Caldo canicolare: anticipate gli esami di Stato! – di Gennaro Capodanno
28 Giugno 20176. Platone ed il desiderio di vedere “oltre”
29 Giugno 2017Tenendo presente che nella mentalità greco antica i concetti di giustizia, bellezza, bontà, temperanza, proporzione, equilibrio sono intrinsecamente legati (poiché ciò che è giusto è fondato sulla Legge che muove il mondo, che quindi deve essere necessariamente bella e buona, ovvero esprimere un equilibrio che l’individuo comune semmai non coglie, soffrendo le avversità particolari che lo colpiscono, ma che fanno parte di quella Necessità che agisce da un piano superiore). La nascita stessa del pensiero filosofico, nel VI sec. a.C., era stata segnata proprio dal tentativo di affrancare il mondo della Natura (incluso quello dell’uomo, che sarà invece oggetto di trattazione prioritaria sia per i Sofisti che per Socrate) dalla suggestione religiosa e dal pensiero mitico, per cercare di definire razionalmente (con la propria facoltà di pensiero per l’appunto) i principi del suo fondamento e del suo movimento (tutto ciò che è nel mondo dei corpi è destinato a formarsi e corrompersi – e viceversa, pensavano i Greci antichi). Ora, tenendo presente questo, Platone maturò una visione delle cose che distingueva il “ciò che è” in più piani, il cui numero è oggetto di lunghe controversie tra critici di diverse scuole, come si vedrà.
Vorrei quindi fermarmi un attimo qui e dare informazioni sull’opera complessiva di questo pensatore.
Platone rimane il primo scrittore antico di cui possediamo una produzione così vasta, praticamente completa. Anzi, ci sono state tramandate opere con il suo nome sulla quale paternità non tutti sono d’accordo, alcune considerate ormai senz’altro spurie (non autentiche, non sue).
La morte di Socrate, lo abbiamo detto, ebbe un impatto fondamentale sulla sua maturazione, e Socrate rimase il personaggio protagonista della maggior parte dei suoi Dialoghi, fino a quelli della vecchiaia; via via che Platone definì meglio il suo pensiero, Socrate perde però i contorni del Socrate storico e diventa l’emblema del filo-sofo al quale Platone dà spesso la sua voce, per ridursi infine ad una presenza meno preminente e poi sparire del tutto da alcuni dei Dialoghi più tardi.
La produzione complessiva che la tradizione ci ha conservato integra comprende 36 scritti, che in epoca romana furono ordinati in gruppi di 4 (tetralogie). Anche di questi, alcuni sono considerati da parte della critica non direttamente prodotti da Platone: tra di essi spicca la famosa VII lettera, unico testo in cui l’autore, che afferma di essere Platone, scrive in 1° persona in stile autobiografico. Ai tempi della mia Università, io avevo imparato a considerarla apocrifa: oggi vedo che molti studiosi la citano come documento fondamentale su cui fondare la loro interpretazione del pensatore. E’ bene saperlo.
In generale, si distinguono tre fasi produttive di Platone, ma la posizione dei singoli Dialoghi nell’ordine cronologico dato è oggetto di dubbi e discussioni. Io qui nominerò alcuni esempi meno controversi per dare un’idea dello sviluppo stilistico dell’autore:
a) Dialoghi giovanili, detti “aporetici”, poiché le conclusioni del dialogo tra i personaggi sono lasciate spesso aperte; generalmente hanno la forma di vere e proprie conversazioni dirette in cui Socrate ed il personaggio da cui il Dialogo sovente prende il nome svolgono un ragionamento attorno alla definizione di qualcosa (una virtù o un bene). Lo sviluppo del discorso è caratterizzato da un metodo confutatorio espresso in frasi brevi e serrate attraverso le quali Socrate porta l’altro a prendere coscienza dell’approssimazione delle sue iniziali affermazioni (per esempio, il Lachete, che nominerò in un post dedicato all’educazione). Alla fine di questo periodo sono generalmente databili Dialoghi importanti, che gettano alcune basi dell’elaborazione propriamente platonica (per esempio,il Menone, che introduce l’anàmnesi, la reminiscenza, un concetto fondamentale per il discorso del Mondo delle Idee, strettamente collegato a quello dell’immortalità dell’anima, a cui si accenna anche in un mito escatologico contenuto nelle ultime pagine del Gorgia, altro Dialogo attribuito a questo periodo);
b) Dialoghi della maturità, distinta in due periodi: al primo apparterrebbero Dialoghi in cui solitamente una conversazione avvenuta in un tempo precedente viene riferita da Socrate stesso o da altri: come esempi, i bellissimi, anche dal punto di vista letterario, Fedone ed il Simposio nominati nei post precedenti; al secondo, Dialoghi in cui si torna al discorso diretto ed in cui si riconoscono tematiche sviluppate poi nei grandi Dialoghi dell’ultimo periodo della vita dell’autore: il Fedro, viene posizionato qui. La Repubblica, lungo Dialogo, è divisa in parti che probabilmente furono sviluppate in momenti diversi, orientativamente nella fase della maturità dell’autore
c) Dialoghi della vecchiaia, i grandi Dialoghi teoretici e dialettici dall’ampio respiro di cui il Timeo è un esempio che ebbe immensa fortuna nel Medioevo. Le Leggi furono l’ultima opera a cui Platone pose mano e che non riuscì a terminare.
Per convenzione, molte pubblicazioni rispettano la sistemazione tradizionale e così, nel raccogliere la produzione platonica integralmente in un unico testo, ha fatto il Prof. Reale, di cui ho più volte dato il link (https://giuseppecapograssi.files.wordpress.com/2015/03/platone_a_cura_di_giovanni_reale_tutti_gli_scribookzz-org.pdf). Questa raccolta ci è preziosissima: ogni testo platonico è stato suddiviso in parti i cui titoli aiutano a seguire meglio lo sviluppo dell’argomentazione; gli schemi iniziali, che riassumono la logica seguita dalla costruzione, le presentazioni di apertura e le note finali rendono il tutto più chiaro e facile da inquadrare. La lunga prefazione alla pubblicazione è da leggere tenendo sempre presente che il modo in cui Reale legge Platone non è l’unico.
Cristina Rocchetto