La svolta nicciana di D’Annunzio e la Sera Fiesolana
28 Dicembre 2019Il piacere di D’Annunzio
28 Dicembre 2019Il capitolo 7 della Germania di Tacito ci offre una descrizione del sistema di leadership e delle pratiche belliche dei Germani, mettendo in luce una struttura gerarchica peculiare, che combina nobiltà e virtù, e un coinvolgimento profondo delle famiglie, in particolare delle donne, nel contesto della guerra.
Tacito sembra voler delineare un modello di società meno gerarchico e autoritario rispetto a quello romano, ma basato sulla virtù e sull’esempio.
Testo latino:
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Traduzione:
[7] “Scelgono i re per nobiltà e i capi per valore. Né ai re è concessa una potenza illimitata o libera, e i capi governano più con l’esempio che con il comando, se sono pronti, se si fanno notare, se combattono in prima linea, essi comandano per ammirazione. Per il resto, non è permesso a nessuno punire, incatenare, e nemmeno percuotere, se non ai sacerdoti, non come punizione, né per ordine del capo, ma come se fosse un comando del dio che si crede assista i combattenti. E portano in battaglia immagini e segni sacri, presi dai boschi sacri. E quello che è il più grande incentivo al coraggio è che la cavalleria o i cunei non si formano per caso o per aggregazione fortuita, ma per famiglie e parentele. E lì accanto vi sono i loro affetti più cari, da dove si odono i lamenti delle donne e i vagiti dei bambini. Questi sono i testimoni più sacri per ciascuno, i giudici più severi. Alle madri, alle mogli portano le ferite; né queste si spaventano a contare o chiedere il numero delle ferite, e portano cibo e incitamenti ai combattenti.” |
In questo capitolo, Tacito descrive il sistema politico e militare dei Germani, sottolineando la scelta dei re e dei capi. I re vengono scelti in base alla nobiltà, un principio che collega il potere alla discendenza, mentre i capi militari vengono selezionati in base alla virtù personale, in particolare al coraggio e all’abilità in battaglia. Questa distinzione tra re e capi riflette un sistema che, almeno in parte, cerca di bilanciare l’autorità ereditaria con il merito individuale. Tuttavia, Tacito osserva che neanche i re godono di poteri assoluti, e i capi non governano attraverso l’autorità coercitiva, ma grazie alla loro capacità di ispirare rispetto e ammirazione.
Un aspetto interessante è il ruolo dei sacerdoti, a cui è riservata l’autorità di infliggere punizioni o eseguire condanne. Tacito sottolinea che questo potere non deriva dal comando dei capi, ma dalla presunta volontà divina. Ciò conferisce ai sacerdoti un ruolo importante nella sfera militare, indicando che la religione è profondamente integrata nella vita pubblica e nelle operazioni belliche. I Germani credono che gli dèi siano presenti durante le battaglie, e i simboli sacri che portano con sé in combattimento servono a rafforzare questo legame spirituale.
Tacito introduce poi un elemento peculiare della tattica di guerra germanica: l’organizzazione dei soldati in unità non casuali o basate sull’aggregazione momentanea, ma su legami familiari e di parentela. Questo dettaglio è cruciale perché lega il coraggio e la forza dei combattenti alla difesa dei propri cari, presenti nelle vicinanze del campo di battaglia. Le donne e i bambini non sono semplici spettatori, ma una parte integrante del sistema militare, fungendo da stimolo emotivo e da supporto. I lamenti delle donne e il pianto dei bambini rappresentano un potente incentivo per i guerrieri, che combattono con maggiore ardore sapendo di avere accanto i loro affetti più cari.
Il coinvolgimento delle donne è un altro elemento degno di nota. Tacito descrive le madri e le mogli come partecipi della battaglia in modo indiretto: esse accolgono i guerrieri feriti, non temono di contare le ferite, e forniscono cibo e incoraggiamento durante i combattimenti. Le donne, quindi, non sono passive, ma svolgono un ruolo attivo, sia come sostenitrici morali sia come figure che giudicano il valore dei combattenti. Questo aspetto della società germanica differisce dalla cultura romana, in cui il ruolo delle donne era più separato dalle attività militari, e contribuisce a creare l’immagine di una società in cui i legami familiari sono al centro della vita pubblica.
Conclusione sul capitolo 7:
Il capitolo 7 della Germania di Tacito ci presenta una società germanica in cui la leadership è basata su una combinazione di nobiltà e virtù, ma con un potere limitato sia per i re sia per i capi. La figura del capo militare è particolarmente interessante perché governa più per l’esempio che per l’imposizione, incarnando così una forma di autorità carismatica. La religione gioca un ruolo centrale nella guerra, con i sacerdoti che esercitano un potere spirituale nelle questioni di disciplina. Infine, l’organizzazione militare dei Germani è profondamente legata ai legami familiari, con le donne e i bambini che partecipano indirettamente alla battaglia, offrendo supporto morale e fungendo da motivazione per i guerrieri. Questo modello di società, in cui la famiglia e la virtù personale sono i pilastri dell’organizzazione militare e politica, rappresenta un netto contrasto con la struttura più gerarchica e formale della società romana.
Il capitolo 20 della Germania di Tacito, invece, fornisce uno spaccato sociologico della società germanica, che l’autore contrappone implicitamente al modello romano, evidenziandone la semplicità e l’aderenza a valori più arcaici.
