.
Oggigiorno, le nuove metodologie di ricerca storica offrono una maggiore affidabilità e precisione.
Inoltre hanno superato antiche concezioni riguardanti la possibilità di contemplare l’ intera storia come sguardo del passato, hanno superato la visione estetica della storia come oggetto di godimento
ed infine storia e presente sono diventati inseparabili.
In poche parole, Jaspers sottolinea come l’ uomo si sia reso conto che la storia non è completa ed il divenire racchiude in sé possibilità infinite.
Quindi, noi prendiamo atto del progredire delle cose costantemente, e della pluralità dell’essente, mai dell’essere.