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27 Gennaio 2019
Saggio breve o articolo di giornale
Ambito tecnico-scientifico
Traccia di un compito in classe
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di saggio breve” o di articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano e facendo riferimento alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Da’ un titolo alla tua trattazione.
Se scegli la forma del saggio breve”, indica la destinazione editoriale (rivista specialistica, relazione scolastica, rassegna di argomento culturale, altro).
Se scegli la forma dell’ “articolo di giornale”, indica il tipo di giornale sul quale ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico, altro).
Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo). Non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.
Argomento: Cellule staminali adulte o embrionali
Documenti:
1) Cellule staminali dal liquido amniotico?
Sembra proprio l’uovo di Colombo. Tutti sapevamo che nel liquido amniotico ci sono molte cellule dello stesso tipo di quelle dell’ embrione e l’analisi genetica eseguita ormai quasi di routine dopo l’amniocentesi utilizza proprio queste cellule per verificare l’assetto cromosomico e genetico del nascituro. Sapevamo anche che molte di queste devono essere relativamente immature, vale a dire assai poco differenziate. Quello che mancava era la verifica che fra queste cellule immature ce ne fossero alcune con tutte le caratteristiche delle staminali embrionali, cioè genuinamente totipotenti. Sembra che questo sia stato adesso verificato e che le suddette cellule siano in grado di dar luogo a cellule e tessuti di tutti i tipi, come si addice alla cellula staminale ideale. Certo non sono molte. Si parla dell’1% delle cellule immature, ma nessuno ha mai pensato che si potessero trovare da qualche parte manciate di cellule staminali embrionali. Occorrerà quindi prelevarle e farle moltiplicare in coltura fino a ottenerne un numero ragionevole. Senza problemi etici, si direbbe, perché non sono cellule destinate a dar vita a nessun embrione. Sono piuttosto cellule sfuggite all’assemblaggio dell’embrione vero e proprio e che si sono moltiplicate perché il liquido amniotico è un ottimo terreno di coltura, dove non manca veramente niente. Ammettiamo che tutto questo venga confermato da studi successivi (è sempre meglio essere prudenti).
Che fare di queste cellule? Molto dipende dal loro numero effettivo e dalle loro proprietà. Se non sono tanto poche e crescono bene, si potrebbero conservare separatamente anche solo quelle prelevate da un singolo intervento su una singola gravidanza. Una volta venuto alla luce e cresciuto, il nascituro in questione avrebbe allora a disposizione un «gruzzoletto» di cellule staminali che potrebbero servirgli nel corso della vita, per riparare tessuti o organi eventualmente danneggiati da malattie o incidenti. Essendo queste geneticamente identiche alle sue proprie cellule, costui o costei non andrebbe neppure incontro a problemi di rigetto: i tessuti formati da quelle attecchirebbero naturalmente in ogni parte del suo corpo. Meglio ancora delle cellule prelevate dal suo cordone ombelicale, che al momento sono utili solo per malattie del sangue che insorgano in tenera età. Se sono molto molto poche e non dovessero crescere tutte con la dovuta rapidità, si potrebbero unire quelle prelevate da diversi interventi su diverse gravidanze. In questo modo si perderebbe il vantaggio della specificità genetica individuale, ma si avrebbe comunque a disposizione una grande quantità di cellule staminali totipotenti pronte all’uso. Esiste anche una terza alternativa: unire le staminali prelevate da gravidanze diverse, farle crescere un po’ e suddividerle poi sulla base delle loro caratteristiche genetiche in modo da essere pronti a un impiego multiplo ma personalizzato. Mi auguro di tutto cuore che questi risultati, ottenuti peraltro nel corso di un periodo di ricerca abbastanza lungo, vengano confermati, perché potrebbero risolvere per sempre il problema etico che riguarda la vita dell’embrione. Si avrebbero così tutti i vantaggi offerti dalla tecnologia delle cellule staminali senza remore di natura etica e sociale. Mi domando solo come non ci si sia pensato prima, ma si sa, come dicono a Napoli, «dopo l’estrazione (dei numeri del lotto), ogni ciuccio diventa dottore».
