Esercizi vari su word
27 Gennaio 2019Monte Altissimo in Val Camonica
27 Gennaio 2019“…questa è una bellissima città e degna c’un si muova mille miglia per vederla”
Torquato Tasso (1586)
Storia
GLI ETRUSCHI FONDANO MANTOVA
In molte zone del territorio mantovano sono stati trovati resti di INSEDIAMENTI ETRUSCHI. Per questo è ipotesi diffusa che furono proprio gli Etruschi a dare origine alla nostra città SUL FINIRE DEL VI SECOLO a.C. La nostra pianura allora cosparsa di boschi e di acquitrini era abitata, come già sappiamo, da tribù palafitticole e terramaricole.
Gli Etruschi capirono che la zona padana, ricca di corsi d’acqua, poteva rappresentare per loro una nuova via di traffici commerciali e fondarono numerosi empori lungo il Mincio e il Po. Attraverso i corsi d’acqua raggiungevano il Mar Adriatico da cui proseguivano per la Grecia e l’Oriente (Asia Minore).
A 10 Km da Mantova, sulle rive del Mincio, tra i paese di Pietole e San Biagio, in località FORCELLO, nel 1875 alcuni contadini durante i loro lavori trovarono i resti di una città etrusca. Il Forcello era il punto di approdo e di partenza di molte merci. Vi erano, inoltre, botteghe di ARTIGIANI e vi si praticavano
ATTIVITA’ ECONOMICHE. L’AGRICOLTURA e L’ALLEVAMENTO. Durante gli scavi di studio, eseguiti nel 1981, i reperti rinvenuti hanno permesso di ricostruire la vita dei cittadini. Spada e punte di lancia dimostrano che sapevano lavorare il ferro. Erano fabbri e guerrieri. Perline di vetro e ambra testimoniano che commerciavano con altri popoli e amavano ornarsi. I pesi da telaio dimostrano che sapevano tessere.
Producevano ceramica, sia Ceramica chiara ETRUSCO-PADANA, sia importavano Ceramica ATTICA (l’Attica è la regione della Grecia dove si trova Atene).
Ossi di animali e lische di pesce. Erano allevatori (soprattutto suini) e pescatori.
Sementi di vario tipo. Erano agricoltori.
Gli Etruschi di questa zona commerciavano soprattutto con: la Grecia, con gli Etruschi dell’Etruria, con i popoli celtici del nord le città dell’Adriatico.
DALLA STORIA ALLA LEGGENDA
Sulle origini e sul nome di Mantova sono nate in tempi successivi due leggende.
- Il poeta latino Virgilio (70 a.C. – 19 a.C.) MANTOVA HA ORIGINI ETRUSCHE
Il grande poeta Virgilio, di origini mantovane, narra nell’ENEIDE che Mantova fu fondata dall’eroe etrusco Ocno (chiamato anche Bianone) figlio del fiume TEVERE (etrusco) e dall’indovina MANTO (greca). - Per il poeta Dante (1255 d.C. – 1321 d.C.) MANTOVA HA ORIGINI GRECHE
Milletrecento anni dopo il poeta Dante volle dare a Mantova origini greche. Nella DIVINA COMMEDIA egli narra che la città fu fondata dall’indovina greca MANTO.
La leggenda di Manto
Manto, nella mitologia greca, era un’indovina, cioè prevedeva il futuro. Era la figlia dell’indovino Tiresia ed abitava in una città della Grecia chiamata Tebe.
Le origini mitiche della città
Il mito della fondazione della città è legato a doppio filo con la storia della profetessa Manto, che la tradizione greca vuole figlia dell’indovino tebano Tiresia: fonti greche narrano che Manto, fuggita da Tebe, si fermò nell’attuale Turchia; altre invece descrivono il suo arrivo, dopo lungo errare, nel territorio, allora completamente palustre, che oggi ospita la città. In questo luogo creò un lago con le sue lacrime; secondo la leggenda queste acque avevano la magica proprietà di conferire capacità profetiche a chi le beveva. Manto avrebbe incontrato e sposato la divinità fluviale Tybris (il Tevere) re dei Toscani, e il loro figlio Ocno (detto anche Bianore) avrebbe fondato una città sulle sponde delfiume Mincio chiamandola, in onore della madre, Mantua.
