Che cos’e’ l’introduzione dell’autore ai Promessi Sposi
28 Dicembre 2019La strada della riforma di Goldoni
28 Dicembre 2019Mirandolina, la protagonista de La Locandiera di Carlo Goldoni, è un personaggio affascinante e complesso, spesso definita come la “regina della seduzione”.
La sua abilità nel manipolare gli uomini e nel farli innamorare di sé è al centro della commedia. Ma qual è il suo obiettivo? E come mette in atto il suo piano?
Il Piano di Mirandolina
Mirandolina non seduce gli uomini per amore, ma per gioco, per sfida e per affermare la propria indipendenza. Il suo obiettivo principale è dimostrare che può dominare gli uomini, anche i più arroganti e presuntuosi, come il Cavaliere di Ripafratta, che si vantava di disprezzare tutte le donne.
Le sue strategie sono diverse e sofisticate:
- L’adulazione: Mirandolina sa come lusingare gli uomini, esaltando le loro qualità e facendoli sentire importanti.
- La coquetterie: Utilizza il suo fascino e la sua bellezza per attirare l’attenzione degli uomini e suscitare in loro il desiderio.
- La manipolazione: Gioca con le loro emozioni, alternando momenti di vicinanza e di distanza, per tenerli in sospeso e aumentare il loro interesse.
- La sfida: Accetta le sfide degli uomini, come quella del Cavaliere di Ripafratta, per dimostrare la sua superiorità.
Perché Mirandolina seduce?
- Affermazione personale: Seducendo gli uomini, Mirandolina afferma la propria indipendenza e il proprio valore.
- Vendetta: Vuole vendicarsi del Cavaliere di Ripafratta per le sue offese nei confronti delle donne.
- Divertimento: Per lei, sedurre è un gioco, un modo per passare il tempo e divertirsi.
- Potere: Vuole dimostrare di avere il potere di dominare gli uomini.
Le conseguenze del suo gioco
Il gioco di Mirandolina ha delle conseguenze sia per lei che per gli uomini che la circondano. Da un lato, le permette di affermare la propria indipendenza e di vivere una vita libera e senza vincoli. Dall’altro, rischia di ferire i sentimenti degli uomini che si innamorano di lei e di creare situazioni imbarazzanti.
Alla fine della commedia, Mirandolina decide di sposare Fabrizio, il suo cameriere. Questa scelta può essere interpretata in modi diversi: come una resa, come un compromesso per mantenere l’ordine sociale o come una scelta dettata da un sentimento genuino.
In conclusione, Mirandolina è un personaggio complesso e affascinante, che continua a suscitare dibattiti e interpretazioni diverse. La sua figura rappresenta una sfida ai ruoli tradizionali di genere e un’anticipazione dei temi femministi.
La scusa di stirare i pantaloni del Cavaliere di Ripafratta per sedurlo
Atto primo, scena quindicesima da La locandiera di Goldoni
In questa scena tratta da “La locandiera” di Carlo Goldoni, vediamo Mirandolina mettere in atto la sua astuta strategia di seduzione verso il Cavaliere di Ripafratta, un aristocratico che si vanta di essere immune al fascino femminile. La scena è un esempio perfetto del piano di seduzione di Mirandolina, che consiste nel conquistare il Cavaliere senza che egli se ne accorga, facendogli credere che lei sia diversa dalle altre donne che lui disprezza.
Analisi della scena
- Entrata di Mirandolina: All’inizio della scena, Mirandolina entra nella camera del Cavaliere con una certa soggezione apparente, portando della biancheria. Il suo approccio è inizialmente umile e rispettoso, un modo per abbattere le difese del Cavaliere, che risponde con asprezza e freddezza.
- Le lodi alla biancheria e ai complimenti al Cavaliere: Mirandolina cerca di conquistare la fiducia del Cavaliere lodando la biancheria, dicendogli che l’ha riservata solo per lui, perché è un uomo di “alto merito”. Il Cavaliere, sospettoso, interpreta questo come un tentativo di adulazione, ma Mirandolina è già riuscita a stimolare la sua curiosità.
