La vita di Alessio Tavecchio
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27 Gennaio 2019Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse
RELAZIONE DI NARRATIVA
Titolo
Il titolo del romanzo è dedicato ai due personaggi principali. Titolo originale: (NARZISS UND GOLDMUND)
Autore
Hermann Hesse nacque il 2 luglio 1877 a Calw.
Vissuto in un’atmosfera dominata dall’ascetismo protestante e dal rigore moralistico, subì l’influenza della madre e del nonno, decisivi e importanti per la sua formazione. Dopo gli studi interrotti di teologia, divenne scrittore e si trasferì in Svizzera. Le sue opere, incentrate su personaggi alla ricerca di se stessi, hanno affascinato intere generazioni, conoscendo un vasto successo che dura ininterrotto dagli anni Sessanta e Settanta. Dopo aver abbandonato gli studi in seminario, prosegue la sua formazione da autodidatta: lo spirito ribelle e polemico contro ogni valore istituzionalizzato trova espressione nelle trame dei primi due romanzi Peter Camenzind (1904) e Sotto la ruota (1906).
Durante la prima guerra mondiale, coerentemente alle sue idee pacifiste, lascia la Germania e si trasferisce in Svizzera, di cui prende la cittadinanza nel 1923. La sua narrativa, influenzata dalle teorie di Carl Gustav Jung, va alla ricerca di nuovi valori in alternativa a quelli tradizionali, avvertiti come non più validi. Le sue opere più celebri sono: Demian (1919), sul tema del dualismo simbolico fra il personaggio onirico Demian e l’individuo reale Sinclair; Siddharta (1922), che rielabora in toni lirici vicende della vita giovanile del Buddha, riflette l’interesse per il misticismo orientale. Nel Lupo della steppa (1927), la duplice natura interiore del protagonista, umana e lupina, è simbolo del conflitto fra individualità ribelle e convenzioni borghesi, tema ripreso in seguito con Narciso e Boccadoro (1930). Con l’ultimo romanzo, Il gioco delle perle di vetro (1943), ambientato in un utopico futuro, Hesse riprende i temi e i motivi delle opere precedenti, intessendoli in una più fitta trama di riferimenti culturali. Nel 1946, tre anni dopo aver completato il suo ultimo romanzo, fu insignito del premio Nobel per la letteratura.
Muore a Lugano nel 1962; la sua ultima poesia, Scricchiolio di un ramo spezzato, la scrive il giorno prima della sua morte.
Riassunto
Il libro racconta la storia di Narciso, un giovane novizio del convento di Mariabronn e Boccadoro, un giovane ragazzo affidato ai monaci del convento per la sua istruzione. Nonostante all’inizio del romanzo i due personaggi sembrano essere del tutto identici per comportamento e ideologia, nel corso della storia si avrà un vero e proprio viaggio di formazione del giovane Boccadoro. Boccadoro è inizialmente un ragazzo ingenuo che segue solo le volontà del padre, come quella di rimanere a Mariabronn e consacrare la sua vita a Dio; compito di Narciso, ragazzo poco più grande di Boccadoro e con doti e cultura straordinarie, è quello di destarlo e fargli comprendere che la sola strada che deve seguire è quella del cuore e che deve ricordare il passato e in particolar modo la madre. Infatti la figura materna era sempre stata presentata a Boccadoro come una donna selvaggia e vagabonda, che lo aveva abbandonato quando era ancora molto piccolo ed il padre aveva coltivato in Boccadoro la convinzione che egli dovesse dedicare la sua vita a Dio per espiare le colpe materne. Da quel momento tornano vivi i ricordi di sua madre e numerosi sogni hanno lei come protagonista. Un giorno Boccadoro ricevette l’incarico di recarsi nel bosco per raccogliere delle erbe particolari su richiesta dell’abate del convento e da questo momento trova inizio il suo viaggio di formazione: incontrò una bella contadina di nome Lisa che gli fece conoscere per la prima volta il mondo delle donne e capì immediatamente che il suo posto non era più al convento ma per il mondo, vagabondando in vari posti, e se ciò accadeva era perché una voce lo chiamava. Nel corso del suo vagabondare Boccadoro conobbe molte donne e questo lo portò a pensare che ognuna di loro gli aveva lasciato qualcosa da ricordare sempre. Dopo due anni di vita nomade, Boccadoro giunse al castello di un cavaliere e ottenne subito ospitalità in cambio di un aiuto nella scrittura di lettere in latino, materia nella quale eccelleva al convento di Mariabronn. Il cavaliere aveva due bellissime figlie, Giulia e Lidia, dalle quali il giovane riesce ad avere un amore sincero, soprattutto da Lidia che per il suo bene e per quello dell’amato prega Dio affinché possa far tornare Boccadoro al convento, dove sarà maggiormente al sicuro, perché il cavaliere pretende per le figlie degli spasimanti all’altezza della loro nobiltà. Una notte il cavaliere scoprì Lidia nella stanza di Boccadoro e fu così che il giovane dovette lasciare il castello per tornare alla sua vita di vagabondo con due monete regalategli dal cavaliere prima di lasciare il castello con il patto di non ripresentarsi mai più al castello pena la morte. Durante questo nuovo viaggio per la Germania Boccadoro incontra Vittore, vecchio compagno di convento divenuto vagabondo anche lui e col quale inizia una nuova