Vento a Tindari di Salvatore Quasimodo
28 Dicembre 2019Più in là canzone liberamente ispirata alla poesia Maestrale di Eugenio Montale
28 Dicembre 2019“La casa dei doganieri” di Eugenio Montale è una delle poesie più rappresentative della raccolta Le Occasioni (1939).
In questo testo, Montale intreccia il tema della memoria e dell’oblio, esprimendo un senso di disorientamento e perdita. La casa dei doganieri diventa un luogo simbolico, in cui il ricordo del passato si scontra con l’impossibilità di riviverlo, e l’autore riflette sulla distanza emotiva tra sé e una persona amata.
1) Testo della poesia La casa dei doganieri di Eugenio Montale
Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto. 5
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna 10
la tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola 15
né qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende…) 20
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
Analisi del testo su La casa dei doganieri
- Tu non ricordi la casa dei doganieri: La poesia inizia con un’apostrofe a una figura femminile che non ricorda più la casa dei doganieri, un luogo che per il poeta è carico di significati emotivi. La casa è collocata su uno “strapiombo” e rappresenta un punto di osservazione e isolamento, ma anche uno spazio desolato, segnato dal tempo e dall’abbandono.
- La lotta contro il tempo e il vento: Montale descrive come il “libeccio” (il vento di sud-ovest) abbia sferzato le vecchie mura della casa per anni. Il vento rappresenta le forze esterne che corrodono i ricordi e le relazioni. Anche il suono del riso, simbolo di gioia passata, non è più lo stesso. Questa corrosione del tempo è sottolineata dall’immagine della “bussola” che “va impazzita”, evocando una perdita di orientamento e sicurezza.
- Il filo della memoria: Il poeta menziona un “filo” che si dipana, simbolo della memoria che si allontana e si fa sfuggente. Montale tiene ancora “un capo” del filo, ma la casa e la figura amata si allontanano, mentre la banderuola sul tetto continua a girare indifferente. Questo filo è fragile, rappresentando il legame sottile tra il poeta e il passato.
- L’orizzonte in fuga: L’immagine dell'”orizzonte in fuga” esprime il senso di una distanza sempre più grande e irraggiungibile. Anche la luce della petroliera, che appare rara e lontana, rafforza l’idea di qualcosa che sfugge e si allontana.
- Il varco: Montale si interroga sul “varco”, una delle sue immagini più ricorrenti. Si chiede se il varco (un’apertura o una via d’uscita) sia ancora presente, ma sembra rispondere in modo negativo, poiché il frangente continua a infrangersi sulla scogliera, simboleggiando l’inesorabilità della vita e l’impossibilità di tornare indietro.
- La solitudine e l’incertezza: La poesia termina con una riflessione sull’incapacità di distinguere chi “va” e chi “resta”. La confusione temporale ed emotiva riflette l’alienazione e la distanza tra il poeta e la persona amata. La ripetizione del “tu non ricordi” e “io non so” crea un senso di smarrimento e solitudine.
Conclusione su La casa dei doganieri
“La casa dei doganieri” è una poesia densa di simbolismo e immagini potenti. Attraverso la figura della casa abbandonata e i temi della memoria e del tempo, Montale esplora il senso di perdita e di disorientamento che caratterizza molte delle sue opere. La poesia lascia il lettore con un senso di incertezza, di fragilità del ricordo e di inevitabile separazione.
2) L’anguilla di Eugenio Montale
L’anguilla è una delle poesie più celebri di Eugenio Montale, tratta dalla raccolta La bufera e altro (1956). In questo testo, l’anguilla diventa un simbolo complesso, legato alla vita, alla resilienza e all’amore. La poesia celebra l’istinto di sopravvivenza dell’animale che, nonostante le avversità, risale i fiumi per giungere ai luoghi della riproduzione.
Testo della poesia L’anguilla di Eugenio Montale
L’anguilla, la sirena
dei mari freddi che lascia il Baltico
per giungere ai nostri mari,
ai nostri estuari, ai fiumi
che risale in profondo, sotto la piena avversa, 5
di ramo in ramo e poi
di capello in capello, assottigliati,
sempre più addentro, sempre più nel cuore
del macigno, filtrando
tra gorielli di melma finché un giorno 10
una luce scoccata dai castagni
ne accende il guizzo in pozze d’acquamorta,
nei fossi che declinano
dai balzi d’Appennino alla Romagna;
l’anguilla, torcia, frusta, 15
freccia d’Amore in terra
che solo i nostri botri o i disseccati
ruscelli pirenaici riconducono
a paradisi di fecondazione;
l’anima verde che cerca 20
vita là dove solo
morde l’arsura e la desolazione,
la scintilla che dice
tutto comincia quando tutto pare
incarbonirsi, bronco seppellito; 25
l’iride breve, gemella
di quella che incastonano i tuoi cigli
e fai brillare intatta in mezzo ai figli
dell’uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu
non crederla sorella? 30