L’indovina Manto
Le origini mitiche della città
Questa versione mitica della fondazione della città di Mantova è riportata nell’Eneide di Virgilio. Secondo un’altra teoria, Mantova trae l’origine del suo nome da Manth, dio etrusco, signore dei morti del pantheon tirreno. Il mito della fondazione di Mantova trova spazio anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri nel XX Canto dell’Inferno, nel quale Dante stesso e la sua guida mantovana Virgilio incontrano gli indovini. Proprio indicando una di queste anime, Virgilio descrive i dintorni della città, il Lago di Garda ed il corso del Mincio che si tuffa nel Po a Governolo per affermare, riferendosi alla leggenda dell’indovina Manto: «Fer la città sovra quell’ossa morte; e per colei che ‘l loco prima elesse, Mantüa l’appellar sanz’altra sorte»
Quando il padre morì, ella fuggì dalla sua terra per non essere costretta dal Tiranno Creonte a nozze indesiderate.
Compì un lungo viaggio per mare e giunta in Italia, risalì il corso del fiume Po. Portava con sé un seguito e un discreto tesoro.
Giunta vicino agli isolotti paludosi che emergono dal fiume Mincio si fermò. Quel luogo incolto e deserto le sembrò adatto per viverci e per essere protetta da eventuali inseguitori. Era infatti completamente circondato dall’acqua.
Quando Manto morì, gli uomini che vivevano lì intorno si riunirono in quel luogo ben difeso e protetto ed edificarono una città vicino alla tomba della maga.
Chiamarono Mantova la città appena fondata dedicandola a colei che per prima aveva scelto e abitato quel luogo.
3. TERZA IPOTESI Vi è una terza ipotesi sull’origine del nome “Mantova” ed è quella che deriva da MANTO (MANTU’, dio etrusco dei morti, detto anche Dide).
L’INVASIONE DEI GALLI
Mentre Roma si avviava a diventare una grande città, il nord dell’Italia subiva l’invasione dei GALLI. I Galli erano tribù barbare, appartenenti alla razza dei CELTI che abitavano tutta la zona a nord dell’Italia (Francia, Belgio, Olanda, Inghilterra). Verso la fine del V secolo a.C. attraversarono le Alpi e invasero la Pianura Padana cacciando gli Etruschi. Non tutte le città etrusche caddero: Spina ed Adria continuarono ad esistere e forse anche Mantova fu risparmiata per la sua posizione isolata, mentre il Forcello fu distrutto, incendiato e abbandonato.
MANTOVA DIVIENE ROMANA
Probabilmente intorno all’89 a.C. la città passò alle dipendenze di Roma. Mantova a quei tempi era un centro abitato di modeste dimensioni, certamente meno importante di altre città dei dintorni (Brescia, Verona, Cremona, Modena). Le grandi vie di comunicazione costruite dai Romani non la toccavano.
Il centro abitato era limitato alla parte più alta di quell’ampia isola emergente da un’ansa del Mincio e
l’attuale PIAZZA
probabilmente coincideva con SORDELLO E LE VIE VICINE. Essa era certamente limitata e
difesa da una staccionata e da un muro. Il primo nucleo della città nei secoli successivi fu detto in latino “CIVITAS VETUS” (città vecchia) ed era circondato su tre lati dalla palude e su uno da un fossato. Il fossato protettivo del centro abitato scorreva dove ora si trova VIA ACCADEMIA. La prima cerchia di mura difendeva e delimitava il perimetro all’interno del quale si estendeva il più
antico nucleo abitato della città.
Volendo oggi identificare il perimetro della CIVITAS VETUS i suoi lati sono: A NORD VIALE MINCIO A EST LUNGOLAGO GONZAGA A SUD VIA DELL’ACCADEMIA che prosegue in VIA CAVOUR A OVEST VIA SANT’AGNESE che probabilmente proseguiva congiungendosi a VIA MONTANARI
Per entrare nella città vi erano quattro porte: PORTA DEL VESCOVADO, posta a metà dell’attuale VIA CAIROLI che chiudeva la città verso il PORTO DELL’ANCONA che oggi è PIAZZA VIRGILIANA PORTA DI SAN PIETRO che metteva in comunicazione la città con il SUBURBIO (campagna) PORTA DI SAN DAMIANO PORTA DI CITTA’ VECCHIA la quale si apriva verso il lago in direzione di Borgo San Giorgio Evidenziamo il perimetro della città vecchia e individuiamo sulla cartina le porte.