- La strategia della sincerità: Mirandolina inizia a criticare i suoi altri corteggiatori (il Conte e il Marchese), definendoli “effeminati” e incapaci di comportarsi come uomini veri. Questo rafforza l’ego del Cavaliere, che si riconosce come un uomo “vero” e immune alle seduzioni delle donne. È qui che Mirandolina fa un’importante mossa, esprimendo il suo disprezzo per le donne che corrono dietro agli uomini e affermando di non volersi mai sposare perché ama troppo la sua libertà. Questa dichiarazione fa sì che il Cavaliere si rilassi, vedendola come una donna diversa dalle altre.
- Il contatto fisico e il consenso del Cavaliere: Un momento cruciale è quando Mirandolina chiede al Cavaliere di darle la mano, in un gesto simbolico che rappresenta l’inizio della sua vittoria. Il Cavaliere, riluttante all’inizio, cede e le porge la mano, senza rendersi conto che sta già cadendo nella trappola di Mirandolina. Lei, nel frattempo, continua a ridicolizzare il comportamento degli altri uomini, guadagnandosi la fiducia del Cavaliere.
- La svolta finale della scena: Mirandolina conclude la scena con un’ultima provocazione: dice al Cavaliere che le piace proprio perché è diverso dagli altri uomini, perché non è effeminato e non si innamora facilmente. Questo è il momento in cui svela il suo obiettivo segreto: “Mi caschi il naso, se avanti domani non l’innamoro”. Questa frase, detta a sé stessa, svela che tutto ciò che ha fatto finora è parte di un piano ben calcolato per far cadere il Cavaliere ai suoi piedi.
Il piano di Mirandolina
Nella scena, Mirandolina utilizza una serie di tattiche psicologiche per far breccia nel cuore del Cavaliere:
- Fingere modestia: Entra con un atteggiamento apparentemente umile e rispettoso, per mettere a proprio agio il Cavaliere.
- Lodi e complimenti mirati: Usa un linguaggio di adulazione sottile, facendogli credere che sia un uomo speciale e diverso dagli altri.
- Denigrazione degli altri corteggiatori: Per rafforzare il legame con il Cavaliere, ridicolizza gli altri uomini che la corteggiano, descrivendoli come sciocchi e inetti.
- Attacco al cuore del Cavaliere: Mirandolina fa leva sull’orgoglio del Cavaliere, enfatizzando quanto apprezzi la virilità e la fortezza che lui rappresenta, distaccandosi dagli stereotipi femminili che il Cavaliere disprezza.
- Simulazione di sincerità: La sua “sincerità” è solo apparente, ma è un mezzo per ottenere la fiducia del Cavaliere, che comincia a rilassarsi e ad abbassare la guardia.
Testo della scena quindicesima del primo atto della Locandiera di Goldoni
SCENA XV. Mirandolina colla biancheria, e detto (Cavaliere di Ripafratta)
Mirandolina. Permette, illustrissimo? (entrando con qualche soggezione)
Cavaliere. Che cosa volete? (con asprezza)
Mirandolina. Ecco qui della biancheria migliore. (s’avanza un poco)
Cavaliere. Bene. Mettetela lì. (accenna il tavolino)
Mirandolina. La supplico almeno degnarsi vedere se è di suo genio.
Cavaliere. Che roba è?
Mirandolina. Le lenzuola sono di rensa. (s’avanza ancor più)
Cavaliere. Rensa?
Mirandolina. Sì signore, di dieci paoli al braccio. Osservi.
Cavaliere. Non pretendevo tanto. Bastavami qualche cosa meglio di quel che mi avete dato.
Mirandolina. Questa biancheria l’ho fatta per personaggi di merito: per quelli che la sanno conoscere; e in verità, illustrissimo, la do per esser lei, ad un altro non la darei.
Cavaliere. Per esser lei! Solito complimento.
Mirandolina. Osservi il servizio di tavola.
