Veglia di Giuseppe Ungaretti
28 Dicembre 2019Introduzione a Ungaretti
28 Dicembre 2019Sono una creatura è una delle più celebri poesie di Giuseppe Ungaretti, scritta durante la Prima Guerra Mondiale e inserita nella raccolta L’Allegria (originariamente Il porto sepolto).
La lirica è fortemente legata all’esperienza della guerra, vissuta in prima persona dal poeta, ed esprime il dolore, la sofferenza e la vulnerabilità dell’essere umano di fronte alla brutalità del conflitto.
Testo della poesia:
Sono una creatura
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo.
Parafrasi:
Sono una creatura fragile e vulnerabile.
Sono come questa pietra del monte San Michele,
fredda, dura, priva di emozioni,
arida e incapace di reagire,
del tutto priva di vita.
Il mio dolore è come questa pietra,
un pianto che non è visibile.
La sofferenza della morte non si esaurisce con essa,
ma si continua a pagare vivendo.
Analisi:
La poesia esprime con intensità la condizione di sofferenza e disumanizzazione che la guerra provoca nell’uomo. Ungaretti, che partecipò al conflitto come soldato, utilizza immagini semplici ma potentissime per rendere la sensazione di annullamento emotivo e fisico.
- “Come questa pietra del S. Michele”: Il Monte San Michele, situato vicino a Gorizia, è uno dei luoghi simbolo della Prima Guerra Mondiale, teatro di sanguinose battaglie. La pietra fredda e dura diventa metafora della condizione interiore del poeta, prosciugato dalle emozioni, indurito dalla sofferenza.
- “Così fredda, così dura, così prosciugata, così refrattaria, così totalmente disanimata”: La ripetizione di “così” rafforza il paragone tra la pietra e l’anima del poeta, che si sente svuotato, incapace di reagire, insensibile come un oggetto inanimato.
- “Il mio pianto che non si vede”: Ungaretti introduce il tema del dolore interiore, che non trova sfogo esteriore. Il pianto invisibile simboleggia una sofferenza profonda, talmente intima da non manifestarsi con lacrime visibili.
- “La morte si sconta vivendo”: Questo è forse il verso più enigmatico e celebre della poesia. Il dolore della vita è visto come un pegno da pagare per la morte. L’esperienza della guerra ha trasformato la vita stessa in una sofferenza costante, un modo di espiare o prepararsi alla morte. Vivere diventa un lungo sconto della sofferenza legata alla morte, sia fisica che morale.
Commento:
“Sono una creatura” rappresenta una delle più intense testimonianze del senso di smarrimento e di disumanizzazione causato dall’orrore della guerra. Ungaretti si identifica con la pietra del Monte San Michele, luogo simbolo delle battaglie in cui ha combattuto. L’immagine della pietra fredda e inerte esprime un senso di annullamento dell’individualità, in cui l’uomo si sente come una cosa inanimata, priva di calore e vitalità.
Il pianto invisibile del poeta sottolinea un dolore che non può essere espresso né condiviso: è un dolore intimo, profondo, che rispecchia l’incomunicabilità e la solitudine vissute dal poeta in guerra. Il senso di alienazione, di perdita del senso della vita, è enfatizzato dal concetto che la morte non arriva improvvisa come fine della sofferenza, ma è un’esperienza che si sconta vivendo.
Ungaretti, attraverso la concisione e l’essenzialità del linguaggio, riesce a rendere universale la sua esperienza personale. Ogni parola è scelta con estrema cura, in uno stile ridotto all’essenziale, tipico della sua poetica ermetica. La guerra diventa il pretesto per riflettere sulla condizione umana, sulla fragilità dell’esistenza e sul destino ineluttabile della sofferenza.
“Sono una creatura” mostra una delle principali tematiche di Ungaretti: la ricerca di senso di fronte al dolore e alla morte. La poesia, pur nella sua brevità, esprime in modo profondo il dramma dell’uomo moderno, immerso in un mondo distruttivo, in cui la vita sembra una condanna.