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27 Gennaio 2019Assistenza ai disabili, la scuola non ne approfitta
Italia Oggi – 03-11-2009
Riforme in itinere. Rapporto del governo sulla legge 104: utilizzati meno permessi di quelli previsti
ROMA. I dati forniti dal governo nei giorni scorsi sull’applicazione della legge n. 104/1992 a favore dei lavoratori diversamente abili e dei loro familiari restituiscono un quadro, relativamente al personale della scuola, di un uso parsimonioso e mirato dei benefici, tanto che gli abusi, che il ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta intende contrastare con un provvedimento di maggior rigore, nella scuola si possono ritenere contenuti, se non del tutto irrilevanti. E’ vero, le regioni meridionali sono quelle nelle quali maggiore è il ricorso ai benefici della legge, ma c’è una spiegazione. Nelle regioni del Sud, e il rapporto lo chiarisce, la spesa per l’assistenza alle persone anziane è notevolmente inferiore a quella delle regioni del Nord, costringendo le famiglie a fare ricorso a tutte le risorse a disposizione, comprese le provvidenze della legge 104, «per sopperire alle carenze del welfare pubblico». Se abusi sono perpetrati, essi non emergono dall’indagine, promossa dal ministro Brunetta e da poco presentata al parlamento. Semmai si assiste a un progressivo spostamento dei benefici, inizialmente previsti per assistere i figli disabili dopo l’esaurimento di aspettative e congedi di maternità/paternità, a favore di altri familiari, soprattutto genitori anziani. La rilevazione, on line sul sito della funzione pubblica, è stata fatta dal Formez in collaborazione con Cittadinanzattiva e con associazioni a tutela della disabilità (F.A.N.D., FISH, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). Ha restituito i questionari il 45% delle amministrazioni invitate, in rappresentanza di oltre un milione e settecentomila lavoratori, il 50% del totale dei dipendenti pubblici. Hanno risposto cinquemilasettecento istituti scolastici su undicimila, per seicentomila dipendenti. In pratica, un terzo dei lavoratori rilevati opera nelle scuole. Il numero di dipendenti che fruiscono dei permessi mensili è di centocinquantamila, il 9% del totale dei dipendenti oggetto di rilevazione. Centoventitremila di questi sono lavoratori che assistono un familiare diversamente abile. Nella scuola sessantunmila persone, che si sarebbero potute teoricamente assentare nel 2008 per un milione e ottocentomila giornate di permesso retribuito e invece lo hanno fatto per meno di mezzo milione. Lo stesso rapporto riconosce che nelle scuole «la media annuale risulta particolarmente bassa», poiché, «presumibilmente essa è correlata alla particolare organizzazione dell’orario di lavoro»(pag. 18). Come per le altre categorie professionali indagate, i permessi retribuiti sono utilizzati soprattutto per assistere genitori anziani. Il dato è solo in parte inaspettato, visto l’innalzamento dell’età media del personale della scuola che s’interseca con il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione: docenti sempre più anziani che devono prendersi cura di genitori sempre più vecchi. Parallelamente alla pubblicazione dell’indagine, la commissione permanente affari costituzionali del senato sta discutendo il disegno di legge n. 1167 sui lavori usuranti, che prevede agli articoli 17 e 18 delega al governo a modificare la legge 104. Ma le modifiche sono di scarso rilievo, vogliono più che altro razionalizzare e semplificare. Esse potrebbero ridurre la platea degli aventi diritto, se ad esempio si ripristinasse il requisito della convivenza. Ciò permetterebbe, secondo un’ipotesi avanzata nel rapporto, il contenimento dei permessi nella misura del 10%, con un risparmio su base annua di circa 50 milioni di euro. Risparmio che si potrebbe destinare almeno in parte «per assistenza domiciliare a favore dei disabili e degli anziani non autosufficienti con redditi medio bassi».
Ministro Brunetta: presentati in conferenza stampa i risultati del monitoraggio sulla Legge 104 realizzato in collaborazione con il Formez
Conoscere lidentikit dei reali fruitori dei benefici previsti dalla legge 104/1992, verificare l’entità e le forme dell’utilizzo, indirizzare i benefici direttamente sui disabili, evitare abusi e nel contempo semplificare il rapporto tra disabili e Pubblica Amministrazione ottimizzando i provvedimenti di riforma all’esame del Parlamento. Sono questi gli obiettivi della rilevazione avviata dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione – ed effettuata dal Formez in collaborazione con Cittadinanzattiva e associazioni a tutela della disabilità (F.A.N.D., FISH, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) – i cui risultati sono stati illustrati dal Ministro Renato Brunetta in conferenza stampa a Palazzo Vidoni il 20 ottobre (GUARDA IL FILMATO DELLA CONFERENZA STAMPA).
