Uscita didattica alla Casa Del Giovane
27 Gennaio 2019Cattedrali
27 Gennaio 2019La dignità umana nel lager da Se questo è un uomo di Primo Levi
scheda libro
Titolo: Se questo è un uomo
Autore: Primo Levi
Anno in cui è stato pubblicato: 1947
“Se questo è un uomo” fu scritto da Primo Levi fra il dicembre del 1945 e il gennaio del 1947, dopo il suo ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz, dove l’autore era stato rinchiuso dalla fine del 1943 e pubblicato per la prima volta nel 1947.
Nel libro viene descritto il periodo di prigionia compreso fra due terribili inverni nord europei, inverni durante i quali il narratore vede numerosi suoi compagni morire di stenti a causa delle proibitive condizioni ambientali, del precario stato igienico-sanitario del campo, del lavoro massacrante.
Levi si trova dinnanzi a un sistema, il lager, organizzato e finalizzato all’annientamento della dignità umana. Dentro questo folle progetto di distruzione, l’uomo non riesce più a provare pietà , non conosce più l’amicizia, la ribellione, la speranza: si cura solo di non morire e per questo lotta; combatte per mantenere in piedi quel mucchietto di ossa, senza altro scopo che non sia quello di aggiungere sofferenza alla propria condizione.
Levi nel libro ci descrive il lavoro massacrante che i deportati sono tenuti a fare, chi più, chi meno; ci espone il periodo da lui stesso vissuto nel Ka-Be (l’infermeria del larger); i malati si suddividono in due file: quella degli uomini “più fortunati” che hanno una malattia guaribile e non contagiosa, quella dei “meno fortunati” che portano all’abbattimento dell’individuo; ci racconta molto esplicitamente come gli uomini venivano uccisi, se attraverso le camere e gas, o per mezzo di una fucilazione: in tutti e due i casi i cadaveri venivano portati nei forni crematori dove divenivano poi cenere.
Questo libro è molto esplicito e scritto con parole crude, sofferenti, che fanno riflettere sia il lettore sia l’autore stesso che rivive i momenti sicuramente più brutti della sua vita; tutti coloro che furono deportati e che hanno poi ricevuto la grazia di rimanere in vita e quindi successivamente liberati (e purtroppo sono molto pochi) , porteranno sempre dietro questo grande peso di quegli anni passati nei campi di concentramento trattati non come esseri umani, ma come oggetti al fine di “divertimento” .
Se questo è un uomo nasce dunque dall’uomo, ma non è un’opera della sua fantasia, non può essere recepito come tale; scrivere queste pagine è costato sofferenza e, in qualche modo, lo scrittore pretende da noi uno sforzo analogo, disumano: cancellarci come lettori, sentire dentro noi quella stessa sofferenza fisica, fatta di ore, giorni e anni, sentire sotto le nostre scarpe pesanti e lacerate l’onnipresente pantano o, almeno, tentare di immaginare che qualcuno quelle sofferenze le ha provate veramente.
Se questo è un uomo è un libro rigorosamente semplice e asciutto nella scrittura, senza domande, ma colmo di riflessioni in grado di sollecitare costantemente il lettore. Proprio qui sta la sua potenza espressiva, integra e attuale malgrado tanti anni dalla sua pubblicazione: nel suo presentarsi ai nostri occhi come un libro impossibile, impossibile da scrivere e da riscrivere; un romanzo che, trattando di genocidio, sa portarci in contatto con i misteri più insondabili e raccapriccianti insiti nella natura umana.