Voto Formigoni per un bene maggiore, non come male minore
27 Gennaio 2019Volontariato e giustizia
27 Gennaio 2019Articolo sull’Afghanistan
In questi giorni ognuno ha detto, giudicato, assolto e condannato.
Il circo delle giustificazioni da trapezio senza rete di sicurezza ha trasmesso il suo spettacolo migliore, nuovamente l’essere umano è stato dapprima dimezzato, poi gettato via come un pezzo di carta inservibile.
Mastrogiacomo è stato riportato a casa nostra, e quel che sé fatto per salvarlo è stato comunque un atto di giustizia a dir poco dovuto.
Un po meno lo è per coloro che ne hanno condiviso le sofferenze e il sangue, e ora sono legati scompostamente al palo con la testa penzoloni.
Si sprecano le manifestazioni, gli slogans, e nel frattempo la destra e la sinistra se le danno di santa ragione, colpi portati al basso ventre, dove il calcolo delle percentuali e delle opportunità è gridato come un risultato calcistico: 1 a 5, e non basta ancora, troppo caro il prezzo pagato per uno spazio adibito a mattatoio.
Così mentre gli uomini attendono ordini, Adjmal non è più vivo, diventa parte del prodotto interno lordo per assolvere potenti ignoti, e condannare improvvisati inquisitori: Adjmal non era carne di eccezione, né persona importante da conservare.
E facile dimenticare come Mastrogiacomo sia stato preso per i capelli per toglierlo dalla fossa, e quanto disperanti siano stati gli sgambetti dei cultori del politically correct, per permettere con il nemico forgiato nell’intolleranza, le trattative intercorse, o più semplicemente l’accettazione di una carità che in guerra è chiamata volgarmente debolezza.
Adjmal è l’altra faccia di una guerra che non consente mediazioni, quella di Mastrogiacomo è stata un’accezione malformata dal ricatto delle bombe, ora il musulmano Adjmal lascia tracce diverse persino nella sabbia, nelle orme estranee che non danno senso alla tragedia che rappresenta e che non colma il furore del ferro e del fuoco, per quella moneta gettata vicino al suo cadavere accartocciato.
I saggi dei diritti umani, dei pari diritti culturali, fortunatamente hanno mostrato sufficiente onestà intellettuale per credere in una liberazione possibile, quando lo sfinimento della pietà umana colava malamente da ogni bugia eletta a verità armata, eretta a difesa di interessi e scelte che non autorizzano ugualità.
Sorpresa e sgomento per la morte di Adjmal, eppure nella celle di troppe prigioni afgane rimangono alla catena altri eroi, anonimi, senza abbaglio di riflettori, medaglie, riconoscimenti, in nome di quella solidarietà umana che si ritrae senza la pretesa di qualche anomala confessione per tranquillizzare chi si sente innocente di essere colpevole.
Vincenzo Andraous
tutor Comunità
Casa del Giovane
Pavia aprile 2007