Il questionario, compilato ed inviato esclusivamente on line, è stato predisposto in 3 diverse versioni (amministrazioni, scuole, comparto sicurezza). Le informazioni raccolte hanno interessato: il numero di dipendenti che fruiscono dei permessi mensili; i diversi gradi di parentela tra il disabile e i lavoratori interessati; gli altri benefici previsti a favore dei lavoratori e dei familiari dei disabili; le giornate di permesso fruite per tutto il 2008 e fino a marzo 2009. Le amministrazioni rilevate rappresentano oltre 1.700.000 dipendenti, poco meno del 50% del totale dei dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni. Hanno risposto al questionario, tra gli altri, 15 Regioni su 20; 3118 Comuni (260.000 dipendenti); 112 Aziende Sanitarie (300.000 dipendenti); 5 amministrazioni del Comparto Sicurezza (317.276 dipendenti); 5668 Scuole (586.658 dipendenti).
Nel campione monitorato sono 2.439.985 le giornate di permesso fruite nel 2008. Ad usufruirne sono solo il 9% dei dipendenti pubblici, con punte del 16% in alcune regioni (distribuito nei vari settori con poche eccezioni specialmente nel comparto sicurezza). Il numero dei dipendenti e dei giorni di permesso risulta in aumento progressivo sin dal 2006 di oltre il 10% l’anno e con una ulteriore crescita di circa il 20% nel 2009 (è stato verificato puntualmente il mese di Marzo). Dall’ indagine emerge che l’utilizzo diretto da parte dei disabili riguarda solo il 18% dei dipendenti, mentre i permessi mensili sono utilizzati nel 50% dei casi per l’assistenza ai genitori disabili, percentuale che scende al 10% nel caso di assistenza ai figli o ad altri parenti. In tutti i comparti sono le donne ad utilizzare principalmente i benefici previsti dalla Legge (il 67% rispetto al totale dei dipendenti). La presenza femminile aumenta ulteriormente tra i dipendenti che assistono i familiari disabili. Nel complesso il numero dei dipendenti pubblici che usufruiscono dei permessi è stimato ben sopra i 300.000 ed il maggior numero di fruitori è concentrato nelle scuole. Il valore percentuale più alto è quello dell’ Umbria (16%), i più bassi sono riscontrati in Trentino e Valle d’ Aosta (4%). Otto regioni (sei meridionali) sono nettamente oltre la media.
Nel 2009 vengono superati i 5,5 milioni di giornate di permesso, con un aumento del 20% sull’anno precedente: di queste giornate l’85% dei giorni di permesso è chiesto per assistere un familiare (i disabili stessi usufruiscono invece del rimanente 15%). Solo il 10% del totale dei permessi concerne l’assistenza a figli disabili e ancora meno quella al coniuge; nella grande maggioranza dei casi i permessi sono richiesti per assistenza a genitori anziani; un 15-20% riguarda assistenza ad altri parenti e affini sino al 3° grado. I soli 5,5 milioni di giorni di permessi retribuiti costano allo stato circa 600 milioni di euro l’anno. Sommando gli altri benefici (ad esempio i congedi annuali) il costo stimato è di circa un miliardo l’anno.
Linnalzamento dell’età media e la possibilità di prendere il permesso per un parente anziano non convivente spingono il fenomeno a una crescita progressiva che potrebbe arrivare a raddoppiare tale onere entro pochi anni, producendo effetti distorsivi sul funzionamento della Pubblica Amministrazione e successivamente anche nell’impresa privata, oltre beninteso che nell’uso di tali benefici. Infatti almeno il 50% dei dipendenti pubblici può potenzialmente avere un parente o affine entro il terzo grado con disabilità grave (ad esempio una suocera, una zia o la nonna della moglie). In alcune regioni o settori già oggi usufruiscono dei permessi il 18-20% dei dipendenti pubblici.
Commentando questi dati, il Ministro Brunetta ha dichiarato: “Questo allargamento rischia di far perdere la finalizzazione all’assistenza per la disabilità e diventare un diritto del parente o affine, più che del disabile stesso. E infatti presumibile che debba essere lasciato al disabile la scelta del tipo di assistenza che lo stato gli mette a disposizione (ad esempio in molti casi la possibilità di contributi o sgravi sul costo della badante può aiutare il disabile più delle giornate di permesso a parenti). Con una razionalizzazione delle norme, con maggiori controlli sull’utilizzo e limitando qualche abuso, saremo in grado di ridurre di almeno un 30% tale onere liberando centinaia di milioni di euro l’anno per assistenza più finalizzata alle esigenze dei disabili stessi. Ad esempio con il solo obbligo di convivenza, si libererebbero immediatamente ben oltre 50 milioni di euro l’anno. I risultati di questo monitoraggio saranno quindi utilizzati per migliorare la definizione e l’attuazione delle proposte contenute nei provvedimenti di riforma all’esame del Parlamento per semplificare la legge 104 e orientarla al meglio sulle reali necessità dei disabili, limitandone gli abusi”.
Per saperne di più:
Il monitoraggio presentato al Parlamento
Schede di sintesi
20/10/2009
Fonte
Formez
(fonte: edscuola)