Testo descrittivo
27 Gennaio 2019Dipinti di Antonello da Messina
27 Gennaio 2019di Alissa Peron
Le talassemie sono un gruppo di malattie ereditarie caratterizzate da una anomalia nella sintesi dellemoglobina, la proteina contenuta nei globuli rossi del sangue. Questi ultimi trasportano l’ossigeno a tutte le cellule del nostro corpo ed eliminano l’anidride carbonica.
le alfa talassemie e le beta talassemie. Si tratta di malattie a trasmissione autosomica recessiva: autosomica perché il gene che ne è responsabile si trova in uno dei cromosomi non sessuali; recessiva perché si manifesta soltanto se il gene difettoso è presente in entrambi i cromosomi della coppia di omologhi, ovvero se viene ereditato sia dal padre che dalla madre.
La forma più diffusa in Italia e nel bacino del Mediterraneo è la b-talassemia, o Anemia Mediterranea.
Se un individuo possiede un solo gene difettoso si parla di forma eterozigote e il soggetto colpito è un portatore sano. La condizione eterozigote (o da portatore sano) viene chiamata b-talassemia minor ed è raramente associata a manifestazioni cliniche di rilievo. La maggior parte delle persone con b-talassemia eterozigote non sa neanche di avere tale difetto. Il livello emoglobinico è del 15% circa inferiore ai valori normali; i globuli rossi possono essere irregolari nella forma e nel numero. Circa un quinto dei portatori presenta un modesto ingrossamento della milza.
Se un individuo possiede entrambi i geni difettosi siamo di fronte ad una forma omozigote che viene chiamata b-talassemia maior o morbo di Cooley. Il morbo di Cooley è una forma di anemia estremamente grave. La malattia si evidenzia già pochi mesi dopo la nascita: i globuli rossi appaiono più piccoli, di colore pallido, in numero ridotto e con una minore durata di vita.
I globuli rossi del talassemico hanno un contenuto di emoglobina fortemente alterato sia quantitativamente che qualitativamente.
Questo provoca un’aumentata distruzione dei globuli rossi da parte della milza la quale aumenta di volume. Il midollo osseo non riesce a produrre globuli rossi in quantità sufficiente pur svolgendo una mole di lavoro superiore alla norma. Il paziente è costretto a periodiche trasfusioni di sangue per tutta la vita.
Nel nostro paese vivono più di 3 milioni di portatori sani, concentrati soprattutto nelle aree della Bassa Padana e del Delta Padano, nel Veneto, in Sardegna e in tutto il meridione, in particolare nella Sicilia. I soggetti talassemici sono circa 7000. Le zone con la più alta percentuale di portatori sani sono: la provincia di Ferrara con una media che varia dal 10 al 20%, la Sardegna 12-19%.
La b-talassemia si riscontra frequentemente anche nell’Africa centrale, nel Sudest asiatico, in Medio Oriente, nel Pacifico meridionale e in alcune zone dell’India.
Come si trasmette
La talassemia è una malattia ereditaria autosomica recessiva e si trasmette dai genitori ai figli secondo le leggi di Mendel.
Se una coppia di portatori sani genera un figlio, si hanno il 25% di probabilità che sia malato, il 50% che sia portatore sano e il 25% che sia totalmente sano.
Se un portatore sano e un non portatore generano un figlio, avranno il 50% delle possibilità che sia portatore; il 50% che sia sano.
Se un talassemico e un non portatore generano un figlio, sarà certamente portatore sano.
Se un talassemico e un portatore sano generano un figlio, avranno il 50% delle possibilità che sia portatore sano, e il 50%che sia talassemico.
Se due talassemici generano un figlio, sicuramente sarà talassemico.
Come si manifesta
Come in tutte le malattie genetiche, le forme omozigoti sono più gravi, tanto è vero che la a-talassemia omozigote provoca la morte già prima della nascita, in quanto le alterazioni dellemoglobina sono incompatibili con la vita. La forma omozigote della b-talassemia, invece, non è immediatamente incompatibile con la vita, però tende a manifestarsi nella primissima infanzia(entro 1-2 anni). Esistono anche forme di talassemia omozigote meno gravi, spesso definite talassemie intermedie.
