139 passi (o quasi) verso la polis
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27 Gennaio 2019Martedì 26 aprile alle 18.00, nella sala di lettura della Libreria Minerva di via san Nicolò 20 (Trieste), presentazione del libro “ONDINA PETEANI. La lotta partigiana, la deportazione ad Auschwitz, l’impegno sociale: una vita per la libertà” di Anna Di Gianantonio e Gianni Peteani. Introduce Andrea Bellavite.
Encomio del Presidente della Repubblica
ONDINA PETEANI
DI GIANANTONIO ANNA – PETEANI GIANNI
MURSIA EDITORE
https://www.atuttascuola.it/ondina/
Ci sono donne comuni che vivono una vita straordinaria. E di loro si sa poco o nulla. I libri servono anche a questo. A trasmettere memoria e conoscenza di persone ed accadimenti che, altrimenti, potrebbero andare perduti. Ondina Peteani è stata di certo una donna fuori dall’ordinario. Questo libro ne ricostruisce la vicenda di vita, di sofferenza, di coraggio, di determinazione e di tormenti. Ondina Peteani”, la biografia realizzata dalla studiosa Anna Di Gianantonio e da Gianni Peteani, figlio di Ondina, ha un sottotitolo chiarificatore: La lotta partigiana, la deportazione ad Auschwitz, l’impegno sociale: una vita per la libertà”.
L’esistenza di Ondina inizia a Trieste il 26 aprile del 1925. Fin da ragazzina, giovane lavoratrice, prende posizione contro il regime fascista. Il suo campo d’azione originario è il cantiere navale di Monfalcone dove ha i primi contatti con il gruppo guidato da Curiel. Nella zona in cui vive si sviluppa la lotta armata delle formazioni partigiane slovene, affiancate dai comunisti italiani, contro l’occupazione italo-tedesca della Slovenia. Nel 1943, seppur con difficoltà e varie perplessità, nasce il Distaccamento Garibaldi” (primo distaccamento partigiano italiano), una piccola unità di combattenti italiani inquadrati nelle unità partigiane slovene. Grazie a tale evento Ondina viene incaricata di fare da staffetta tra il PCI locale, guidato da Vincenzo Marcon, e i partigiani della Garibaldi” accampati nel bosco. Un compito pericoloso e meno romantico di quanto si possa immaginare e che le valse, molti anni più tardi, il titolo di prima staffetta partigiana d’Italia”.
Ondina, pur essendo riuscita a sfuggire una prima volta, viene arrestata nel luglio del 1943. Grazie alla confusione generata dall’armistizio dell’8 settembre riesce ad uscire ma per i fascisti è semplicemente un’evasa. Infatti viene definitivamente catturata da una pattuglia tedesca l’11 febbraio del 1944. Questo significa per lei quello che ha significato per molti altri: deportazione. Ondina è trasportata su un carro bestiame fino ad Auschwitz. Sul suo braccio rimane un numero tatuato, il n. 81672. A questo terrificante frangente della sua vita è dedicata la prima parte del libro. E’ evidente che per questa impavida triestina raccontare e parlare di quanto vissuto, visto e provato nel lager nazista non è mai stato semplice. Si comprende, d’altro canto, quanto siano stati devastanti per lei gli effetti della deportazione e della prigionia: Ondina è divenuta sterile, ha avuto problemi di anoressia e gravi momenti di depressione. Un dramma tanto grave non poteva che essere combattuto da questa donna con estrema determinazione. Ondina ha scelto di divenire comunque madre adottando un bambino, Gianni. Ha scelto di divenire ostetrica facendo nascere i figli di tantissime altre donne. Ha scelto di mantenere viva la sua attività politica e sociale fino ad età avanzata.
Tutte le testimonianze raccolte in questa biografia non fanno che confermare quanta stima e quanta ammirazione la Peteani sia riuscita a generare attorno alla sua persona. I suoi modi decisi ma onesti e corretti sono riusciti a conquistare chiunque nonostante le critiche per alcune scelte di vita sicuramente azzardate per i tempi. Come quella di lasciare il primo marito, come quella di avere come compagno un uomo sposato con un figlio, come quella di portare avanti iniziative didattiche a dir poco pionieristiche. La figura che spicca è quella di una donna anticonvenzionale, appassionata, intraprendente e, soprattutto, libera.
Questo libro custodisce un caso di vita esemplare. Ma descrive anche un momento storico complesso e difficile attraverso la ricostruzione di eventi, a volte persino minimi, che danno il senso sia del contesto in cui la Peteani viveva ed operava, sia quello in cui versava il nostro Paese. La Guerra, il nazismo, la Resistenza, la deportazione, la Liberazione, il ritorno, il recupero di una vita normale”, la crescita umana, l’affermarsi dei valori politici, i contrasti, le lotte ma anche le cadute, gli stravolgimenti, il crollo di certi ideali, la sofferenza e la solitudine.
Ondina Peteani muore a Trieste il 3 gennaio 2003. Conservare e trasmettere la sua memoria può essere fondamentale.
Gli autori
Anna Di Gianantonio, docente e storica, collabora con l’Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia e con il Consorzio Culturale del Monfalconese. Si occupa di storia politica e sociale, utilizzando le fonti orali. Ha scritto varie monografie sul lavoro operaio femminile, sul dopoguerra nellIsontino e sulla Resistenza.
Gianni Peteani, dopo un’esperienza di vent’anni presso lAbdus Salam-International Centre for Theoretical Physics (UNESCO) di Trieste, è entrato nella segreteria del rettore dell’università di Trieste, dove collabora all’ufficio comunicazione di Ateneo.
Per ulteriori informazioni:
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