La società complessa
27 Gennaio 2019La Comunicazione Mobile
27 Gennaio 2019
Italo Svevo
Relazione libro di Naddeo Emily 5^F
VITA AUTORE:
Italo Svevo pseudonimo di Aron Hector Schmitz o più semplicemente Ettore Schmitz nasce il 19 dicembre 1861 a Trieste da una famiglia di origine ebrea. Sulle orme del padre, Ettore compie studi commerciali, prima in Germania e poi a Trieste. Nel 1880 si impiega in banca, iniziando la collaborazione con l’«lndipendente». Nel 1892 avviene la pubblicazione del suo primo romanzo Una vita, opera che viene sostanzialmente ignorata dalla critica e dal pubblico. Nel 1896 Svevo si sposa con Livia Veneziani e nel 1898 pubblica il secondo romanzo, Senilità; anche quest’opera passa però sotto silenzio. Licenziatosi dalla banca, Svevo entra nell’azienda del suocero. Una svolta importante è rappresentata dall’incontro nel 1907 con lo scrittore irlandese James Joyce e, dopo il 1910, dall’accostamento alla psicoanalisi freudiana. Nel 1919 l’autore comincia a scrivere La coscienza di Zeno, che viene pubblicato nel 1923. Nel 1925 scoppia il “caso Svevo”: una vivace discussione si apre intorno allo scritto su Zeno. Nel 1928 inizia un quarto romanzo, Il vecchione o Le confessioni del vegliardo, ma nello stesso anno, precisamente il 13 settembre, l’autore muore in seguito alle ferite e ai problemi cardio-respiratori causati da un incidente stradale.
RIASSUNTO:
II romanzo si apre con la Prefazione , lo psicanalista “dottor S.” induce il paziente Zeno Cosini, vecchio commerciante triestino, a scrivere un’autobiografia come contributo al lavoro psicanalitico. Poiché il paziente si è sottratto alle cure prima del previsto, il dottore per vendicarsi pubblica il manoscritto.
Il fumo: Zeno inizia a fumare per rivaleggiare con il padre, con il quale non ha mai avuto buoni rapporti. Zeno pensa che la causa della sua malattia sia il vizio del fumo. Decide di liberarsene, prima con propositi precisi fatti a se stesso e vincolati a date scritte un po’ ovunque, sottolineate da un solenne U. S. (ultima sigaretta) e poi facendosi ricoverare in una casa di cura, dove però non passa nemmeno una notte, perché, preso dalla sua solita irragionevole gelosia per la moglie, corrompe l’infermiera e se ne torna bellamente a casa, dove la moglie, fedelissima, lo accoglie con un benevolo sorriso. Zeno in questa situazione, come già detto, pone il fumo come causa stessa del suo male congenito, cerca quindi di sbarazzarsene, ma finisce per nascondercisi inconsciamente dietro, con la paura che se avesse smesso di fumare il suo malessere non gli sarebbe passato, si sarebbe quindi dovuto convincere che egli stesso era la causa dei suoi mali; preferì perciò fingere di voler smettere.
La morte del padre: si narra delle incomprensioni che dividono padre e figlio. Il padre ha difficoltà a convincersi che il figlio, sempre pronto a ridere a sproposito, sia effettivamente pazzo. Il figlio da parte sua è piuttosto ribelle, ma solo in teoria, dentro di sé insomma, perché oggettivamente si può dire che sia un ragazzo abbastanza tranquillo ed ubbidiente. Ma ecco che il padre si ammala di edema cerebrale. Si mette a letto. Il figlio lo vuole curare, lo costringe, anche perché il medico così gli ha consigliato di fare, a stare a letto, e quando il padre vuole a tutti i costi alzarsi egli usa la forza. 11 padre con un ultimo sforzo alza il braccio e muore. La mano ricadendo colpisce il volto del figlio. Uno schiaffo. Tutti parlano di riflesso meccanico, ma il ricordo di quello schiaffo Zeno se lo porterà dietro per sempre. La scomparsa del padre rappresentò, infatti, la scomparsa dell’antagonista concreto col quale misurarsi per mettere in luce le proprie capacità. Il rimorso per la morte del padre viene vista da Zeno come un ulteriore rincaro alla sua malattia.
