Ondina Peteani
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10 Febbraio 2019La finestra aperta sul mare
Sergio Corazzini – Le aureole (1905)
a Francesco Serafini
Non rammento. Io la vidi
aperta sul mare,
come un occhio a guardare,
coronata di nidi.
Ma non so né dove, né quando, 5
mi apparve; tenebrosa
come il cuore di un usuraio,
canora come l’anima
di un fanciullo. Era
la finestra di una torre in mezzo al mare, desolata 10
terribile nel crepuscolo,
spaventosa nella notte,
triste cancellatura
nella chiarità dell’alba.
Le antichissime sale morivano 15
di noia: solamente l’eco delle gavotte,
ballate in tempi lontani
da piccole folli signore incipriate,
le confortava un poco.
Qualche gufo co’ i tristi 20
occhi, dall’alto nido
scricchiolante incantava
l’ombra vergine di stelle.
E non c’era più nessuno
da tanti anni, nella torre, 25
come nel mio cuore.
Sotto la polvere ancora,
un odore appassito, indefinito,
esalavano le cose,
come se le ultime rose 30
dell’ultima lontana primavera
fossero tutte morte
in quella torre triste, in una sera triste.
E lacrimava per i soffitti
pallidi, il cielo, talvolta 35
sopra lo sfacelo delle cose.
Lacrimava dolcemente
quietamente per ore
e ore, come un piccolo fanciullo malato.
Dopo, per la finestra 40
veniva il sole, e il mare,
sotto, cantava.
Cantava l’azzurro amante,
cingendo la torre tristissima
di tenerezze improvvise, 45
e il canto del titano
aveva dolcezze, sconforti,
malinconie, tristezze
profonde, nostalgie
terribili… Ed egli le offriva i suoi morti, 50
tutte le navi infrante,
naufragate lontano.
Una sera per la malinconia
di un cielo che invano
chiamava da ore e ore 55
le stelle, volarono via
con il cuore
pieno di tremore
le ultime rondini e a poco
a poco nel mare 60
caddero i nidi: un giorno
non vi fu più nulla intorno
alla finestra. Allora
qualche cosa tremò
si spezzò 65
nella torre e, quasi
in un inginocchiarsi lento
di rassegnazione
davanti al grigio altare
dell’aurora, 70
la torre
si donò al mare.
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