All’interno del perimetro difensivo gli isolati erano definiti da un reticolo di vie perpendicolari le une alle altre in modo da formare angoli retti.
Il CARDO e il DECUMANO erano le vie principali della città. Evidenziamole in rosso sulla cartina.
Sotto l’Impero di Ottaviano Augusto i territori agricoli del mantovano subirono la CENTURIAZIONE. Le CENTURIE erano porzioni regolari di terreno assegnate ai legionari romani come compenso di guerra. La suddivisione del terreno in quadrati veniva svolta
dagli AGRIMENSORI.
Agrimensori
Le terre prima di essere distribuite venivano confiscate ai legittimi proprietari. Anche il padre di Virgilio, nonostante l’intervento del figlio presso Augusto, perse le proprie terre nel 41 a.C. Ricordiamo che Virgilio è nato nei pressi di Mantova (odierna Pietole di Virgilio) il 15 Ottobre del 70 a.C. Scrisse: LE BUCOLICHE LE GEORGICHE L’ENEIDE I mantovani hanno dedicato al grande poeta monumenti in Piazza Broletto (Virgilio in cattedra) in Piazza Virgiliana e a Pietole.
GLI INIZI DEL CRISTIANESIMO A MANTOVA
I Vangeli narrano che Gesù crocifisso fu trafitto al costato da un soldato romano. Quest’uomo, secondo la tradizione, si chiamava LONGINO e fu colpito dalla grandezza di Cristo tanto da diventare uno dei suoi seguaci.
Egli raccolse un po’ di terra imbevuta del sangue di Gesù. Poiché egli era un soldato romano, al termine del suo servizio gli venne assegnato un terreno a nord del Po nei pressi di MANTOVA. Era il 37 d.C. egli predicò il Vangelo a Mantova e qui subì il martirio nel 45 d.C. Per la Chiesa egli è un Santo. Prima di morire seppellì la RELIQUIA del sangue di Cristo in un orto che faceva parte dell’ospizio dei forestieri (locanda in cui venivano ospitate le persone che giungevano a Mantova). Esso era nel luogo dove ora sorge la BASILICA DI SANT’ANDREA.
La dinastia dei Gonzaga (1328/1708)
I Corradi da Gonzaga furono una delle più splendide e più longeve famiglie del Rinascimento italiano. Grandi proprietari terrieri, s’impadronirono del potere nel 1328 con un colpo di stato. Capostipite della famiglia fu Luigi I Gonzaga.
Luigi I Gonzaga, detto anche Ludovico Gonzaga (Mantova 1268-1360)
Domenico Morone, La cacciata dei Bonacolsi da Mantova del 1328, 1494
I Gonzaga
I Gonzaga sono stati protagonisti della storia italiana ed europea dal XIV al XVIII secolo. Governarono Mantova, dapprima come Signori, a partire dal 1328, poi come marchesi e duchi sino al 1707. Governarono inoltre numerosi altri ducati, come quello di Sabbioneta (Vedi qui sotto il “Teatro all’Antica” di Sabbioneta.
La dinastia dei Gonzaga
I suoi rappresentanti furono figure intriganti, esempi di splendore civile e intellettuali. Politici, possidenti, mecenati. Capitani del popolo, marchesi e duchi
Lo stemma dei Corradi da Gonzaga, regnanti di Mantova dal 1328 al 1707, tre montoni d’argento, cornati d’oro in campo nero.
Si distinsero per la loro abilità politica volta all’equilibrio tra le potenze confinanti di Venezia, Milano e Ferrara (matrimoni) Si distinsero per l’attenzione alle arti, infatti le collezioni vantavano opere di tutti i più grandi artisti, tra le prime in Europa (Palazzo Ducale) Si distinsero anche per il contributo allo sviluppo architettonico e urbanistico della città
Gonzaga, torre quattrocentesca dell’ex castello
Tale politica di equilibrio politico, unitamente allo sviluppo delle manifatture e dell’agricoltura, consentì al territorio mantovano di diventare estremamente redditizio Spesso gli introiti ricavati dalle attività commerciali venivano utilizzati dai Gonzaga per commissionare opere d’arte o per edificare edifici urbani e chiese
Numerose le opere di Mantegna a Mantova
Fra i più celebri esempi di mecenatismo si ricorda Ludovico III (1412/1478) che incaricò il Mantegna di affrescare la «camera picta» all’interno del Palazzo ducale e chiamò a Mantova il celebre architetto Leon Battista Alberti. Tutte le produzioni artistiche dovevano omaggiare i Gonzaga e simboleggiarne la grandiosità e la potenza politica
GONZAGA: COME ACCREBBERO LA LORO FAMA
Aumentarono ancora il proprio prestigio legandosi in matrimonio nel XVII secolo con la più importante famiglia reale europea, gli Asburgo, quando Eleonora Gonzaga divenne la prima imperatrice della casata, sposandosi nel 1622 con Ferdinando II. La loro grande fama è anche legata al fatto di aver promosso, per diverse generazioni, la vita artistica e culturale al più alto livello. Essi erano, infatti, mecenati e, come tali, ospitavano alla loro corte numerosi artisti, i quali, in compenso, li arricchivano con opere magnifiche. I Gonzaga aumentarono il loro prestigio anche grazie a Francesco II e alla moglie Isabella d’Este, una delle donne più importanti del Rinascimento, che governò lo stato dopo la morte del marito.
