Introduzione a Montale
28 Dicembre 2019Sono una creatura di Giuseppe Ungaretti
28 Dicembre 2019Il rapporto tra Eugenio Montale e Dante Alighieri è complesso e profondo, radicato nella tradizione letteraria italiana e nell’influenza che Dante ha esercitato su molti poeti successivi, anche di stagioni recenti, proprio come Montale.
Montale, pur essendo un poeta del Novecento, riconosce in Dante una fonte di ispirazione e, in particolare, un modello per l’uso della lingua poetica, la riflessione sull’esperienza umana e la ricerca di un significato nell’esistenza.
Influenze dantesche nell’opera di Montale
- L’uso del simbolismo: Come Dante nella Divina Commedia, Montale impiega il simbolismo per trattare temi esistenziali. Montale non cerca di costruire un’allegoria cosmica o religiosa come Dante, ma usa simboli naturali o quotidiani (come il “varco” o gli “ossi di seppia”) per esplorare il senso della vita, il destino umano e la ricerca di una salvezza o di una via di fuga dall’assurdità dell’esistenza. Tuttavia, mentre Dante ha una visione della salvezza come redenzione religiosa, Montale rimane più scettico e disilluso.
- La figura del “varco”: Un elemento centrale nella poesia di Montale è il concetto di “varco”, ovvero una possibile apertura verso una dimensione trascendente o un significato profondo della vita. Questo “varco”, tuttavia, spesso resta irraggiungibile o inaccessibile, suggerendo l’impossibilità di trovare risposte definitive. Questo tema richiama in parte l’idea dantesca del viaggio verso la luce divina e la redenzione, ma con una differenza fondamentale: per Dante il “varco” è aperto grazie alla grazia divina, mentre per Montale resta sempre un’aspirazione irrisolta.
- Riflessione sul male e la sofferenza: In Ossi di seppia e in altre raccolte, Montale esplora spesso la sofferenza, la mancanza di senso e la crisi esistenziale, temi che anche Dante affronta nella Commedia, soprattutto nell’Inferno. In particolare, Montale condivide con Dante l’idea che la vita umana sia attraversata da sofferenza e che il male sia una parte inevitabile della condizione umana. Tuttavia, mentre Dante vede la sofferenza come una tappa verso la redenzione, Montale spesso la descrive come un’esperienza senza riscatto.
- Il paesaggio e l’ambiente naturale: Entrambi i poeti usano il paesaggio come metafora della condizione umana. Se Dante dipinge paesaggi cosmici e ultraterreni che riflettono lo stato dell’anima, Montale utilizza scenari più terreni e aridi (come le coste liguri, il mare, i giardini) per rappresentare la condizione di aridità esistenziale e il senso di isolamento dell’individuo.
Differenze fondamentali
- Il rapporto con il trascendente: Mentre Dante concepisce l’esistenza come un viaggio verso Dio e la salvezza, Montale è molto più scettico riguardo alla possibilità di una dimensione trascendente. In Montale c’è una costante tensione tra il desiderio di una salvezza o di un significato più alto e l’impossibilità di trovarlo. Questa distanza tra i due poeti si manifesta nel tono di Montale, più pessimista e disilluso rispetto alla fiducia dantesca in un ordine superiore e in una giustizia divina.
- La visione della poesia: Per Dante, la poesia è un mezzo attraverso il quale si può trasmettere una verità universale e religiosa. Montale, invece, concepisce la poesia come uno strumento più limitato, che può solo suggerire l’assenza di risposte e la condizione di crisi dell’uomo contemporaneo. La poesia di Montale è un atto di resistenza alla mancanza di significato, ma senza la certezza di poter raggiungere una verità ultima, come invece è per Dante.
- La struttura e il linguaggio: Dante si avvale di una struttura formale e rigida, con la Commedia suddivisa in tre cantiche e composta da terzine incatenate, mentre Montale, pur ispirandosi a una tradizione classica e alta, rompe frequentemente le forme tradizionali per sperimentare nuove strutture, più libere e frammentarie. Montale, in questo senso, rispecchia una modernità in cui le certezze e gli ordini prestabiliti sono messi in discussione.
Omaggio a Dante
Nonostante le differenze, Montale riconosce la grandezza di Dante. Nella raccolta “Le occasioni” (1939), per esempio, si trovano riferimenti più espliciti a Dante. In particolare, Montale sembra evocare il viaggio dantesco come una metafora della sua stessa ricerca poetica. Nella poesia “Spesso il male di vivere ho incontrato”, Montale riflette sull’incontro con la sofferenza e la morte, temi che riecheggiano l’Inferno dantesco.
In sintesi, il rapporto tra Montale e Dante si basa su una profonda ammirazione e riconoscimento del valore universale della Divina Commedia, ma allo stesso tempo Montale si distacca dalla visione dantesca di un mondo ordinato e comprensibile, per abbracciare una poetica più incerta, frammentaria e segnata dalla crisi esistenziale della modernità.