Introduzione alle Odi, lettura e commento dell’ode La caduta di Giuseppe Par…
28 Dicembre 2019Contro la pena di morte di Cesare Beccaria
28 Dicembre 2019Tratti fondamentali della personalità complessa di Giuseppe Parini (1729-1799) furono, l’umile origine, l’innata vocazione pedagogica, la fermissima fede nell’utilità sociale della poesia e della cultura, e infine, la concezione non formale del cristianesimo.
Parini, infatti, non condivide il materialismo e le posizione antireligiose ed edonistiche degli illuministi francesi (deismo, ateismo)
Condivide l’egualitarismo sociale, l’umanitarismo o filantropismo.
Critica la nobiltà degenerata dei suoi tempi per il suo parassitismo sociale. Il nobile è ”colui che da tutti servito a nullo serve” (Vespro)
Nel Giorno illustra i tre aspetti per cui la nobiltà è oziosa:
*piano economico: vive di rendite provenienti dal lavoro altrui.
*piano culturale: non si dedica agli studi utili all’avanzamento della cultura e della scienza.
*piano civile: non ricopre cariche e magistrature utili alla “pubblica felicità”.
Non è ostile alla nobiltà in sé, ma al suo degrado. Non auspica quindi l’eliminazione di questa classe, ma una sua rieducazione che la riporti ad assumere il ruolo che le compete e che un tempo possedeva.
Parini più nazione che cosmopolitismo
– Dissente dal cosmopolitismo per due ragioni:
*Culturale: favorendo il cosmopolitismo, si rischia di snaturare la cultura italiana.
*Linguistico: l’osmosi linguistica con l’introduzione di francesismi contamina la purezza della lingua italiana.
– Si accanisce sul piano letterario e linguistico contro gli uomini del Caffè perché respingevano il classicismo tradizionale e retorico in nome di una letteratura asservita all’utile, cioè alla diffusione dei “lumi”. Egli invece è fedele ad un’idea classica della letteratura che conservi la dignità formale.
– Esprime fiducia nella scienza che consente il progresso e il miglioramento della vita sociale e il raggiungimento del bene civile. Non approva però che la letteratura diventi subordinata alla scienza e che sia anch’essa destinata a fini puramente pratici. Ma egli invita piuttosto a mescolare l’utile al dilettevole, cioè la letteratura deve essere veicolo di diffusione delle nuove idee ma deve al tempo stesso conservare la sua bellezza formale e la sua dignità.
– Abbraccia la teoria fisiocratica che privilegia l’agricoltura come fonte di una vita semplice, a contatto con la natura che è alla base di ogni ricca nazione in contrasto con gli illuministi, propugnatori del commercio e dell’industria che garantivano il progresso e la ricchezza ma che secondo Parini incrementavano il lusso e quindi la corruzione dei costumi, provocando la decadenza delle civiltà. Con le lodi all’agricoltura, Parini appoggia le forze più conservatrici, in quanto le proprietà agricole erano in possesso della nobiltà, mentre il commercio e l’industria portavano alla ribalta classi nuove ed intraprendenti: la borghesia.
Parini moderato illuminista
Parini può essere annoverato tra gli intellettuali riformatori dell’Illuminismo lombardo, ma non bisogna confonderlo con le tendenze più radicali ed estremistiche.
Infatti egli era “moderato” e questo spiega i difficili rapporti con Verri, Beccaria e gli illuministi del “Caffè”.
In seguito alle delusioni per le riforme di Giuseppe II, successore di Maria Teresa, che non era un fervente illuminista, e per la Rivoluzione Francese, le posizioni di Parini e degli altri illuministi si avvicinarono.