Il tema della pazzia in letteratura italiana
27 Gennaio 2019PENA DI MORTE
27 Gennaio 2019Vasco Pratolini
Relazione del libro di Ticozzelli Erika 4F
TITOLO: Metello” di Vasco Pratolini.
AUTORE: Nato a Firenze nel 1913, di famiglia operaia, dovette interrompere gli studi per svolgere diversi mestieri. Autodidatta, entrò in contatto con l’ambiente di artisti e scrittori che frequentavano la casa del pittore Ottone Rosai. Fu impiegato presso la direzione generale delle Belle Arti durante il fascismo, e poi docente di storia dell’arte negli istituti superiori fino al 1952. Collaborò con il periodico «Il Bargello», divenne redattore insieme a Alfonso Gatto nel 1938 della rivista «Campo di Marte». Tra la fine degli anni ’40 e gli inizi degli anni ’50 svolse una fortunata attività di sceneggiatore e soggettista cinematografico, collaborando con i registi Visconti, Rossellini, Bolognini, Zeffirelli, Emmer, Zurlini ecc.. Dal 1951 visse a Roma. Vicino alle posizioni della sinistra e del PCI, nel 1956 fu tra quanti si pronunciarono contro la repressione attuata in Ungheria, e per la destalinizzazione. Morì il 12 gennaio 1991, dopo un silenzio narrativo durato 25 anni.
RIASSUNTO: Questo libro parla delle vicende di Metello, un giovane ragazzo che dopo aver perso entrambi i genitori da bambino, venne adottato, quasi per caso, da una famiglia di contadini di Ricine . Un giorno la famiglia di contadini decise di partire e lasciò Metello al padrone dei campi, ma Metello non accettò questa condizione, così il giorno stesso si mise a correre seguendo la ferrovia per raggiungere Firenze. Lui desiderava molto andare a Firenze perché, oltre a volere qualcosa di più dalla vita, voleva vedere la sua città natale in cui non era mai stato. Dopo aver corso due notti di seguito, finalmente arrivò a Firenze dove subito riuscì a trovare lavoro come trasportatore di casse, dato che fin da piccolo era sempre stato abituato a lavorare, nonostante la giovane età. Inizialmente viveva di locanda in locanda, senza una abitazione fissa fino a quando riuscì a trovare lavoro in un’impresa di muratori come manovale. In questo periodo di tempo incontrò alcuni amici di suo padre, il quale era stato un uomo molto attento alla politica. Per primo incontrò Betto, dopo essere stato arrestato durante uno sciopero. In galera Metello sentiva la voce di una donna, che scoprì essere una cortigiana inferma. Uscito di galera Metello, grazie” a questa ragazza conobbe l’amore. Da allora Betto lo prese come figlio” insegnandoli a scrivere, leggere e raccontandogli di suo padre e quindi della politica. Così incominciò ad interessarsi un po’ alla politica mantenendo sempre una certa distanza. Betto, comunque, non fu proprio un esempio da seguire; infatti si ubriacava molto spesso, era sempre in mezzo ai casini, finché una mattina non tornò più. Molto probabilmente era caduto nell’Arno e questa volta non si era salvato. Dato che Betto era morto, Metello dovette arrangiarsi da solo e per racimolare qualche soldo in più incominciò a lavorare presso una vedova di nome Viola. Con questa donna Metello ebbe una storia d’amore che non andò in porto e, inoltre, da lì a poco sarebbe partito per il militare a Napoli dove conobbe molte altre ragazze, senza prendere nessuna sul serio. Dopo il militare Metello ritornò a Firenze e riprese il lavoro lasciato precedentemente. A Metello gli venne affidato un altro incarico, dove conobbe Quinto Pallesi, suo compagno di lavoro, il quale cadde da un’impalcatura perché aveva appena finito di piovere. Dalla morte di quest’uomo, Metello, conobbe la figlia Ersilia, dato che aveva sempre avuto un buon rapporto con il padre, della quale si stava innamorando. Egli, interessandosi sempre di più alla politica, venne incarcerato insieme ad un gruppo di persone che reclamavano i propri diritti. In carcere non era concesso di vedere nessuno, ma si potevano solo udire le voci dei propri cari dalla finestra della cella; così un giorno Ersilia andò a salutarlo e da quel momento Metello capì che lei sarebbe diventata la donna della sua vita e che l’avrebbe sposata. Iniziarono a scriversi delle lettere. Ersilia però, mentre Metello era in carcere, ebbe una proposta di matrimonio da parte del suo capo. Ella, pensando che avrebbe potuto avere una vita abbastanza semplice, accettò, ma alla fine cambiò improvvisamente idea. Nel frattempo Metello era uscito prima del previsto, andò a trovarla e decisero di sposarsi. I due presero casa ed ebbero un figlio. Questo era un periodo di crisi, infatti ci fu un altro sciopero, al quale Metello partecipò assieme ai suoi soci perché i salari erano troppo bassi e i prezzi troppo alti. Lo sciopero durò per quarantasei giorni e alcuni persero addirittura il lavoro. Il datore di lavoro di Metello (l’ingegner Badolati) voleva conceder loro l’aumento, ma gli fu impedito e così lo sciopero si protrasse fino a tempo indeterminato; neanche Del Buono (il direttore della camera del lavoro) ebbe più notizie. Mentre Metello si trovava lontano da casa con Idina, la donna con cui aveva tradito solo per una volta la moglie, si diffuse la notizia che da Roma sarebbero arrivati gli aumenti. Questo fu un periodo molto duro, soprattutto per chi aveva dei bambini, e incominciarono a sorgere delle rivolte dove il Tedesco (amico di Metello) perse la vita. Lo scioperò finì ed arrivarono, in parte, gli aumenti. Metello riprese a lavorare, ma Lippi e il piccolo Renzoni caddero dall’impalcatura come il padre di Ersilia. Metello ne fu addolorato, ma non ne soffrì molto. Dopo seguì un periodo di tranquillità per Metello ed Ersilia, alla quale Metello confessò il tradimento, ma scoprì che ella sapeva già tutto. Il giorno seguente arrivò a casa una guardia per arrestare Metello accusato di alcune violenze commesse qualche giorno prima che finisse lo sciopero. Quest’ultimo scoprì che la moglie aspettava un altro bambino mentre stava ancora in prigione. La situazione per Ersilia si fece abbastanza drammatica, quando un giorno arrivò una lettera per Metello contenete cento lire. Metello capì subito che si trattava di Viola e la ringraziò mentalmente. Quando Metello uscì di prigione cera Ersilia ad aspettarlo; i due promettendosi di diventare una famiglia migliore, presero il cammino accompagnati da Libero.
TEMI: In questo libro ci sono più temi affrontati. Il primo è quello della crescita di Metello, un ragazzo che dovette crescere da solo e con l’aiuto di qualche amico. Il secondo tema è quello dei lavoratori che sottolinea lo stile di vita di quegli anni. Terzo e ultimo tema svolto è quello dell’amore dove inizialmente è visto come pura attrazione fisica, ma pian piano diventa un vero e proprio sentimento, soprattutto alla fine.
STILE: Il romanzo racconta circa l’intera la vita di Metello, dove viene descritta accuratamente la fase della sua maturità. Il narratore è esterno e onnisciente. Molto presente è il discorso diretto.
COMMENTO: Leggendo questo libro ci si accorge delle varie difficoltà della vita di tutti i giorni, che ognuno di noi potrebbe incontrare sulla propria strada. Quindi, pur essendo ambientato nel 1800, esprime concetti abbastanza attuali e per questo è alquanto interessante.
Ticozzelli Erika 4F