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Il Piccolo – 25 gennaio 2017
Se i nazisti non riuscirono a realizzare la bomba atomica per primi, fu solo perché operando in un sistema dittatoriale e chiuso, e gli scienziati tedeschi inanellarono uno dietro l’altro fallimenti tecnico-scientifici. A differenza degli Stati Uniti, dove il Progetto Manhattan, democraticamente aperto, per così dire, a scienziati e studiosi di varia provenienza con militari e civili in stretta collaborazione fra loro, permise la messa a punto dei primi terribili ordigni nucleari. E dire che furono proprio i tedeschi, con il lavoro del chimico Premio Nobel Otto Hahn, a scoprire per primi la potenza e gli effetti della fissione nucleare.
Al punto che nel 1943 alleati avviarono unarticolata e capillare missione di spionaggio per monitorare lo stato del progetto nucleare tedesco nota come Operazione Alsos. Missione che, dopo lo sbarco ad Anzio nel gennaio del 1944, si trasformò in una vera e propria caccia fin nel cuore della Germania agli scienziati tedeschi che operavano all’ombra del nazismo ai programmi atomici.
Capo scientifico della missione fu il fisico Samuel Goudsmit, che ha lasciato una profonda testimonianza della sua esperienza e dei rapporti che ebbe con gli scienziati catturati, fra i quali von Laue, Wirtz, Bagge, Hahn e il fisico Horst Korsching.
Dopo la cattura i prigionieri furono rinchiusi nei pressi della città di Godmanchester, vicino a Cambridge, in una residenza signorile di campagna chiamata Farm Hall. La casa era stata cablata in segreto per registrare le conversazioni che si svolgevano al suo interno: per sei mesi tutto quanto dicevano i prigionieri tedeschi, che all’interno della struttura godevano di una relativa libertà, venne ascoltato e registrato. Dai report delle registrazioni emerse che, sebbene conoscessero alcuni principi generali, i fisici tedeschi non avevano indagato a fondo nessun dettaglio per poter davvero costruire la bomba atomica.
Dell’operazione Alsos parlerà oggi, alle 17, Edoardo Milotti, docente di fisica sperimentale e coordinatore del Centro interdisciplinare per le Scienze computazionali dell’Università di Trieste, nell’ambito della quarta edizione del convegno Convivere con Auschwitz” diretto da Fulvio Longato e organizzato da Gianni Petrani, presidente del Comitato permanente Ondina Peteani. Il convegno si terrà a partire dalle 15 nell’aula magna del dipartimento di Scienze giuridiche di via Filzi 14 a Trieste, e prevede una nutrita serie di interventi, tutti della durata di soli quindici minuti ciascuno, per un approccio multidisciplinare a tutto tondo sul filo della Memoria contro l’indifferenza e la discriminazione”.
Oltre all’intervento di Milotti prenderanno la parola Mauro Barberis (Sicurezza e sacrificio, i volenterosi carnefici di ieri e di oggi”), Maria Cristina Benussi (Narrare Auschwitz”), Renzo Crivelli (J.M. Coetzee e il post-apartheid in Sudafrica”), Giuseppe Dell’Acqua (Le psichiatrie italiane prima di Tiergartenstrasse 4″), Giovanni Fraziano(Ciò che ci ricorda”), Riccardo Goruppi (Testimone del Lager di sterminio di Dachau”), Thomas Jansen (Convivere con Auschwitz in Germania”), Loredana Panariti (Progetti di educazione alla pace in Fvg”), Pierluigi Sabatti (L’Europa nata sulle ceneri di Auschwitz è morta a Srebrenica?”), Alessandro Salonicchio (Figlio della Shoah”) e Sara Tonolo (Crimini internazionali: immunità degli Stati”). Sarà anche proiettato il documentario Rai di Mario Rizzarelli Papà ci siamo persi”.
Tornando a uno dei temi trattati, appunto lOperazione Alsos, la vicenda, spiega Milotti, «tocca un tema molto attuale, e cioè i rapporti fra
scienza e potere, e in particolare letica degli scienziati che in determinate circostanze devono anche essere in grado di dire no”, perché non si possono compromettere i principi di base, anche con la resistenza passiva, come fece Einstein».