VOLTI NUOVI E ABITI VECCHI
27 Gennaio 2019ALBA
27 Gennaio 2019tema svolto
Traccia:
Ormai sempre più spesso, ed in ambiti sempre più estesi, si parla di multietnicità, di società in cui convivono ceppi etnici differenti per lingua, cultura, religione, usanze ed, ovviamente, ordinamenti giuridici di provenienza. Ed ogni qualvolta ci si confronti con tale problematica emergono prepotentemente le classiche istanze, contrapposte ed estreme, di apertura al “diverso” da un lato, dettata da una, a volte incondizionata, esigenza di integrazione multiculturale, o di netta chiusura dall’altro, determinata dallopposta necessità di tutela e salvaguardia dell identità nazionale.” Commenta questo brano tratto da un intervento di Andrea Porcello, dell’Università degli studi di Catanzaro.
Svolgimento:
Con la fine della seconda guerra mondiale è iniziato un periodo fecondo di progetti di riavvicinamento dei popoli. Fu infatti in quegli anni che nacque l’ONU dalle ceneri della Società delle Nazioni, con l’utopia, quasi, di far rivivere il sogno che era già stato quello dell’Impero Romano, cioè di raccogliere i popoli sotto un’unica forma di governo.
Anche l’Unione Europea sembra voler realizzare il sogno di una società in cui le varie culture siano raccolte, dove la cultura predominante non sovrasta la più piccola, ma dove tutte si completano scambievolmente. Questo sogno si sta realizzando, oggi più che mai, nella nostra società multietnica.
Prendiamo l’esempio dell’Italia. La nostra penisola sin dai tempi antichi è stata caratterizzata dalla mescolanza di razze molto diverse tra loro. Questa mescolanza sia dal punto di vista genetico che culturale ha prodotto un popolo migliore.
Ancora oggi le culture dei popoli che entrano in Europa sono ricche di tradizioni folkloristiche e artigianali da valorizzare, non da cancellare. Occorre non calcare la mano sui pregiudizi, quindi non bisogna pensare che tutti i musulmani siano terroristi. Anche noi italiani siamo andati in America tra l’ottocento e il novecento e non saremmo stati accolti se gli americani avessero pensato che eravamo tutti mafiosi. Oggi noi siamo già multietnici, perché, se è vero che mangiamo italiano, vestiamo però americano, beviamo tedesco o danese, cantiamo inglese, dormiamo svedese, ecc Viviamo già quindi in un contesto multietnico e multiculturale, lo sfruttiamo, salvo poi scandalizzarci quando ne prendiamo coscienza. Ma come faccio a conoscere me stesso se non quando incontro un tu? E’ l’alterità che mi dona l’identità. Il modello di incontro è il modello che non solo mi vede datore di benefici verso l’altro, ma mi vede beneficato nell’incontro con il diverso. Questo è l’esercizio pacifico della solidarietà.
Un modo importante per arrivare alla conoscenza e alla integrazione può essere il viaggiare. Serve a conoscerci, e a capire che esistono molte persone che hanno diritto di essere amate e aiutate. Sono sicuro che se ognuno di noi adottasse questa prospettiva, e cioè vedesse nell’altro qualcuno che lo arricchisce, senz’altro l’integrazione fra i popoli sarebbe una realtà prossima a venire. Certo, questo a mio parere non può voler dire dimenticare la propria identità e la propria tradizione. Anzi, sono convinto che le persone che hanno una identità si rispettano di più tra di loro, perché conoscono la ricchezza di un passato, che non va dimenticato.
Notabene: l’ispirazione per l’elaborazione di questo tema è venuta leggendo il seguente tema Verso una societa’ multirazziale, plurietnica, interculturale . Si rimanda al sito www.skuola.net, sul quale era pubblicato quel tema, per altro materiale didattico gratuito e utilissimo per studenti e docenti.