Segni e sintomi della b-talassemia maior. Subito dopo la nascita, ai test di laboratorio si rivela unanemia che tende rapidamente ad aggravarsi. Nel giro del primo-secondo anno di età il bambino affetto dalla malattia si presenta pallido, itterico e la sua crescita è inferiore alla norma.
Altri segni importanti sono le deformazioni ossee, dovute al fatto che il midollo si accresce in modo anomalo per compensare il difetto nella produzione di emoglobina, e lingrossamento di fegato e milza (epatosplenomegalia). Nei casi più gravi si presenta anche scompenso cardiaco dovuto alla dilatazione del cuore.
Segni e sintomi della e b-talassemia minor. Le forme eterozigoti sono incomparabilmente meno gravi: per la-talassemia solitamente non si presentano sintomi e al massimo si può riscontrare una anemia lieve. Nella b-talassemia eterozigote può comparire lingrossamento della milza e ai test di laboratorio può risultare unanemia più consistente che nel caso precedente. Sintomi non se ne presentano, se non quando la persona è soggetta a forti stress fisici (per esempio, malattie infettive di una certa importanza) oppure in caso di gravidanza.
Le conseguenze, le cure
Se la talassemia maior non viene trattata, lingrossamento di fegato e milza aumenta, le ossa divengono pericolosamente fragili e, soprattutto, si ha la dilatazione del muscolo cardiaco. I danni a carico di fegato e milza compromettono tra l’altro le difese immunitarie, ragion per cui le malattie infettive e l’insufficienza cardiaca sono le principali cause di morte tra i malati non trattati.
Le cure. A oggi la principale terapia per la talassemia maior è il ricorso a frequenti trasfusioni, in media ogni 2-4 settimane. Lo scopo è rifornire all’organismo lemoglobina “normale” che non è in grado di produrre da sé. Nei pazienti così curati la crescita si normalizza, così come il benessere generale, inoltre si evita l’insorgere sia delle deformazioni ossee sia dell’insufficienza cardiaca. Può anche essere necessario ricorrere a cicli di profilassi con antibiotici, allo scopo di prevenire le infezioni che il paziente, comunque con capacità di difesa ridotte, potrebbe sopportare meno facilmente.
In alcuni casi, però, si ricorre allasportazione della milza (splenectomia), sia perché lingrossamento continua, sia perché asportando questorgano si riducono il fabbisogno di sangue e lemolisi, cioè la distruzione dei globuli rossi. In questo modo si riduce la frequenza delle trasfusioni.
Gli effetti collaterali delle trasfusioni
Sfortunatamente, il ricorso intensivo alle trasfusioni ha l’effetto indesiderato di creare un accumulo di ferro nell’organismo, che a sua volta può danneggiare cuore, fegato e altri organi (si ricordi che il ferro è sì un minerale fondamentale per la vita, ma è anche tossico a elevati dosaggi). A questo scopo, a partire dagli anni sessanta, si ricorre alla cosiddetta terapia chelante, cioè alla somministrazione di sostanze che legano a sé il ferro consentendone l’eliminazione dall’organismo. Fino a poco tempo fa a questo scopo si poteva impiegare soltanto la desferrossamina, sostanza che però va iniettata più volte la settimana, ricorrendo a un infusore a pompa. Non tutti i pazienti, peraltro, tollerano questo farmaco.
Nell’estate 1999, però, è stato approvato l’impiego di un’altra sostanza chelante del ferro, il deferiprone, che può essere assunto per via orale.
Nel paziente affetto da talassemia maior sono necessari supplementazioni di acido folico (una vitamina del gruppo B).
Infine, va citata la possibilità di curare la talassemia attraverso il trapianto di midollo osseo. Questa via è senz’altro praticabile in teoria, ma è difficile trovare i donatori compatibili e, inoltre, l’intervento in sé presenta molti rischi in questi malati.
Di norma, nelle talassemie intermedie si ricorre alle trasfusioni solo quando si presentano complicazioni, mentre le talassemie minor non richiedono alcuna terapia.