Tacito si serve dei Germani come di un exemplum per mettere in luce la decadenza della società romana del I secolo d.C., introducendo un paragone tra la corruzione e la sofisticazione di Roma e la presunta purezza morale dei popoli germanici.
Testo latino e Traduzione del capitolo 20 della Germania di Tacito:
Testo latino:
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Traduzione:
[20] “In ogni casa, crescono nudi e sporchi, in quei corpi e su quelle membra che ci stupiscono. Ogni madre nutre i propri figli al seno, e non sono affidati a schiave o nutrici. Non si può distinguere il padrone dal servo per nessun lusso nell’educazione: vivono tra gli stessi animali, sulla stessa terra, finché l’età non separa i liberi e la virtù non li riconosce. L’amore per i giovani è tardivo, e per questo la pubertà rimane inesaurita. Neppure le vergini sono date in matrimonio precocemente; la giovinezza è la stessa, così come l’altezza: si uniscono in matrimonio come pari e robusti, e i figli riproducono la forza dei genitori. I figli delle sorelle hanno lo stesso onore presso lo zio materno che presso il padre. Alcuni ritengono che questo legame di sangue sia più sacro e stretto, e nella consegna degli ostaggi richiedono più spesso i figli delle sorelle, come se tenessero così più saldamente sia l’animo sia la casa. Tuttavia, gli eredi e i successori di ciascuno sono i propri figli, e non ci sono testamenti. Se non ci sono figli, i fratelli, gli zii paterni e materni sono i successori. Quanto più numerosi sono i parenti e gli affini, tanto più onorevole è la vecchiaia; e non c’è nessuna ricompensa per chi non ha figli.” |
Tacito idealizza l’educazione dei giovani Germani, dipingendola come spartana e priva dei lussi tipici dell’aristocrazia romana. L’assenza di figure intermediarie come nutrici e schiavi, centrali nella crescita dei figli delle élite romane, permette a Tacito di esaltare un’educazione familiare diretta e austera, che contribuisce a sviluppare in ogni individuo la virtus. Il concetto di virtus qui è interpretato in chiave meritocratica: non è la nascita, ma il valore personale a determinare lo status sociale. Questa descrizione potrebbe rispondere a un desiderio di Tacito di evidenziare come l’impegno personale e la disciplina fossero principi centrali nella società germanica, in contrasto con la progressiva perdita di questi valori a Roma.
Tacito mostra anche un forte interesse per la regolamentazione sessuale e matrimoniale dei Germani, dipingendo una società in cui i rapporti coniugali sono regolati dalla maturità e dall’uguaglianza tra i sessi, almeno sul piano fisico e morale. La tardività dei matrimoni e la robustezza dei figli che ne derivano sembrano essere, per l’autore, una manifestazione della superiorità morale e fisica di queste genti, che Tacito presenta come un modello alternativo all’affievolimento delle virtù fisiche che caratterizza la gioventù romana, spesso segnata da vizi e matrimoni prematuri.
L’osservazione sul ruolo privilegiato dei figli delle sorelle nei legami di parentela, e in particolare nella consegna degli ostaggi, ha attirato l’attenzione degli studiosi moderni per la sua peculiarità. Tacito segnala qui un fenomeno che potrebbe suggerire la sopravvivenza di pratiche matrilineari in alcune tribù germaniche, laddove il legame materno sembra avere un valore più alto rispetto a quello paterno. Questo dettaglio si inserisce in un dibattito storiografico più ampio sull’esistenza di tracce di matrilinearità in società indoeuropee arcaiche, anche se Tacito non approfondisce le origini o le implicazioni di questa usanza.
La successione ereditaria, che Tacito descrive come priva di testamenti e regolata da una trasmissione automatica dei beni ai figli, riflette una società in cui la coesione familiare e la continuità del lignaggio sono centrali. Questo è un aspetto cruciale per comprendere la struttura economica e sociale dei Germani, che Tacito sembra ritenere più sana rispetto alla complessità giuridica e alla frammentazione familiare della società romana. La mancanza di testamenti, istituto fondamentale nel diritto romano, sottolinea il carattere comunitario della società germanica, dove la famiglia allargata gioca un ruolo cruciale nella gestione del patrimonio.
L’enfasi finale di Tacito sul valore attribuito alla prole, e sull’onore derivato dal numero di parenti, contrasta con la crescente pratica dell’orbitas (cioè la mancanza di discendenti) tra l’élite romana, dove l’assenza di figli spesso portava vantaggi economici, poiché i patrimoni venivano trasferiti a membri esterni alla famiglia, o allo Stato. In Germania, invece, la procreazione è descritta come un dovere sociale fondamentale, che conferisce prestigio e sicurezza nella vecchiaia.
Conclusione sul capitolo 20:
Tacito sfrutta il ritratto della famiglia e delle pratiche ereditarie germaniche per costruire una critica sottile alla società romana, offrendo l’immagine di una società “pura” che preserva valori arcaici come la forza fisica, la coesione familiare e la virtù meritocratica. Da una prospettiva storiografica, il suo resoconto riflette l’interesse degli intellettuali romani del I secolo per le virtù “primitive” delle società tribali, viste come un antidoto alla complessità e alla decadenza morale di Roma. Tuttavia, questo quadro è in parte idealizzato e serve probabilmente più come specchio critico delle debolezze della società romana piuttosto che come una descrizione oggettiva e realistica delle usanze germaniche.