Testo descrittivo
27 Gennaio 2019Dipinti di Antonello da Messina
27 Gennaio 2019Ignazio Silone
Riassunto e considerazioni
Fontamara” è un romanzo scritto da Silone nel periodo in cui egli si trova a Davos, in Svizzera, in esilio. Racconta la realtà di un paese di montagna della Marsica, dominato dalla povertà e popolato da contadini, durante i primi anni del periodo fascista.
Il romanzo si inserisce nella corrente letteraria del neorealismo e ne riassume molti caratteri: l’autore gli dà una struttura a tre voci”, poiché immagina di incontrare una famiglia di Fontamaresi venuti a raccontargli le vicende del paese durante la sua assenza. Questa famiglia è formata da una coppia e da un figlio giovane; tutti e tre sono narratori interni: gli uomini a Fontamara conducono infatti una vita distaccata rispetto a quella delle donne. Gli uomini lavorano tutto il giorno nei campi e coltivano le loro poco produttive terre di montagna, per nutrire con i raccolti se stessi e le loro famiglie; le donne invece si occupano della casa e dei figli e non incontrano gli uomini che a sera. L’uomo e la donna che Silone immagina di ascoltare raccontano quindi le vicende in cui sono coinvolti ognuno dal proprio punto di vista. Il figlio partecipa al racconto nell’ultima parte, quando intraprende un viaggio insieme con il protagonista del libro. L’autore è estraneo alla narrazione e non fa commenti espliciti sul racconto. Nello stesso tempo scrive per far riflettere sulla realtà di molti paesi come quello da lui inventato e cercare di modificare alcune situazioni di quegli anni. Il linguaggio che utilizza è semplice e comune e rispecchia quello degli abitanti di un paese povero come Fontamara. Sono presenti anche espressioni dialettali: Silone dice di sforzarsi di tradurre il dialetto in italiano, ma anche che vi sono espressioni che non hanno un corrispondente nella lingua italiana e non sono perciò traducibili.
Il nome che sceglie per il paese, Fontamara, nasce dal fatto che uno dei più gravi problemi che affliggono i suoi abitanti è la scarsità d’acqua. I Fontamaresi sono uomini dediti alla coltivazione, si occupano della propria terra e della propria famiglia senza preoccuparsi troppo degli altri, si accontentano del poco che hanno e anche nella povertà continuano a vivere. In un certo momento, che coincide con l’avvento al potere del fascismo, il paese è sconvolto da molti e gravi problemi: viene a mancare la luce poiché i Fontamaresi, convinti che fosse cosa naturale, non avevano mai pagato alcuna bolletta. In seguito arriva al paese un cittadino, il cavalier Pelino, che chiede loro di firmare dei fogli. Una volta certi che non si tratta di tasse, gli uomini di Fontamara acconsentono, ma commettono un grave errore: firmando danno il loro consenso per la deviazione dell’unico corso d’acqua del paese verso le terre pianeggianti del Fucino. Così dal giorno dopo trovano degli operai impegnati nel lavoro di deviazione dell’acqua. Questo fatto determina un cambiamento nei personaggi: lo sdegno e il desiderio di ribellarsi sono comuni e per la prima volta vengono eseguite azioni collettive, nelle quali ognuno non si occupa solo di questioni personali, ma di problemi che riguardano tutto il paese. Le donne vanno in gruppo in città per parlare con il Podestà e chiedergli di non modificare la direzione del corso d’acqua. Il Podestà è un uomo ricchissimo, detto l’Impresario, proprietario di terre fertili ed influente; durante la sua attività difende solo i propri interessi e quelli dei ricchi. Le donne lo trovano a casa sua dopo un banchetto e con l’intercessione di un avvocato, don Circostanza, raggiungono un accordo: i tre quarti dell’acqua sarebbero stati convogliati ad irrigare le terre del Fucino, i tre quarti del rimanente sarebbero rimasti ai Fontamaresi. Le donne, non comprendendo a fondo il significato dell’accordo e convinte che la divisione fosse equa, accettano queste condizioni; si accorgeranno in seguito, come tutti gli abitanti di Fontamara, di essere state ingannate. Questo è il punto del romanzo in cui è più forte l’appello dell’autore alla diffusione della cultura e dell’istruzione. Silone fa di quest’appello uno dei principali intenti del romanzo: i Fontamaresi, poveri ed ignoranti, cadono spesso nei tranelli di chi utilizza l’astuzia e la propria cultura per ingannarli, come l’Impresario, talvolta don Circostanza e i cittadini in generale. In molte occasioni i Fontamaresi si illudono di ottenere benefici dai cittadini ed in realtà vengono raggirati: quando, dopo ripetute richieste, a Fontamara corre voce che è stato assegnato un curato al paese, gli abitanti preparano un ricevimento, al quale però si presenta un asino con le vesti di un curato. Ciò che i Fontamaresi desiderano fortemente è avere una parte delle fertili terre del Fucino. Essi credono che l’Impresario le divida equamente tra i paesi circostanti, ma egli invece le distribuisce fra i contadini ricchi della zona. Quando i Fontamaresi si convincono che a L’Aquila ci fosse un tavolo di discussione, dove avrebbero potuto far valere i loro diritti ed avere una parte delle terre, in realtà assistono ad una cerimonia ufficiale e vedono solo sfilare le autorità; fanno anche una pessima figura con la loro aria povera e innalzando lo stendardo di San Rocco invece delle bandiere.
