Il Saul di Vittorio Alfieri
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28 Dicembre 2019Vittorio Alfieri, celebre poeta e drammaturgo del XVIII secolo, fu anche un importante saggista e intellettuale politico.
La sua riflessione sull’autorità e il potere emerge chiaramente nei suoi saggi, in particolare in “Del Principe e delle lettere” (1789), uno dei suoi testi più noti. In quest’opera, Alfieri affronta il rapporto tra il potere politico (rappresentato dal principe) e il potere intellettuale (rappresentato dalle lettere), offrendo una visione profondamente critica della tirannia e una vigorosa difesa dell’indipendenza degli intellettuali.
Contesto storico e intellettuale
Alfieri scrive in un’epoca di grandi trasformazioni politiche e sociali. Il Settecento è il secolo dell’Illuminismo, del dispotismo illuminato, ma anche delle prime rivolte che porteranno alla Rivoluzione Francese. In questo contesto, il pensiero politico di Alfieri è caratterizzato da un profondo senso di antitirannia e dall’idea che la libertà sia un valore fondamentale, non negoziabile.
Alfieri, cresciuto in una società ancora dominata da monarchie assolute, si contrappone con forza a qualunque forma di autorità tirannica. I suoi drammi, come “Saul” o “Mirra”, già esprimono questa avversione, ma è nei suoi saggi che articola in modo più sistematico il suo pensiero politico. In “Del Principe e delle lettere”, Alfieri esplora come il potere politico e il potere delle idee possano entrare in conflitto, e quale ruolo debba avere l’intellettuale in una società dominata dal dispotismo.
Del Principe e delle lettere
Questo saggio è una delle opere teoriche più mature di Alfieri e rappresenta una riflessione critica su come il potere politico possa influenzare la cultura e la libertà degli intellettuali.
1. Il principe come tiranno
Nel pensiero alfieriano, il principe è quasi sempre identificato con la figura del tiranno. Alfieri considera il potere monarchico assoluto come fondamentalmente oppressivo e corrosivo per la libertà individuale e collettiva. Il tiranno, per Alfieri, non si limita a opprimere politicamente i suoi sudditi, ma cerca anche di controllare e manipolare la cultura e le lettere, usandole come strumenti per giustificare e mantenere il proprio potere. In questo senso, il tiranno teme l’intellettuale indipendente, poiché quest’ultimo ha la capacità di criticare e minare l’autorità dispotica attraverso le sue opere.
Secondo Alfieri, il tiranno cerca di corrompere gli uomini di lettere con il favore e il mecenatismo, offrendogli privilegi in cambio della loro complicità. In questo modo, molti intellettuali si trovano a perdere la loro libertà e la loro integrità morale, diventando strumenti del potere, incapaci di esercitare una vera critica sociale o politica.
2. Il ruolo dell’uomo di lettere
In contrapposizione al principe-tiranno, Alfieri esalta la figura dell’intellettuale indipendente. L’uomo di lettere, secondo Alfieri, deve rimanere autonomo dal potere politico e non lasciarsi sedurre da ricchezze o privilegi. Egli ha una missione fondamentale: essere la coscienza critica della società, l’unico in grado di denunciare le ingiustizie e di difendere la libertà. Per fare questo, però, deve mantenere la propria purezza e libertà morale.
Alfieri sostiene che la letteratura e la cultura devono essere uno strumento di resistenza contro il dispotismo. L’uomo di lettere deve scrivere per difendere i valori della libertà, della giustizia e della verità, senza cedere alle tentazioni del potere. Egli deve essere disposto a pagare il prezzo dell’isolamento o della persecuzione, se necessario, ma non può comprometterti con il potere tirannico.
3. La libertà delle lettere
Alfieri ritiene che la vera libertà per l’intellettuale risieda nella sua indipendenza. La libertà delle lettere è il principio che guida il pensiero e l’azione dell’uomo di cultura. Questo concetto di libertà non è solo un ideale astratto, ma si concretizza nella capacità di scrivere e creare senza vincoli e senza censura. Per Alfieri, ogni forma di dipendenza, economica o politica, dell’uomo di lettere dal potere politico corrompe inevitabilmente la sua produzione intellettuale, rendendola servile e inautentica.
Nel suo saggio, Alfieri critica aspramente la condizione degli intellettuali del suo tempo, molti dei quali, secondo lui, si vendono al potere per ottenere privilegi e protezione. Egli afferma che la mercificazione delle lettere è uno dei principali mali della sua epoca, e contrasta l’idea dell’intellettuale come servo del potere, proponendo invece la figura di un uomo di lettere che scrive per l’umanità e per la libertà, non per compiacere il principe.
Alfieri saggista: un pensiero politico e morale
Come saggista, Vittorio Alfieri non è solo un pensatore politico, ma anche un moralista. Egli crede fermamente nell’integrità dell’individuo e nella sua capacità di resistere alle tentazioni del potere. La sua critica alla tirannia non è solo una condanna del potere assoluto, ma anche un’esortazione all’intellettuale a mantenere la propria dignità morale e libertà di pensiero.
Alfieri, con la sua enfasi sulla libertà e sull’autonomia dell’uomo di lettere, può essere considerato un precursore del concetto moderno di intellettuale impegnato, colui che non si limita a creare per se stesso o per il proprio guadagno, ma che sente una responsabilità morale verso la società. Le sue riflessioni sulla tirannia e sulla libertà rimangono attuali in un mondo in cui, ancora oggi, il rapporto tra potere politico e cultura è spesso segnato da tensioni e compromessi.
Conclusione
“Del Principe e delle lettere” è uno dei testi più rappresentativi del pensiero politico di Vittorio Alfieri e riflette la sua profonda avversione per la tirannia e la sua difesa della libertà intellettuale. In quest’opera, Alfieri esalta l’indipendenza dell’intellettuale come l’unico modo per opporsi efficacemente al potere assoluto e per preservare la dignità e la verità delle lettere. La sua critica al mecenatismo e alla corruzione degli intellettuali da parte del potere politico rappresenta una delle riflessioni più lucide e moderne sul ruolo dell’intellettuale nella società. Alfieri, con il suo sguardo critico e la sua difesa intransigente della libertà, si erge come un pensatore di grande attualità, la cui voce risuona ancora oggi, in un mondo in cui il rapporto tra potere e cultura è più complesso che mai.