Cavaliere. Oh! Queste tele di Fiandra, quando si lavano, perdono assai. Non vi è bisogno che le insudiciate per me.
Mirandolina. Per un Cavaliere della sua qualità, non guardo a queste piccole cose. Di queste salviette ne ho parecchie, e le serberò per V. S. illustrissima.
Cavaliere. (Non si può però negare, che costei non sia una donna obbligante). (da sè)
Mirandolina. (Veramente ha una faccia burbera da non piacergli le donne). (da sè)
Cavaliere. Date la mia biancheria al mio cameriere, o ponetela lì, in qualche luogo. Non vi è bisogno che v’incomodiate per questo.
Mirandolina. Oh, io non m’incomodo mai, quando servo Cavalieri di sì alto merito.
Cavaliere. Bene, bene, non occorr’altro. (Costei vonrebbe adularmi. Donne! Tutte così). (da sè)
Mirandolina. La metterò nell’arcova.
Cavaliere. Sì, dove volete. (con serietà)
Mirandolina. (Oh! vi è del duro. Ho paura di non far niente). (da sè; va a riporre la biancheria)
Cavaliere. (I gonzi sentono queste belle parole, credono a chi le dice, e cascano). (da sè)
Mirandolina. A pranzo, che cosa comanda? (ritornando senza la biancheria)
Cavaliere. Mangerò quello che vi sarà.
Mirandolina. Vorrei pur sapere il suo genio. Se le piace una cosa più dell’altra, lo dica con libertà.
Cavaliere. Se vorrò qualche cosa, lo dirò al cameriere.
Mirandolina. Ma in queste cose gli uomini non hanno l’attenzione e la pazienza che abbiamo noi altre donne. Se le piacesse qualche intingoletto, qualche salsetta, favorisca di dirlo a me.
Cavaliere. Vi ringrazio: ma neanche per questo verso vi riuscirà di far con me quello che avete fatto col Conte e col Marchese.
Mirandolina. Che dice della debolezza di quei due Cavalieri? Vengono alla locanda per alloggiare, e pretendono poi di voler far all’amore colla locandiera. Abbiamo altro in testa noi, che dar retta alle loro ciarle. Cerchiamo di fare il nostro interesse; se diamo loro delle buone parole, lo facciamo per tenerli a bottega; e poi, io principalmente, quando vedo che si lusingano, rido come una pazza.
Cavaliere. Brava! Mi piace la vostra sincerità.
Mirandolina. Oh! non ho altro di buono, che la sincerità.
Cavaliere. Ma però con chi vi fa la corte, sapete fingere.
Mirandolina. Io fingere? Guardimi il cielo. Domandi un poco a quei due signori che fanno gli spasimati per me, se ho mai dato loro un segno d’affetto. Se ho mai scherzato con loro in maniera che si potessero lusingare con fondamento. Non li strapazzo, perchè il mio interesse non lo vuole, ma poco meno. Questi uomini effeminati non li posso vedere. Siccome abborrisco anche le donne, che corrono dietro agli uomini. Vede? Io non sono una ragazza. Ho qualche annetto; non son bella, ma ho avute delle buone occasioni; eppure non ho mai voluto maritarmi, perchè stimo infinitamente la mia libertà.
Cavaliere. Oh sì, la libertà è un gran tesoro.
Mirandolina. E tanti la perdono scioccamente.
Cavaliere. So ben io quel che faccio. Alla larga.
Mirandolina. Ha moglie V. S. illustrissima?
Cavaliere. Il cielo me ne liberi. Non voglio donne.
Mirandolina. Bravissimo. Si conservi sempre così. Le donne, signore… Basta, a me non tocca a dirne male.
Cavaliere. Voi siete per altro la prima donna, ch’io senta parlar così.
Mirandolina. Le dirò: noi altre locandiere vediamo e sentiamo delle cose assai; e in verità compatisco quegli uomini che hanno paura del nostro sesso.
Cavaliere. (È curiosa costei). (da sè)
Mirandolina. Con permissione di V. S. illustrissima. (finge voler partire)
Cavaliere. Avete premura di partire?
