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Nel periodo di sconvolgimento politico corrispondente al regno dei Merovingi, i signori cominciarono a fortificare con costruzioni di legno le loro dimore, a volte ville romane in rovina. Nell’VIII sec. sorsero costruzioni indipendenti fortificate: non erano ancora veri e propri castelli, ma corti circondate da palizzate e torri di legno.
Verso il IX secolo, il castello divenne la residenza fortificata di un signore feudale o di un monarca e dei membri della corte: il termine deriva dal latino castellum che significa “piccolo accampamento fortificato”. Durante il Medioevo, quando l’Europa era in uno stato di guerra quasi permanente, lo scopo primario dei castelli era di resistere agli attacchi e agli assedi. Oltre a proteggere il signore e i suoi sudditi, essi svolgevano le funzioni di prigione, di luogo sicuro dove custodire i tesori, di arsenale per le armi e le macchine da guerra, e di centri amministrativi.
Solitamente erano costruiti al margine di dirupi inespugnabili, preferibilmente sull’ansa di un fiume, da cui si dominavano i territori circostanti.
I castelli più antichi consistevano di una struttura in legno costruita su un’altura e circondata da una trincea difensiva; su un terreno piano veniva invece realizzato un terrapieno. A partire dall’XI secolo, per maggiore protezione in caso di assedio, furono costruite intorno al terrapieno delle mura o delle serie di mura, dette palizzate, che delimitavano un’area aperta chiamata corte. Le mura esterne divennero sempre più spesse, con la sommità munita di merlature e dentellature, dalle quali i soldati potevano lanciare frecce o altri tipi di munizione. Agli angoli vennero inoltre eretti bastioni, massicce strutture poligonali, più elevate delle cortine e più robusti, grazie a possenti muraglie di sostegno spesso con profilo a scarpata.
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