La storia del matrimonio: Zeno, per affari, conosce il sig. Malfenti, col quale entra in buoni rapporti, viene quindi invitato in casa sua, dove conosce le sue quattro figlie, delle quali la più bella gli sembra Ada, con la quale, però, si comporta piuttosto goffamente, e viene quindi respinto. Ne parla quindi con la sig.ra Malfenti, ma questa situazione non fa altro che allontanarlo dalla casa del suo collega, ove ritornerà dopo cinque giorni. Ritornando, poi, nella casa dell’amata, la incontra con Guido Speier, che in quel momento sta suonando il violino, e Zeno non perde l’occasione per fare una brutta figura. “Per caso”, si sposa con Augusta, una delle sorelle di Ada, che non ama, ma dalla quale è amato. Dovrà ripiegare infatti su Augusta, in quanto con la prima si era comportato piuttosto goffamente. Prima del matrimonio, Zeno glielo dichiara chiaramente, ma questa acconsente ugualmente. Zeno in questo capitolo si sente un po’ vittima del caso, che gli impedisce di sposare la donna amata, e che, per una serie di circostanze, gli fa sposare quella che non ama. Per lui il matrimonio assume tutta una nuova serie di significati. Benché il matrimonio sia risultato sostanzialmente felice, Zeno riconosce che l’atteso “rinnovamento interiore” non è che un’illusione: la moglie non cambierà certo il suo consorte.
La moglie e l’amante: l’amante si chiama Carla, è una giovane del popolo, che, per continuare i suoi studi musicali, s’affida prima alla beneficenza d’Enrico Copler, amico di Zeno e poi a quella di Zeno stesso. La relazione non turba i rapporti con Augusta, anche perché ovviamente non ne è a conoscenza. Crea solo spazi e contraddizioni dentro la coscienza di Zeno, ma il modo in cui Zeno li supera ci dà ancora un esempio della sua natura, vale a dire della sua malattia. Carla poi vuole vedere Augusta. Mossa controproducente. Carla ne resta affascinata. Sente un vago rimorso a tradirla. Lascia Zeno e decide di sposare il maestro di musica, che Zeno stesso le aveva procurato. Forse era ciò che Zeno, cui nel frattempo era nata una figlia, voleva e non voleva.
Storia di un’ associazione commerciale: racconta della fondazione di una casa commerciale da parte di Guido Speier, e di come viene condotta in malissimo modo. Zeno, messi da parte i vecchi complessi, si offre di aiutarlo nell’amministrazione. Ma Guido è veramente un incapace e l’azienda ha i giorni contati. Un affare sbagliato rende la situazione davvero insostenibile. Guido simula un primo tentativo di suicidio ed ottiene dalla moglie un prestito per risollevare le sorti della ditta. Ma gli errori da parte sua continuano, aggravati anche dalle perdite in Borsa, e così non gli resta che inscenare un secondo suicidio, ma questa volta per una serie di circostanze imprevedibili, gli va male e muore. Zeno si rivela a questo punto abilissimo: giocando in Borsa riesce a dimezzare il debito del cognato e si conquista in parte la stima di Ada, che le sofferenze psichiche hanno precocemente invecchiato. Ada inoltre è anche molto rammaricata perché Zeno non è andato al funerale di Guido. Zeno, infatti, non è giunto in tempo, perché, a causa degli impegni in Borsa, è arrivato all’ultimo momento e, inconsapevolmente, ha anche sbagliato funerale. Ada lascia così Trieste e con i figli si reca in Argentina dove i due suoceri la stanno aspettando.