La prevenzione delle talassemie
L’unica forma di prevenzione è evitare che nascano bambini affetti dalla malattia grave, il che significa evitare il concepimento tra persone che sono portatori sani del gene “difettoso”. Infatti, i figli di due persone con talassemia eterozigote (cioè che hanno un gene difettoso e uno normale) hanno una probabilità su quattro di nascere con la forma omozigote, due probabilità su quattro di presentare la forma eterozigote come i genitori e, infine, una probabilità su quattro di ereditare dai genitori solo i geni normali e, quindi, di non avere la malattia in nessuna forma e di non essere nemmeno portatore del gene difettoso.
Con i test prenatali oggi disponibili è possibile determinare se e in quale forma il nascituro sarà affetto da talassemia, se non altro allo scopo di avviare quanto prima le terapie, riducendo la possibilità delle complicanze.
Il futuro delle terapie
Molto si punta, è ovvio, sulla terapia genica di cui si stanno studiando due forme.
La prima consiste nellinserire nelle cellule staminali del paziente (dalle quali hanno origine tutte le cellule del corpo) il gene da cui dipende la produzione della b-globina, così da rendere possibile la produzione di emoglobina normale.
La seconda forma richiede una premessa. Durante la gravidanza, il feto produce un tipo di emoglobina diverso da quello delladulto (emoglobina fetale). Poi, dopo la nascita, la produzione di emoglobina fetale si interrompe e comincia quella dellemoglobina normale. Secondo i ricercatori, sarebbe possibile impedire questo passaggio allemoglobina delladulto (che nei talassemici è difettosa) e indurre l’organismo a continuare a produrre quella fetale per tutta la vita. Infatti, con la sola emoglobina fetale si può vivere normalmente, perché è quello che accade ad alcuni – rari – individui che presentano un’altra anomalia genetica.
Origine dell’anemia mediterranea
La malattia si è originata a causa di mutazioni genetiche favorite da fattori ambientali e i primi casi storicamente noti riguardano i Fenici che probabilmente sono stati il vettore per la diffusione della malattia nell’area del mediterraneo.
E’ noto il legame che la talassemia ha sempre avuto con la malaria. La maggior frequenza del fattore che causa la malattia si riscontra nelle regioni dove è o è stata in passato maggiormente diffusa la malaria. La malaria è una malattia causata da un parassita dei globuli rossi che viene trasmesso all’uomo dalla zanzara anofele. I parassiti colonizzano i globuli rossi all’interno dei quali si riproducono ma incontrano difficoltà negli individui eterozigoti perché questi presentano alcune anomalie dei globuli rossi, in particolare una maggior resistenza della membrana. Per questo gli eterozigoti portatori sani di talassemia hanno sempre avuto un vantaggio genetico negli ambienti malarici (la malaria era un tempo incurabile); questo ha fatto si che la talassemia si diffondesse nelle zone malariche.
Dal riccio di mare un aiuto contro la talassemia
E’ stato Individuato nell’organismo marino un elemento che favorisce la sostituzione del gene anomalo con uno sano.
La lotta alla talassemia, la cosiddetta anemia mediterranea, riparte dal riccio di mare. E’ stato infatti identificato un elemento che a quanto pare può essere utilizzato con successo nei vettori che hanno il compito di sostituire con un gene sano, quello anomalo che è la causa della malattia.
La scoperta è stata realizzata da un team di medici palermitani.
Sembra quindi sempre più vicina la terapia genica per curare la talassemia. Il gene, per essere sostituito, infatti, ha bisogno di un mezzo che lo trasporti. Ma finora alcune strutture della cellula erano in grado di ostacolare o inattivare la funzione del gene.
Il team di medici palermitani ha individuato nel riccio di mare un’isolatore’, un elemento cioè in grado di rendere inattaccabile il gene, in modo tale da fargli esprimere al massimo la sua funzione. La scoperta apre nuove prospettive nella terapia genica di malattie come la talassemia, l’anemia falciforme e altre forme di anemia.