L’avvocato Don Circostanza è così soprannominato perché a seconda delle circostanze si comporta in modo diverso: quando gli è conveniente difende gli interessi del popolo, altre volte lo inganna come gli altri cittadini istruiti. L’autore fa un largo uso di soprannomi, riferiti all’aspetto fisico o a una particolare caratteristica del personaggio.
Il protagonista del romanzo è Berardo Viola, un giovane forte ed impulsivo, sempre pronto a sacrificarsi per gli altri e a far giustizia, spesso in modo violento. Anche lui è un contadino, ma ha perso la terra che era stata di suo padre. Riesce ad ottenere un piccolo campo su un pendio scosceso, lo dissoda e lo lavora con molta determinazione, ma un’alluvione lo devasta e vanifica il suo lavoro; Berardo quindi non ha una propria terra. I giovani del paese vedono in lui una figura di riferimento per il suo carattere forte e pronto a far giustizia e confidano nel suo intervento per qualsiasi problema. Tuttavia ad un certo punto Berardo si innamora di Elvira, graziosa e benestante ragazza di Fontamara, e decide di sposarla. E’ preoccupato perché non avendo terra né lavoro non può dare alcuna garanzia alla sposa. Così decide di cambiare atteggiamento, di pensare ai suoi interessi e alla sua famiglia, cercando il più possibile di evitare guai. Un giorno a Fontamara viene discussa dalle autorità e dagli anziani del paese la questione dell’acqua. E’ portato alla luce l’equivoco dei tre quarti e la confusione è generale. Tutti si aspettano che Berardo intervenga e risolva rapidamente la situazione, anche con la violenza. Berardo invece non prende parte alla discussione: il problema dell’acqua non lo riguarda poiché lui non ha terra, ed inoltre non è più disposto a curarsi di questioni collettive, avendo preoccupazioni personali. Il suo progetto è di trascorrere un periodo a Roma, trovarvi un lavoro, guadagnare abbastanza per ricomprare la terra e sposare Elvira. Quindi parte per Roma insieme al ragazzo narratore ed entrambi per giorni e giorni passano da un ufficio all’altro per trovare un lavoro qualsiasi. Non riescono però ad ottenerlo poiché non sono provvisti di una tessera necessaria per essere assunti, di cui non sapevano nulla. Essi quindi cercano di ottenerla anche tramite un anziano avvocato conosciuto in albergo, ma neanche così ci riescono. Infatti tempo prima alcune squadracce fasciste avevano fatto irruzione a Fontamara e posto alcune domande agli uomini. Berardo, per le sue risposte, era stato giudicato pericoloso ed era registrato come tale; quindi nessuno era disposto ad assumerlo né a fornirgli alcuna tessera. Berardo, inconsapevole di questo, continua a lottare e a fare sacrifici per ottenere la tessera perché ha uno scopo ed è determinato a raggiungerlo. Un giorno però gli arriva un telegramma in cui gli viene comunicata la morte di Elvira: ella era partita per un pellegrinaggio e al ritorno la fatica e la malattia le avevano tolto la vita. A questo punto Berardo si accorge che i suoi propositi sono ormai vani, non ha più ragione di rimanere a Roma né di trovare un lavoro stabile; si attua così un altro cambiamento in lui: d’improvviso diventa demotivato e nuovamente disposto a qualunque sacrificio per difendere cause altrui. Un giorno, in una latteria, lui e il ragazzo vengono fermati poiché vi sono stati trovati alcuni giornali clandestini, stampati e diffusi da un tale noto a tutti come il Solito Sconosciuto. Nessuno sa di chi si tratti, ma Berardo e gli altri Fontamaresi l’hanno già incontrato a L’Aquila. Berardo dichiara di essere il Solito sconosciuto e viene arrestato, mentre il vero responsabile della stampa clandestina rimane in libertà. Questo è l’ultimo grande sacrificio di Berardo, che poco tempo dopo muore in carcere da eroe; il ragazzo che era con lui viene rilasciato e torna a Fontamara. Così il Solito Sconosciuto continua a stampare giornali illegali e chiede anche ai Fontamaresi di scrivere un loro giornale sui problemi del paese, che poi sarebbe stato diffuso da lui stesso. I Fontamaresi accettano e producono un giornale dal titolo Che fare?”, nel quale raccontano tutti i soprusi a cui sono soggetti in modo esplicito, incuranti dei guai cui vanno incontro rivelando di esserne gli autori. Il Solito Sconosciuto, come promesso, diffonde il giornale e le conseguenze sono gravissime: il paese viene invaso e distrutto dai fascisti, molti degli abitanti vengono uccisi. Quindi anche il Solito Sconosciuto non ha agito ha vantaggio dei Fontamaresi, ma si è servito di loro per protestare contro il governo e portare avanti la sua attività di stampa clandestina, causando gravi danni al paese e alla sua gente.
Il messaggio che il libro comunica con grande chiarezza è la necessità di analizzare e conoscere meglio possibile la situazione in cui ci si trova, in tutte le sue parti, prima di agire, di prendere qualunque decisione o di accettare qualunque condizione. L’autore afferma e prova l’importanza di estendere la cultura e l’istruzione a tutti in modo uguale: un popolo ignorante ed inconsapevole della realtà che lo circonda risulta facile da manipolare con l’astuzia. Il romanzo fa riflettere su questi punti fondamentali e, secondo i caratteri del neorealismo, ha l’intento di rendere nota la realtà di molti paesi con le stesse caratteristiche di Fontamara e dare suggerimenti per cambiare la loro situazione.
Alissa Peron
Audio Lezioni sulla Letteratura del novecento del prof. Gaudio
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