Isabella D’Este
Sposa di Francesco II Gonzaga, portò la città di Mantova al massimo splendore Condivise con il marito la responsabilità del governo dello Stato Di raffinata educazione umanistica, la sua fama è legata alla splendida collezione di quadri, libri e oggetti d’arte (appartamento in Palazzo Ducale) La sua corte ospitò i più grandi rappresentati della cultura: Ariosto, Leonardo. Mantegna
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Il successore Federico II ottenne a Mantova nel 1530 dalle mani dell’imperatore Carlo V il titolo di duca. Iniziò così il Ducato di Mantova. Mantova divenne un importante centro d’arte durante il governo di Ludovico III, grande mecenate e saggio amministratore. Egli diede avvio all’accorta politica matrimoniale dei Gonzaga, che portò nel tempo ad apparentarsi con le più importanti casate d’Europa e d’Italia.
Tiziano, Ritratto di Federico II Gonzaga, 1529 circa (Museo del Prado, Madrid)
Estinzione della DINASTIA DEI GONZAGA
Alla morte di Federico II l’acclamato duca Francesco III aveva solo sette anni e il ducato venne retto dai suoi due zii. Francesco III morì in un incidente a soli diciassette anni e salì al potere il fratello Guglielmo: lo stato raggiunse la sua più grande ricchezza. Negli anni successivi il ducato di Mantova passò sotto il controllo di numerosissimi eredi finché la successione toccò ai fratelli, il cardinale Ferdinando e il cardinale Vincenzo II. Entrambi si sposarono, ma dai loro matrimoni non ebbero eredi. Con la morte Vincenzo nel 1627 si estinse, dopo molto splendore, il ramo diretto dei Gonzaga di Mantova.
Il duca Guglielmo Gonzagaritratto da Francesco Montemezzano nel 1550 circa
Vincenzo I Gonzaga (1562/1612)
La sua signoria si colloca all’inizio del 1600 Raffinatissimo cultore delle arti, viene ricordato per il fasto della sua corte, per la sua prodigalità, per il suo carattere rissoso, ma pronto a commuoversi per i poveri Alla sua corte ospitò il pittore fiammingo Rubens e il musicista Monteverdi
LA GUERRA DI SUCCESSIONE AL DUCATO DI MANTOVA
Il problema della successione scatenò una guerra, che vide contrapporsi Francia e Asburgo e durò dal 1628 al 1631. Prevalse la Francia e Carlo di Nevers, divenne l’ottavo duca di Mantova. A lui succedette il nipote Carlo II e, in seguito, Ferdinando Carlo, decimo e ultimo duca, con il quale anche la dinastia dei Gonzaga-Nevers si spense.
Gli ultimi secoli
L’ultimo dei Gonzaga-Nevers, FerdinandoCarlo riparò a Venezia nel 1701. Mantova subì una guerra di successione e un saccheggio a opera dei lanzichenecchi, che nel 1630 diffusero la peste. Iniziò il lento declino di Mantova, accompagnato dal tramonto della signoria dei Gonzaga che, nel 1707, lasciò la città in mano agli austriaci. Seguì la dominazione francese e nuovamente austriaca nel 1815, quando Mantova divenne caposaldo del Quadrilatero, assieme a Peschiera, Verona e Legnago. Nel 1852 avvenne l’eccidio dei Martiri di Belfiore, che anticipò l’unità nazionale. Nel 1866 Mantova entrò a far parte dello Stato Italiano.