Verifiche classe terza
27 Gennaio 2019Droga
27 Gennaio 2019È apparso un articolo su un quotidiano che riflette sul protocollo d’intesa fra il Ministero e la Fondazione Gaber, al fine della diffusione a scuola della conoscenza della sua opera
Gelmini: “Insegnerà a pensare”
La Stampa 3.3.2009
MILANO
Tutto è nato da una battuta di Enzo Iacchetti («Gaber andrebbe studiato nelle scuole») che non è sfuggita al ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini. Giro di telefonate, collaborazioni avviate ed ecco il signor G. pronto a varcare i cancelli degli Istituti italiani secondari superiori e paritari.
L’iniziativa ovviamente si chiama Progetto Gaber ed è stata messa a punto dal ministero e dalla Fondazione a lui dedicata. Una prima tappa è fissata dal concorso “Giorgio Gaber, parole per pensare”. Agli studenti saranno proposti 12 brani dell’opera gaberiana, selezionati dalla Fondazione, con i quali i ragazzi potranno confrontarsi, rielaborando il contenuto attraverso varie forme espressive (testo, audio, grafica etc.).
Non è tutto: a traghettare l’esperienza dell’arte del pensatore milanese verso le generazioni che non l’hanno potuto conoscere a teatro, ci saranno studiosi ed artisti che terranno lezioni nelle scuole.
Il primo appuntamento è già andato in scena il 2 marzo al Teatro dell’Arte di Milano dove oltre 450 studenti del capoluogo lombardo e provincia hanno partecipato ad un incontro con il signor G. attraverso Andrea Pedrinelli e Gioele Dix. Il ministro Gelmini, intervenuta questa mattina alla presentazione del progetto, ha spiegato le ragione che l’hanno indotta ad attivare l’amministrazione centrale: «nessuno ci aveva mai pensato – ha detto – ma sono convinta che il signor G. abbia tantissimo da insegnare a questi giovani. Portare l’arte di Giorgio Gaber nelle scuole ha la funzione di insegnare a pensare al di là degli schemi e delle ideologie. Gaber è l’esempio più illuminato di libero pensatore che ha saputo fornire una lettura, con chiave non scontata, sulla nostra società. E’ uno stimolo per le nuove generazioni. Gaber era allo stesso tempo libertà e rigore: anticonformista sì, ma non trasgressivo per forza. Quello che promuoviamo è un progetto triennale, un viaggio nella sua opera per gli studenti ma anche per gli educatori».
Il ministro, che pure ha assicurato «ampia autonomia» per gli Istituti che accoglieranno il progetto, ha precisato di vedere bene l’introduzione all’opera di Gaber nelle ore di educazione alla Cittadinanza e Costituzione. Contentissimo si è mostrato Enzo Iacchetti che ha giurato di non aspettarsi «che una frase detta così potesse suscitare questo approccio importantissimo all’obiettivo che abbiamo noi: far sì che Giorgio non sia mai morto».
«Io – ha detto Iacchetti – vorrei che Gaber fosse sui libri. Questo progetto è un primo passo». Visibilmente felice anche la vedova di Gaber, Ombretta Colli: «la mia è una grandissima emozione – ha sottolineato -. Penso a mio marito, di carattere così schivo e riservato, e so che sarebbe sicuramente imbarazzato in questo momento. Il ministro Gelmini ha dimostrato un’apertura mentale non tanto frequente da noi». «Milano e Giorgio Gaber è un binomio indissolubile – ha aggiunto l’assessore al Tempo libero del Comune di Milano, Giovanni Terzi -. Milano deve iniziare ad amare moltissimo i propri artisti, cosa che a volte non fa perché siamo spesso troppo esterofili».
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