marcia verso una meta sconosciuta; ma il loro cammino insieme ha breve durata perché una notte Boccadoro sorprese il compagno mentre stava rubando le sue due monete e scoppiò immediatamente una lite che sfociò nell’uccisione di Vittore da parte del giovane. Proseguendo il suo cammino Boccadoro giunse ad un convento dove vide una statua della Madonna che lo colpì profondamente tanto da voler complimentarsi con l’artista che l’aveva realizzata, un tale Maestro Nicola. Arrivò alla casa di Maestro Nicola e senza pensarci gli chiese di poter diventare suo scolaro e imparare l’arte. Così una nuova passione si accese nell’animo del giovane: l’arte gli donava nuove speranze e nuovi sentimenti. Il Maestro si stupì della bravura del ragazzo che cominciò a realizzare una piccola statua in legno, il san Giovanni, che aveva fattezze identiche a quelle di Narciso. Ma il desiderio più grande di Boccadoro era di rappresentare Madre Natura ed è per questo che il Maestro chiese a Boccadoro di rimanere con lui in qualità di assistente, ma egli sapeva che il suo viaggio non era ancora terminato e per poter rappresentare la Madre Natura doveva completarlo. E nuovamente lasciò un posto stabile per continuare il suo percorso; questa volta incontrò un nuovo compagno, Roberto, molto diverso da quel Vittore che aveva ucciso. Un giorno i due giunsero in un paese dove vennero cacciati dai contadini del luogo per paura che potessero aver contratto la peste che già da molto tempo si era diffusa a insaputa dei due uomini; Boccadoro entrò comunque in una capanna silenziosa, dove cinque morti appestati giacevano per terra. Questo spettacolo raccapricciante segnò profondamente Boccadoro che tornò dal compagno con uno sguardo triste e riflessivo; Roberto come prima cosa si preoccupò di verificare se il compagno avesse preso la peste e nonostante non l’avesse contratta, era deciso ad andarsene per paura del contagio ma Boccadoro riuscì a trattenerlo dicendogli che ognuno aveva bisogno dell’altro, soprattutto in momenti come questi. Entrambi entrarono nella città e incontrarono una graziosa fanciulla che camminava in mezzo a quella <<città di morti>>: Boccadoro convinse la ragazza di nome Lena a seguirli nel loro cammino, perché in fondo erano ancora giovani e sani e la vita davanti a loro ancora lunga. I tre vagabondi riuscirono a costruirsi una capanna nel bosco ma poco dopo Lena si ammalò di peste e Roberto, per paura del contagio, lasciò la capanna e il compagno definitivamente; alla morte di Lena, Boccadoro lasciò la capanna e proseguì il suo cammino finché non incontrò una giovane ebrea, Rebecca, disperata per la morte di tutta la sua famiglia, bruciata dagli abitanti del luogo perché ritenuta, insieme alle altre famiglie ebree, responsabile della diffusione della peste. Nonostante le buone intenzioni di Boccadoro, la fanciulla non volle l’aiuto del giovane, che si avviò nuovamente da solo per la sua strada, che questa volta lo avrebbe riportato all’officina di Maestro Nicola. Venne però a sapere che era morto di peste a causa di sua figlia Elisabetta, poiché l’aveva curata fino a logorarsi e così Boccadoro comprese che era giunto il momento di ripartire. Poco tempo dopo la sua partenza fu costretto a fermarsi nuovamente, avendo visto una bellissima donna su un cavallo che destò subito il suo solito interesse per le donne: purtroppo questa era l’amante del governatore e Boccadoro venne ben presto scoperto e condannato a impiccagione, ma come ultima concessione Boccadoro ebbe quella di poter essere confessato da un abate e con sua grande sorpresa scoprì che l’incarico era toccato a Narciso, ora divenuto abate del convento di Mariabronn e che era riuscito ad ottenere una grazia per il suo amico. Narciso gli promise ospitalità al convento e l’allestimento di un’officina per esercitare la sua arte e qualora avesse voluto riprendere la vita vagabonda, Narciso non lo avrebbe costretto a rimanere. Nel convento Boccadoro si trovava bene e voleva perfino diventare un frate laico ma comprese ancora una volta che la sua vita era fuori, in giro per il mondo e abbandonò di nuovo il convento. Narciso provava una grande nostalgia per il suo amico, e durante la sua assenza rifletté molto sulle loro differenti vite: dopotutto la vita di Boccadoro non era stata peggiore della sua, sicuramente più tumultuosa ma anche più bella della sua, che invece era caratterizzata dalla tranquillità che le mura del convento offrono. Dopo quasi un anno tornò Boccadoro, un uomo oramai del tutto diverso: aveva un volto spento, camminava a stento ed era molto malato ma in quel volto vi era qualcosa che il bel Boccadoro di un tempo non aveva mai avuto, cioè un tratto di equilibrio interiore. La morte di Boccadoro era ormai vicina ed egli era contento, poiché sapeva che sua madre l’avrebbe ricondotto nel nulla e nell’innocenza e sapeva che l’aveva ritrovata nel corso del suo vagabondaggio in ogni donna che aveva incontrata. Le ultime parole che pronunciò furono dirette a Narciso: <<come vuoi morire un giorno se non hai una madre? Senza madre non si può amare e non si può morire>>. Queste parole rimasero sempre impresse nella mente dell’abate.
