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27 Gennaio 2019La storia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia
parte 4 di 7 – torna all’indice della Storia di Ondina Peteani in sette capitoli:
La situazione del “Distaccamento” è assai confusa: il gruppo rimase in attesa di un segnale dai comunisti di Udine che gli permettesse di essere riconosciuti come affidabili e poter cominciare ad operare.
Mario Karis e Darko Pezza facevano la spola in bicicletta da Trieste a Monfalcone per avere notizie. Ondina ha assunto il nome di battaglia di “Natalia” e si reca nell’appartamento di via Seismit Doda per portare cibo e notizie. Il 26 giugno 1943 Karis e Pezza di ritorno da Monfalcone si imbattono in un posto di blocco. Karis spara, ne nasce un conflitto a fuoco. Pezza riesce a rientrare subito a casa mentre Karis ferito di striscio rientra la sera del 27. Proprio la sera del 27 Ondina, che non sa nulla, arriva nell’appartamento per portare come al solito viveri e notizie.
Così Giovanni Fiori ricorda gli avvenimenti successivi: “La sera del 27 giugno 1943 venne la compagna “Natalia” come altre volte per il consueto scambio di informazioni e per portarci da mangiare. La compagna “Natalia”, il Karis e io dormivamo in una stanza, in un’altra adiacente alla nostra il Dettori dormiva da solo, mentre in cucina dell’altro appartamento dormiva il Pecic [Darko Pezza] anche lui da solo. Il mattino successivo (28 giugno 1943), alle ore cinque circa, trovammo la casa circondata da carabinieri e da squadristi-fascisti. Un momento prima il Karis era uscito per fare i bisogni corporali ma tutto ad un tratto sento la voce del Karis che grida: “Aiuto, siamo circondati” e nel medesimo istante entrava nella stanza occupata da me e dalla compagna “Natalia”.
Il mio primo pensiero [fu] quello di saltare dalla finestra (da notare che l’appartamento si trovava al primo piano) ma vidi che il Karis mi rincorreva, pensai alla sua posizione politica e gli lasciai il passo poi feci per seguirlo ma un carabiniere mi puntava la pistola gridando “Fermo, mani in alto o sparo”. In camera rimasi io e la compagna “Natalia”, mi venne l’idea di far fuggire la compagna magari col sacrificio della mia vita. Finsi un mal di ventre e mi misi in atto di fare i bisogni corporali e dissi alla compagna “Natalia” di passare nella camera adiacente alla nostra […] lei mi ascoltò malgrado il carabiniere voleva opporsi. Il carabiniere messosi alla porta della stanza da me occupata poteva benissimo controllare tutti e due […] un momento vidi che il carabiniere aveva l’attenzione verso la compagna, feci un volo, ma in un attimo due squadristi e il carabiniere – che aveva sparato due colpi di pistola e poi mi aveva seguito nel volo – erano sopra di me e mi legarono per bene e poi mi condussero a piedi in caserma. Dopo un breve interrogatorio potei sapere che il Pecic [Darko Pezza], il Dettori feriti ed io eravamo [stati] arrestati mentra la “Natalia” ed il Karis erano fuggiti”. (6)
(6) Memoria scritta di Giovanni Fiori “Cvetko” del 20 agosto 1976 consegnata allex comandante dei GAP dellIsonzo e Basso Friuli, Vinicio Fontanot “Petronio”.