Pessimismo eroico e opere scritte a Firenze e Napoli da Leopardi
28 Dicembre 2019Lettura e commento di due poesie di Leopardi: La quiete dopo la tempesta e Il saba…
28 Dicembre 2019
“La quiete dopo la tempesta” è una delle più celebri poesie di Giacomo Leopardi, inclusa nei “Canti” e scritta nel 1829 durante il soggiorno a Recanati. Questa poesia rappresenta uno dei suoi componimenti più noti per la capacità di unire riflessione filosofica e osservazione della realtà quotidiana. Vediamone una sintesi tematica e strutturale.
Analisi del testo
Struttura e contenuto
La poesia è composta da 54 versi, in prevalenza endecasillabi con qualche settenario, e segue lo schema tipico delle canzoni leopardiane. È articolata in tre momenti principali:
- La descrizione del ritorno alla calma: Leopardi descrive con immagini vivide e realistiche il paesaggio e le attività umane che seguono una tempesta. La scena, tipicamente agreste, raffigura la ripresa della vita quotidiana: il cielo si rischiara, la natura si quieta, e gli uomini tornano alle loro occupazioni.
- Esempio: “Ecco il sereno rompe là da ponente, alla montagna.”
- La gioia effimera dell’uomo: L’autore sottolinea come gli esseri umani trovino un piacere fugace nel ritorno della tranquillità dopo il disordine, una gioia che nasce dal confronto con la sofferenza appena superata. Questo piacere, tuttavia, non è positivo in sé, ma è solo assenza di dolore.
- Esempio: “Piacer figlio d’affanno; / gioia vana, ch’è frutto / del passato timore.”
- La riflessione filosofica: Nel terzo momento, Leopardi amplia il discorso dalla dimensione individuale a quella universale. Egli evidenzia come la natura sia indifferente ai dolori e alle gioie dell’uomo, e che ogni momento di serenità è solo una pausa temporanea in una condizione esistenziale inevitabilmente dolorosa.
- Esempio: “Questo è diletto d’ogni / umana vicenda. Ahi, qual dalla natura / è dato all’uom! nulla.”
Temi principali
- Piacere e dolore: Il piacere umano è definito da Leopardi come “figlio d’affanno”: esso non esiste in maniera autonoma, ma è sempre il risultato del superamento di un dolore o di una privazione.
- Indifferenza della natura: La natura è descritta come indifferente al destino umano. La tempesta e la sua quiete non rispondono ad alcun disegno o finalità, ma sono fenomeni naturali che si susseguono senza alcuna attenzione per l’uomo.
- La condizione umana: Leopardi mette in luce la fragilità e l’insoddisfazione dell’uomo, che cerca invano la felicità. Ogni gioia è breve, relativa e destinata a svanire.
- Ciclicità della vita: La vita è vista come una successione di sofferenze e brevi tregue. L’uomo, benché consapevole di questa ciclicità, continua a cercare significati e consolazioni.
Stile e linguaggio
Leopardi utilizza un linguaggio semplice ma profondamente evocativo, con immagini concrete tratte dall’osservazione della realtà quotidiana. L’uso sapiente della metrica italiana e delle figure retoriche, come l’antitesi (tra tempesta e quiete, dolore e piacere), conferisce alla poesia una musicalità e una profondità che catturano il lettore.
Significato universale
“La quiete dopo la tempesta” rappresenta una delle riflessioni più emblematiche del pensiero leopardiano. La poesia mostra come la gioia non sia mai una condizione stabile, ma un intervallo momentaneo tra due stati di dolore. Tuttavia, Leopardi non si limita al pessimismo: nella bellezza del linguaggio e nella forza della poesia stessa si può intravedere una forma di resistenza all’ineluttabilità del dolore.
La capacità di trasformare la sofferenza in arte e di offrire al lettore una riflessione profonda sulla condizione umana è ciò che rende questa poesia un capolavoro senza tempo.