Edoardo Boncinelli- Corriere della Sera – 8 gennaio 2007
2) Le cellule staminali adulte
Dagli studi delle cellule staminali delladulto (ASC – Adult Stem Cells ) nel trascorso trentennio era emerso chiaramente che in molti tessuti adulti sono presenti cellule staminali, ma capaci di dare origine solo a cellule proprie di un dato tessuto. Non si pensava, cioè, alla possibilità di una loro riprogrammazione. Negli anni più recenti, invece, si scoprirono anche in vari tessuti umani cellule staminali pluripotenti – nel midollo osseo (HSCs), nel cervello (NSCs), nel mesenchima (MSCs) di vari organi e nel sangue del cordone ombelicale (P/CB, placental/Cord blood) – capaci cioè di dare origine a più tipi di cellule, in maggioranza ematiche, muscolari e nervose. Si è visto come riconoscerle, come selezionarle, come sostenerle nello sviluppo e come condurle a formare diversi tipi di cellule mature mediante fattori di crescita e altre proteine regolatrici. Anzi un notevole cammino è già stato percorso in campo sperimentale, applicando anche i più avanzati metodi di ingegneria genetica e biologia molecolare per l’analisi del programma genetico che opera nelle cellule staminali, e per la transduzione di geni desiderati in cellule staminali o progenitrici che, impiantate, sono capaci di restituire le funzioni specifiche a tessuti sofferenti. Basti accennare, sulla base di alcuni lavori citati in nota, che nell uomo le cellule staminali del midollo osseo, da cui si formano tutte le diverse linee di cellule ematiche, hanno come marcatore di riconoscimento la molecola CD34; e che, purificate, sono capaci di ricostituire la intera popolazione ematica in pazienti che ricevono dosi ablative di radiazioni e di chemioterapia, e questo con velocità proporzionale alla quantità di cellule usate. Anzi, si hanno già indizi sul come guidare lo sviluppo di cellule staminali nervose (NSCs) utilizzando diverse proteine – tra cui la neuroregulina e la proteina 2 osteomorfogena (BMP2, Bone Morphogenetic Protein 2) – che sono capaci di indirizzare le NSCs a diventare neuroni o glia (cellule neuronali di sostegno, produttrici di mielina) o anche a muscolo liscio.
La soddisfazione, pur prudente, con cui si concludono molti dei lavori citati, è un indice delle grandi promesse che le cellule staminali adulte” riservano per una terapia efficace di tante patologie. Così, D. J. Watt e G. E. Jones affermano: Le cellule staminali muscolari, sia della linea mioblastica embrionale che adulta, possono diventare cellule di maggior importanza per tessuti diversi da quello originario, ed essere la chiave di terapie future persino per malattie diverse da quelle di origine miogena” (p.93); J.A. Nolta e D.B.Kohn sottolineano: I progressi nell’uso della transduzione genica nelle cellule staminali ematopoietiche ha portato a iniziare spe-rimentazioni cliniche. Le informazioni che se ne otterranno, guideranno futuri sviluppi. In definitiva, la geneterapia potrà permettere di trattare malattie genetiche e acquisite senza le complicazioni dei trapianti di cellule allogeniche” (p. 460); e D.L.Clarke e J. Frisén confermavano: Questi studi suggeriscono che le cellule staminali nei differenti tessuti adulti possono essere molto più simili di quanto finora pensato alle cellule embrionali umane, fino ad averne in alcuni casi un repertorio molto simile” e dimostrano che cellule nervose adulte hanno un’ampia capacità di sviluppo, e sono potenzialmente atte ad essere usate per produrre una varietà di tipi cellulari per trapianto in malattie diverse”.
Tutti questi progressi ed i risultati già raggiunti nel campo delle cellule staminali delladulto (ASC) lasciano, dunque, intravedere non soltanto la loro grande plasticità, ma anche la loro ampia possibilità di prestazioni, verosimilmente non diversa da quella delle cellule staminali embrionali (ES), dato che la plasticità dipende in gran parte da un controllo genetico, il quale potrebbe essere riprogrammato. Ovviamente, non è ancora possibile porre a confronto i risultati terapeutici ottenuti e ottenibili utilizzando le cellule staminali embrionali e le cellule staminali adulte. Per le seconde sono già in corso, da parte di varie ditte farmaceutiche, delle sperimentazioni cliniche che lasciano intravedere buoni successi e aprono serie speranze per un futuro più o meno prossimo. Per le prime, anche se vari approcci sperimentali danno segnali positivi, la loro applicazione in campo clinico – proprio per i gravi problemi etici e legali connessi – richiede una seria riconsiderazione e un grande senso di responsabilità davanti alla dignità di ogni essere umano.
