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28 Dicembre 2019“Invernale” di Guido Gozzano è una poesia carica di simbolismo e suggestioni crepuscolari.
Racconta un momento di tensione tra due amanti, immersi in una situazione fisica e psicologica precaria, che riflette la fragilità dei sentimenti e della vita stessa. La poesia combina la narrazione di una scena su un lago ghiacciato con una riflessione più ampia sulla paura, il desiderio di vivere e la separazione tra il poeta e la figura femminile, che rappresenta una femminilità misteriosa e quasi fatale.
Introduzione
Guido Gozzano appartiene alla corrente del crepuscolarismo, che rifiuta i grandi ideali e le esaltazioni romantiche o eroiche del passato, a favore di un’attenzione alla quotidianità, alla fragilità umana e alla decadenza dei valori. In Invernale, questi temi emergono in modo chiaro attraverso una scena apparentemente semplice: due persone pattinano su una superficie di ghiaccio incrinato, simbolo della precarietà delle relazioni e dell’esistenza.
Analisi del testo
La poesia si apre con l’immagine del ghiaccio che si incrina: “…. cri…. i…. i…. i…. icch….”. L’allitterazione, insieme all’onomatopea, crea un effetto sonoro che evoca immediatamente la tensione del momento. Il ghiaccio, che si frantuma sotto il peso dei pattinatori, rappresenta la fragilità non solo della situazione fisica, ma anche dei legami tra i due protagonisti. L’iniziale richiamo alla fuga, “A riva! A riva!”, indica un senso di pericolo imminente, e i pattinatori abbandonano rapidamente la superficie malsicura, a eccezione della protagonista femminile, che trattiene il poeta.
La donna, con un gesto intimo e forte, “chiuse il mio braccio conserto, / le sue dita intrecciò, vivi legami”, trattiene il poeta in una sorta di sfida alla realtà, invitandolo a rimanere con lei sul ghiaccio incrinato, simbolo della loro relazione o dell’illusione amorosa. L’invito a “Resta, se tu m’ami!” introduce un conflitto tra il desiderio di sfuggire al pericolo e il richiamo emotivo dell’amore. Restare significa accettare il rischio, ma anche vivere un momento di intensa emozione.
La sensazione di sospensione e abbandono si intensifica con l’immagine di una rotazione sul ghiaccio: i due amanti, “soli restammo, in largo volo aperto, / ebbri d’immensità, sordi ai richiami”. Il volo aperto è simbolo di libertà e leggerezza, ma è anche un’immagine di alienazione, di distacco dal mondo circostante. Qui Gozzano esprime la fuga temporanea dalla realtà, la ricerca di una dimensione illusoria in cui l’amore può sembrare assoluto, ma che in realtà è fragile come il ghiaccio su cui pattinano.
La rottura di questa illusione arriva quando il poeta inizia a percepire con sempre maggiore chiarezza il rumore del ghiaccio che si incrina sotto di loro: “Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più tetro…”. Questa ripetizione crea un effetto crescente di tensione e paura. La sensazione di pericolo si fa concreta e, in un momento di epifania, il poeta vede il proprio volto e quello della donna riflessi sotto il ghiaccio, “già risupini lividi sepolti”, anticipando l’immagine della morte.
A questo punto, il desiderio di sopravvivenza prevale. Il poeta, incapace di sostenere il rischio e il richiamo della donna, la abbandona: “Oh! Come, come, a quelle dita avvinto, / rimpiansi il mondo e la mia dolce vita!”. Il richiamo istintivo alla vita, descritto come “voluttà di vivere infinita”, lo spinge a liberarsi dalle dita della donna e a fuggire verso la riva, “ansante, vinto”.
La donna, invece, rimane da sola, sorda al suo nome, continuando a pattinare nel suo “regno solo”. La sua figura è descritta in modo contrastante: è bella e ardita, “palpitante come la procellaria che raccoglie il volo”, un’immagine che richiama un uccello che si rialza dopo la tempesta. Nonostante il pericolo, la donna sembra trovare piacere nella sfida, dimostrando una forza e una sicurezza che il poeta non possiede.