Mirandolina. Non vorrei esserle importuna.
Cavaliere. No, mi fate piacere; mi divertite.
Mirandolina. Vede, signore? Così fo con gli altri. Mi trattengo qualche momento; sono piuttosto allegra, dico delle barzellette per divertirli, ed essi subito credono… Se la m’intende, e’ mi fanno i cascamorti.
Cavaliere. Questo accade, perchè avete buona maniera.
Mirandolina. Troppa bontà, illustrissimo. (con una riverenza)
Cavaliere. Ed essi s’innamorano.
Mirandolina. Guardi che debolezza! Innamorarsi subito di una donna!
Cavaliere. Questa io non l’ho mai potuta capire.
Mirandolina. Bella fortezza! Bella virilità!
Cavaliere. Debolezze! Miserie umane!
Mirandolina. Questo è il vero pensare degli uomini. Signor Cavaliere, mi porga la mano.
Cavaliere. Perchè volete ch’io vi porga la mano?
Mirandolina. Favorisca; si degni; osservi, sono pulita.
Cavaliere. Ecco la mano.
Mirandolina. Questa è la prima volta, che ho l’onore d’aver per la mano un uomo, che pensa veramente da uomo.
Cavaliere. Via, basta così. (ritira la mano)
Mirandolina. Ecco. Se io avessi preso per la mano uno di que’ due signori sguaiati, avrebbe tosto creduto ch’io spasimassi per lui. Sarebbe andato in deliquio. Non darei loro una semplice libertà, per tutto l’oro del mondo. Non sanno vivere. Oh benedetto il conversare alla libera! senza attacchi, senza malizia, senza tante ridicole scioccherie. Illustrissimo, perdoni la mia impertinenza. Dove posso servirla, mi comandi con autorità, e avrò per lei quell’attenzione, che non ho mai avuto per alcuna persona di questo mondo.
Cavaliere. Per qual motivo avete tanta parzialità per me?
Mirandolina. Perchè, oltre il suo merito, oltre la sua condizione, sono almeno sicura che con lei posso trattare con libertà, senza sospetto che voglia fare cattivo uso delle mie attenzioni, e che mi tenga in qualità di serva, senza tormentarmi con pretensioni ridicole, con caricature affettate.
Cavaliere. (Che diavolo ha costei di stravagante, ch’io non capisco!) (da sè)
Mirandolina. (Il satiro si anderà a poco a poco addomesticando).
Cavaliere. Orsù, se avete da badare alle cose vostre, non restate per me.
Mirandolina. Si signore, vado ad attendere alle faccende di casa. Queste sono i miei amori, i miei passatempi. Se comanderà qualche cosa, manderò il cameriere.
Cavaliere. Bene… Se qualche volta verrete anche voi, vi vedrò.
Mirandolina. Io Veramente non vado mai nelle camere dei forestieri, ma da lei ci verrò qualche volta.
Cavaliere. Da me… Perchè?
Mirandolina. Perchè, illustrissimo signore, ella mi piace assaissimo.
Cavaliere. Vi piaccio io?
Mirandolina. Mi piace, perchè non è effeminato, perchè non è di quelli che s’innamorano. (Mi caschi il naso, se avanti domani non l’innamoro). (da sè, e parte)
Conclusione
In questa scena, Goldoni mette in evidenza l’abilità manipolatoria di Mirandolina, che con astuzia e sottigliezza riesce a manipolare il Cavaliere di Ripafratta. La sua strategia è basata sulla comprensione profonda delle debolezze maschili, in particolare l’orgoglio e la convinzione di essere superiori alle donne. Mirandolina, però, è sempre un passo avanti: conosce bene le dinamiche della seduzione e riesce a piegare gli uomini al suo volere senza mai perdere il controllo. “La locandiera” è una celebrazione della forza e dell’indipendenza femminile, che qui emerge attraverso la capacità di una donna di giocare con le regole del gioco sociale e di uscirne vincitrice.