(dalla Dichiarazione sulla produzione e sull uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane della Pontificia accademia per la vita – Vaticano – Roma)
3) Staminali nel liquido amniotico
Cari Italians,
il cuscino, le lenzuola dove dormo ormai lo sanno tutti che sono piene di mie cellule, del mio Dna. Tutti i telefilm polizieschi hanno ampiamente dimostrato come sia facile disseminare tracce genetiche intorno a noi. Certo si conosceva anche che il liquido che avvolge il feto è ricco di cellule fetali. Infatti estraendo una piccola quantità di questo liquido è possibile fare analisi genetiche dettagliate per stabilire se il feto è portatore di una qualche anomalia genetica che comporta malattie più o meno gravi e quindi agire di conseguenza. Quello che è comparso lunedì sui giornali è quindi una sorta di deduzione: se sul cuscino le cellule sono di adulto, nel liquido amniotico sono di qualcosa che si sta sviluppando ovvero cellule staminali. La portata di questa conclusione ha conseguenze estreme.
Infatti in tal modo è possibile avere a disposizione una varietà enorme di staminali, ottenute senza l’uccisione di nessun embrione e utilizzabili sugli esseri attualmente viventi, come me e voi. Ma mi spingo oltre nelle ipotesi, in verità già verificate: così come ormai (soprattutto all’estero) si procede alla conservazione del sangue del cordone ombelicale, che ha innumerevoli utilizzi sia per il neonato da cui proviene (in caso di successive malattie anche gravi del sangue), sia, spesso, per i suoi congiunti, in futuro si conserverà anche il liquido amniotico con il suo corredo di cellule staminali. Queste potranno essere utilizzate in seguito dall’individuo da cui provengono senza dare nessun problema di rigetto, ma potrebbero anche essere donate a umani compatibili per cercare di riparare organi colpiti da malattie altamente degenerative. A questo punto mi chiedo cosa si aspetti a dotare anche gli ospedali italiani che si occupano di nascite, degli strumenti necessari per la crioconservazione del sangue ombelicale e del liquido amniotico. Sembra che in America siano già attrezzati per questo. Chiaro che, costi quel che costi, sarebbe il regalo che io farei a tutti i miei futuri nipoti. In questo caso anche la Chiesa cattolica non dovrebbe porre obiezioni, perché non viene né distrutto né alterato nessun embrione.
Cristina Fossati, [email protected] – Corriere della Sera – 9 gennaio 2007
4)
Medici e ricercatori ritengono che la ricerca sulle cellule staminali rappresenti una speranza di cura per malattie che colpiscono milioni di persone, come:
Diabete, Infarto, Fibrosi cistica, Autismo, Scl’erosi multipla, Morbo di Parkinson, Alcune forme di cancro, Osteoporosi, Lesioni del midollo spinale, Ictus, Scl’erosi laterale amiotrofica, Alzheimer:
Secondo il Rapporto stilato dalla commissione di studio nominata nel 2000 dal ministro Umberto Veronesi e presieduta dal premio Nobel Renato Dulbecco:
E possibile stimare, sebbene in via del tutto preliminare, che… l’utilizzo di cellule staminali di varia origine possa portare a sviluppare metodiche cliniche per il trattamento di un numero di pazienti che, comprendendo le patologie di origine cardiovascolare, si avvicina ai 10 milioni di individui?.”
La legge sulla fecondazione assistita vieta l’utilizzo delle cellule staminali embrionali. Sebbene sia possibile utilizzare per alcune patologie cellule staminali prelevate da tessuti adulti, la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene necessario che la ricerca proceda anche sulle cellule staminali embrionali. Al momento, infatti, non è possibile stabilire da quale percorso della ricerca potranno giungere i risultati più promettenti per la cura delle malattie.
La ricerca potrebbe essere condotta sugli embrioni prodotti in soprannumero dai centri per la fecondazione assistita, e destinati alla spazzatura. Per avere un bambino con la fecondazione in vitro, infatti, vengono fecondati più ovociti di quelli che verranno poi impiantati nellutero della donna. Gli embrioni prodotti in soprannumero vengono conservati per alcuni anni e poi, se non impiantati entro un termine certo, gettati via (secondo alcune stime in Italia sarebbero circa 30 mila).
La legge vieta anche la clonazione terapeutica. La clonazione terapeutica non ha nulla a che vedere con la clonazione riproduttiva. La clonazione terapeutica, infatti, si ottiene trasferendo il nucleo di una cellula adulta (prelevata dalla pelle) in un cellula uovo da cui è stato sottratto il nucleo. Attraverso una stimolazione la cellula uovo comincia a produrre cellule staminali embrionali che verranno prelevate ed utilizzate al solo fine di studiare possibili cure.
Il vantaggio di questa tecnica è che consente di utilizzare cellule geneticamente identiche a quelle del paziente, eliminando così i rischi di rigetto.
(dal sito lucacoscioni.it – della Associazione Luca Concioni)