Contrasto tra i due protagonisti
Uno degli aspetti più interessanti di questa poesia è il contrasto tra il poeta e la figura femminile. Mentre il poeta è dominato dalla paura e dall’istinto di sopravvivenza, la donna rappresenta un ideale di coraggio e indipendenza. Anche dopo aver toccato nuovamente il suolo, la donna si rivolge al poeta con un misto di cortesia e disprezzo: “Signor mio caro, grazie!” per poi sibilarlo con un epiteto di condanna, “Vile!”. Questo finale segna la sconfitta morale del poeta, che viene giudicato per la sua incapacità di rischiare e per aver ceduto alla paura.
Temi principali
- La fragilità umana: Il ghiaccio incrinato è una metafora della fragilità dell’amore e della vita stessa. La precarietà della situazione riflette la vulnerabilità dei sentimenti e l’incapacità umana di affrontare il pericolo in modo disinvolto.
- L’istinto di sopravvivenza: La fuga del poeta rappresenta il conflitto tra l’amore e l’istinto di sopravvivenza. Nonostante il desiderio di rimanere con la donna, l’impulso di vivere prevale, spingendolo a fuggire dal pericolo.
- Il contrasto tra i sessi: La donna è ritratta come un personaggio più forte e risoluto del poeta. La sua capacità di restare sul ghiaccio, nonostante il pericolo, la rende una figura simbolica di libertà e sfida, mentre il poeta rappresenta la debolezza e la paura.
Commento conclusivo
“Invernale” di Guido Gozzano è una poesia complessa che unisce descrizioni naturalistiche e simboliche per esplorare la fragilità delle relazioni e la paura della morte. Il ghiaccio che si incrina sotto i pattinatori diventa una potente metafora per l’instabilità dei legami amorosi e per la costante minaccia del fallimento o della fine. La poesia riflette anche un senso di disillusione tipico del crepuscolarismo, in cui il poeta riconosce la propria inadeguatezza e la difficoltà di abbracciare l’amore o l’avventura con la stessa intensità e sicurezza della donna.
Il finale, in cui la donna lo ringrazia sarcasticamente e lo definisce “vile”, conferma la disparità tra i due personaggi e lascia il lettore con un senso di tristezza e sconfitta. La paura ha vinto sull’amore, e il poeta non può che accettare la sua condizione di uomo debole e disilluso, consapevole della propria incapacità di vivere in modo autentico e coraggioso.
Ecco il testo della poesia di Gozzano:
INVERNALE.
«…. cri…. i…. i…. i…. icch….
l’incrinatura
il ghiaccio rabescò, stridula e viva.
«A riva!» Ognuno guadagnò la riva
disertando la crosta malsicura.
«A riva! A riva!…» Un soffio di paura
disperse la brigata fuggitiva.
«Resta!» Ella chiuse il mio braccio conserto,
le sue dita intrecciò, vivi legami,
alle mie dita. «Resta, se tu m’ami!»
E sullo specchio subdolo e deserto
soli restammo, in largo volo aperto,
ebbri d’immensità, sordi ai richiami.
Fatto lieve così come uno spetro,
senza passato più, senza ricordo,
m’abbandonai con lei, nel folle accordo,
di larghe rote disegnando il vetro.
Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più tetro….
dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più sordo…
Rabbrividii così, come chi ascolti
lo stridulo sogghigno della Morte,
e mi chinai, con le pupille assorte,
e trasparire vidi i nostri volti
già risupini lividi sepolti….
Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più forte….
Oh! Come, come, a quelle dita avvinto,
rimpiansi il mondo e la mia dolce vita!
O voce imperïosa dell’istinto!
O voluttà di vivere infinita!
Le dita liberai da quelle dita,
e guadagnai la ripa, ansante, vinto….
Ella sola restò, sorda al suo nome,
rotando a lungo nel suo regno solo.
Le piacque, alfine, ritoccare il suolo;
e ridendo approdò, sfatta le chiome,
e bella ardita palpitante come
la procellaria che raccoglie il volo.
Non curante l’affanno e le riprese
dello stuolo gaietto femminile,
mi cercò, mi raggiunse tra le file
degli amici con ridere cortese:
«Signor mio caro, grazie!» E mi protese
la mano breve, sibilando: – Vile! –