Personaggi
? Boccadoro: il vero protagonista del romanzo, è un bellissimo giovane, biondo con gli occhi azzurri, molto emotivo e dolce, dal fare gentile ed aristocratico, un puro di cuore. Aveva solo un padre e un vago ricordo della madre; è proprio la figura di questa, che lo ossessiona, lo spaventa e allo stesso tempo lo attrae; in tutte le donne che incontra, nella loro tenerezza e passionalità, Boccadoro ritrova il ricordo della madre. Attraverso l’arte conobbe la vita, i volti dell’uomo, i segreti che stanno dentro ad ognuno di noi. E’ plasmato dalla natura, sconvolto dagli eventi non cambia, è attento a ciò che lo circonda e mai si sente superiore ad esso.
? Narciso: insegnante e amico di Boccadoro, è il suo esatto opposto: è scarno, scuro con gli occhi neri, un tipo serio, orgoglioso, sicuro di sé, ascetico e consapevole del proprio destino. Sa conoscere e capire le persone che lo circondano. La sua esistenza preordinata, alla ricerca della perfezione, è positivamente sconvolta dall’amore dell’amico, che non lo fa rimanere estraneo alla sfera dei sentimenti.
? Lidia: diciotto anni, con i suoi dolci capelli biondi, la sua infantilità e la sua tenerezza, aveva incantato Boccadoro.
? Giulia: sorella di Lidia, aveva sedici anni ed era timida e fiera. Boccadoro si innamora anche di lei, per la sua freddezza, ma soprattutto perché era molto provocante.
? Abate Daniele: un altro personaggio che attrae Boccadoro; era generalmente amato e non aveva nemici, possedeva quella semplicità che è saggezza.
? Roberto e Vittore: due pellegrini che replicano la figura del vagabondo, figura che è improntata al solo scopo del soddisfacimento della materialità o di una spiritualità superficiale.
? Nicola: è il maestro che introduce Boccadoro all’arte; possedeva molta pazienza, molto studio e riflessione, modestia e fede nel proprio compito.
? Agnese: donna alta e biondissima, con gli occhi azzurri, curiosi e un po’ freddi, membra solide ed energiche e un viso florido, sicura di sé, ricca di sensi, delicata e selvaggia; come Boccadoro, è istintiva e pronta all’esperienza, e come la madre è per lui fonte di vita e causa di morte.
Tempo
l’ambientazione del romanzo lo colloca in terra germanica in un tardo Medioevo. Ad identificare il tempo, che si arricchisce però anche di dati storici, culturali e artistici, contribuiscono l’uso dello spazio, gli insediamenti, le attività economiche.
Gli eventi del romanzo, narrati in ordine cronologico, coprono un arco di tempo di una decina d’anni. Il tempo si snoda senza essere scandito da calendari o meridiane, non vi sono date, giorni od ore; il tempo è invece legato all’alternarsi delle stagioni, al cammino del sole, al mutare della natura.
Spazio
il romanzo è ambientato in Germania, ma i luoghi sono determinati solo da coordinate generiche. L’unico luogo citato precisamente è il convento di Mariabronn, tuttavia, esistono elementi geografici che lasciano intuire che il punto di partenza sia collocabile nella Germania meridionale.
I luoghi toccati da Boccadoro assumono però un significato simbolico, poiché, il viaggio descritto è un viaggio interiore, dell’anima.
Narratore
il narratore è onnisciente ed esterno alla vicenda; la narrazione è ricca di pause che descrivono le riflessioni dei protagonisti.
Stile
Il linguaggio utilizzato da Hesse non è di difficile comprensione e spesso compaiono parole latine e anche una preghiera rivolta alla Madonna in latino. I periodi sono molto ampi e i dialoghi frequenti e brevi, tranne nell’ultimo capitolo, dove i dialoghi sono pochi ma molto ampi. Le descrizione paesaggistiche sono molto articolate e sono molto utili per la comprensione dei diversi luoghi che Boccadoro si trova a raggiungere durante il suo cammino.
Tematiche
i temi trattati all’interno del romanzo riguardano l’amicizia, la dualità, la morte e l’autodistruzione, la concezione dell’arte, il viaggio interiore alla ricerca della propria identità, la concezione della vita, la contrapposizione tra istinto e ragione, lo scorrere del tempo e la sua ciclicità, l’eros, il legame indissolubile tra piacere e dolore.
Commento
Personalmente, Herman Hesse è un autore che piace molto. In un romanzo, le pause di riflessioni possono essere noiose, ma con il suo tipico “scorrere le parole” la lettura diventa più interessante. Il suo linguaggio non è di difficile comprensione, e inoltre, le tematiche “rendono” molto.
Cavenati Aryo Classe VF 4/11/06