Canto trentesimo del Purgatorio vv. 1-54
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28 Dicembre 2019La “Canzona di Bacco” è un componimento di Lorenzo de’ Medici, noto anche come il Magnifico, scritto nel contesto dei festeggiamenti carnevaleschi del Rinascimento fiorentino.
Il testo esprime un invito gioioso alla celebrazione della giovinezza e del piacere, in linea con lo spirito dell’umanesimo rinascimentale, che esaltava i valori terreni e la centralità dell’uomo.
Analisi
La poesia ruota attorno al tema del carpe diem, esaltando la fugacità della giovinezza e la necessità di godere del presente: “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”. La reiterazione di questo ritornello sottolinea l’urgenza di vivere il momento, poiché il futuro è incerto.
La scena è popolata da figure mitologiche legate a Bacco e alla vita edonistica: Bacco e Arianna, le ninfe e i satiri, il vecchio Sileno e Mida, tutti simboli del piacere e dell’abbondanza. Il dio Bacco rappresenta la celebrazione dei sensi e del piacere terreno, mentre Arianna è il simbolo della passione amorosa.
Sileno, il vecchio ubriaco, con la sua gioia anche nella vecchiaia, evidenzia che l’ebbrezza e il piacere non sono limitati solo alla giovinezza, ma attraversano tutta la vita.
La figura di Mida, che trasforma tutto ciò che tocca in oro, è un monito contro l’eccessiva ricerca del potere e delle ricchezze materiali, che non portano alla vera felicità: “E che giova aver tesoro, s’altri poi non si contenta?”.
Commento
La “Canzona di Bacco” esprime una visione edonistica e mondana della vita, tipica dell’umanesimo rinascimentale. Il poeta invita tutti, giovani e vecchi, a cogliere le gioie del presente senza pensare troppo al futuro, poiché la vita è breve e imprevedibile. Il tema della fugacità del tempo e della transitorietà dei beni materiali viene affrontato con leggerezza e una vena ironica, celebrando il piacere come l’unico antidoto all’inevitabile caducità della vita.
Lorenzo de’ Medici si pone quindi come poeta-filosofo della sua epoca, ricordando l’importanza della spensieratezza in un mondo segnato dall’incertezza.
Testo della poesia
Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.
5 Quest’è Bacco e Arïanna,
belli, e l’un dell’altro ardenti;
perché ’l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
10 sono allegri tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
15 per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia:
20 di doman non c’è certezza.
Queste ninfe anche hanno caro
da lor essere ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se non gente rozze e ingrate;
25 ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Questa soma, che vien drieto
30 sopra l’asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto,
già di carne e d’anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
35 Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
40 s’altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
45 Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi,
oggi sìan, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi.
Ogni tristo pensier caschi:
50 facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Ciascun suoni, balli e canti,
arda di dolcezza il core:
55 non fatica, non dolore!
Ciò che ha esser, convien sia.
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.