Introduzione alle odi e ai sonetti di Ugo Foscolo
28 Dicembre 2019La cultura e le idee di Ugo Foscolo
28 Dicembre 2019La prima delle Lettere dell’ “Ortis” di Ugo Foscolo, scritta l’11 ottobre 1797 dai Colli Euganei, è un documento di straordinaria intensità che esprime la disperazione e il senso di tradimento del poeta all’indomani del Trattato di Campoformio.
Con tale accordo, Napoleone Bonaparte cedette Venezia e i suoi territori all’Austria, compromettendo l’indipendenza di una delle ultime repubbliche italiane. La lettera, indirizzata a Lorenzo Alderani, è un grido di dolore per l’annientamento della patria e un’amara riflessione sul destino dei patrioti italiani, traditi e perseguitati.
Testo della lettera
Da’ colli Euganei, 11 ottobre 1797.
Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho ubbidito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? E noi, pur troppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl’italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da’ pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de’ miei padri.
Analisi e contenuto della lettera
- Il tradimento e il disincanto politico: Foscolo apre la lettera con la famosa frase “Il sacrificio della patria nostra è consumato”, che racchiude tutto il senso di sconfitta e tradimento. Per Foscolo, Venezia non è semplicemente una città, ma un simbolo di italianità e di valori civici destinati ad essere immolati sull’altare degli interessi internazionali. Foscolo aveva riposto la propria fiducia in Napoleone e negli ideali della Rivoluzione francese, ma ora vede quegli stessi ideali violati e sacrificati.
- L’esilio e l’insofferenza verso il compromesso: Foscolo si considera proscrittore (perseguitato) per i suoi ideali, e si sente costretto a fuggire per salvarsi. Tuttavia, manifesta anche un rifiuto categorico del compromesso, esprimendo l’impossibilità di affidarsi a chi ha tradito la patria pur di sfuggire ai propri oppressori. La frase “vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito?” evidenzia il suo sdegno per qualsiasi alleanza con coloro che hanno sacrificato la libertà e la dignità italiana.
- Desolazione e senso di colpa collettivo: Foscolo non accusa solo i nemici esterni, ma anche gli stessi italiani, che descrive come pronti a “lavarsi le mani nel sangue degl’italiani”. La frammentazione, il tradimento e la mancanza di unità dei suoi connazionali sono per lui motivo di un dolore profondo, che li porta ad essere complici della propria stessa rovina. Questo senso di colpa collettivo accentua la sua visione pessimista, anticipando l’amarezza che caratterizzerà il protagonista del suo romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis, scritto pochi anni dopo.
- Desiderio di riposare nella propria terra: Verso la fine della lettera, Foscolo esprime il desiderio che il suo corpo e le sue ossa trovino riposo “su la terra de’ miei padri”, lontano dalle “braccia straniere”. Questo desiderio è un’espressione di patriottismo, ma è anche l’inizio di una riflessione che ritroveremo nei Sepolcri, in cui Foscolo celebra il valore etico e culturale del culto dei morti. Le tombe dei padri sono viste come un luogo di consolazione e memoria per i vivi, in cui si preserva l’identità culturale e nazionale, mentre per il poeta morire in terra straniera rappresenta l’annullamento dell’identità personale e collettiva.
Tematiche della lettera e loro evoluzione nella poetica foscoliana
La lettera dei Colli Euganei anticipa molti temi centrali nella poetica di Foscolo:
- Il disincanto politico: La disillusione e il disincanto verso la politica si cristallizzano in Foscolo come un tratto distintivo. Questa sfiducia si rifletterà nel suo romanzo Le ultime lettere di Jacopo Ortis, in cui il protagonista si suicida dopo aver visto la propria patria venduta agli stranieri.
- Il patriottismo malinconico: Foscolo sviluppa un concetto di patriottismo profondo, ma lontano dalla retorica. La sua è una forma di amore tragico per l’Italia, consapevole della debolezza e della frammentazione del popolo italiano. Il suo patriottismo è legato al sacrificio e alla perdita, e la patria appare come un ideale da onorare anche a costo della propria vita.
- Il culto della tomba e della memoria: Il desiderio di essere sepolto nella terra dei propri padri anticipa la riflessione che Foscolo svilupperà nel carme Dei Sepolcri (1807). Per Foscolo, il sepolcro non è solo un monumento funebre, ma un luogo simbolico che lega i vivi ai defunti e garantisce la continuità dei valori e delle tradizioni nazionali.
Conclusione
La lettera dei Colli Euganei è uno dei più importanti documenti di patriottismo e disillusione della letteratura italiana, in cui Foscolo esprime il senso di abbandono e dolore nazionale di un’intera generazione. La consapevolezza del “sacrificio” consumato della patria è per lui un trauma insanabile, che darà forma a tutta la sua produzione poetica e letteraria, segnandolo come un poeta dell’esilio, della nostalgia e del disincanto. In questo documento, Foscolo rivela già quella tensione tra amor patrio e pessimismo esistenziale che caratterizzerà la sua vita e la sua opera, rendendolo una delle voci più autentiche e profonde della letteratura italiana del periodo.