Psico-analisi: quest’ultimo capitolo delle sue memorie Zeno lo scrive sotto una luce diversa da quella sotto la quale si trovava negli altri: riconosce che il Dottor S. non lo aveva guarito affatto, e gli manda quest’ultima parte dei suoi ricordi per fargli capire cosa ne pensasse della sua cura. Il medico gli appare ridicolo, la sincerità impossibile, la psicoanalisi una serie di proposizioni scontate e prive di novità. Intanto siamo arrivati nel 1915, quando l’Italia entra nel primo conflitto mondiale, e la villa di Zeno si trova proprio al confine tra Austria e Italia, quindi gli viene impedito di entrarvi, e verrà trasferito con la sua famiglia a Trieste, dove constaterà su se stesso gli effetti della guerra: si ritiene fortunato in primo luogo perché si è disfatto della sua malattia, e guarda il mondo con occhi diversi, perché si considera fortunato in mezzo alle brutture della guerra. L’ultimo capitolo rende esplicita la concezione pessimistica della vita di Svevo, prima velata dall’autoironia sulla malattia di Zeno. Quella malattia quindi è considerata come attributo inscindibile alla vita, che quindi diventa a sua volta “malattia”, sempre mortale. In un certo qual modo così non è per Zeno, che dalla guerra trae la sua guarigione. Questo strumento di cura, crudele, sottolinea ancora una volta il pessimismo dell’autore. Nell’ultima parte del libro Zeno trasferisce, inoltre, la sua malattia dal suo privato a tutta la società, soprattutto a quella del suo tempo, facendole assumere dimensioni cosmiche.
PERSONAGGI:
I personaggi principali del romanzo sono: il dottor S., Zeno, Augusta, Ada, Giovanni Malfenti, Guido, Carla.
– Il dottor S. anche se passivo nella storia, è importante per il libro giacché è proprio lui ad ordinare la stesura la stesura della biografia a Zeno.
– Zeno Cosmi: è il protagonista-narratore del libro, tipico personaggio del romanzo d’analisi, egli si crede malato e il testo è la storia della sua vita e delle sue cure. C’è uno sdoppiamento nel personaggio, lo Zeno che racconta è vecchio, ricco e sano mentre diverso è lo Zeno del romanzo: malato ,inetto ed incapace di inserirsi in un ruolo sociale. Ecco perché lui distingue tutte le persone che incontra in sane o malate.
– Ada: sorella da Augusta, rappresentava la donna ideale per Zeno perché bella, gentile e con un portamento divino, sarà la moglie di Guido.
– Augusta: moglie del protagonista, fa parte del mondo dei sani, è ingenua, non affascinante, credente, priva di fantasia e molto schematica nel progettare” la sua giornata, sa essere anche amorevole ed amabile nei confronti del marito.
– Giovanni Malfenti: padre di Ada e di Augusta, era stato sempre per Zeno un esempio. Uomo compito, deciso, robusto e sano aveva rappresentato per il protagonista il padre ideale.
– Carla: amante del protagonista, dolce e buona, giovane e molto carina dà tutta se stessa per l’amore di Zeno che troppo tardi si accorgerà del suo affetto.
– Guido: marito di Ada, sin dalla sua prima apparizione in contrasto con il quale condivideva alcune passioni e l’amore per Ada; in un primo momento si mostra superlativo e sano si dimostrerà fallimentare.
STILE :
lo stile è abbastanza semplice la difficoltà sta nell’analisi psicologica che rende quindi la lettura più impegnativa con un approccio differente
SPAZIO:
le vicende sono probabilmente ambientate a Trieste; le descrizioni dei luoghi sono limitate .
TEMPO:
il tempo entro cui il romanzo si colloca coincide con quella dell’autore, cioè dalla seconda metà dell’Ottocento alla Prima Guerra Mondiale anche se comunque i fatti non si susseguono cronologicamente e secondo uno schema lineare. Troviamo anticipazioni e retrocessioni; ad esempio nel capitolo relativo al padre si trovano già annunciati elementi che riguardano il matrimonio.
NARRATORE:
il narratore è interno ed è Zeno.
TEMATICHE:
Le tematiche più importanti che emergono dalla lettura del romanzo di Svevo sono quelle della cura tramite la psicoanalisi e della scienza, ma la principale è quella della malattia. Essa per gran parte del romanzo appare come una forma di malattia psichica. La malattia è per Zeno l’incapacità di sentirsi a proprio agio in ogni tipo di situazione. Il romanzo consiste nell’analisi della psicologia del protagonista, e mette sistematicamente a nudo la differenza tra comportamenti e intenzioni del protagonista.
COMMENTO:
Il romanzo di Svevo mi è apparso molto interessante e piacevole da leggere, anche se la comprensione non è sempre stata facile.