La sfrontata impudenza di Catilina, Prima Catilinaria, I, 1
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28 Dicembre 2019Il Proemio de “La lira” e il sonetto “Bella schiava” sono due esempi emblematici del modo far poesia di Giovan Battista Marino
Incominciamo con la lettura dei due testi originali di Marino:
Proemio de “La lira”
Altri canti di Marte e di sua schiera
gli arditi assalti e l’onorate imprese,
le sanguigne vittorie e le contese,
i trionfi di Morte orrida e fera.
l’ canto, Amor, da questa tua guerrera
quant’ebbi a sostener mortali offese,
come un guardo mi vinse, un crin mi prese:
istoria miserabile ma vera.
Duo begli occhi fur l’armi onde traffitta
giacque, e di sangue in vece amaro pianto
sparse lunga stagion l’anima afflitta.
Tu, per lo cui valor la palma e ‘l vanto
ebbe di me la mia nemica invitta,
se desti morte al cor, dà vita al canto.
Sonetto “Bella schiava”:
Nera sì, ma se’ bella, o di Natura
fra le belle d’Amor leggiadro mostro.
Fosca è l’alba appo te, perde e s’oscura
presso l’ebeno tuo l’avorio e l’ostro.
5 Or quando, or dove il mondo antico o il nostro
vide sì viva mai, sentì sì pura,
o luce uscir di tenebroso inchiostro,
o di spento carbon nascere arsura?
Servo di chi m’è serva, ecco ch’avolto
10 porto di bruno laccio il core intorno,
che per candida man non fia mai sciolto.
Là ’ve più ardi, o sol, sol per tuo scorno
un sole è nato, un sol che nel bel volto
porta la notte, et ha negli occhi il giorno.
Proemio de La lira
Parafrasi:
Altri poeti cantano le gesta di Marte (dio della guerra) e dei suoi guerrieri: i coraggiosi assalti, le imprese onorevoli, le vittorie sanguinose, le battaglie, e i trionfi della Morte, orribile e feroce. Io invece, o Amore, canto delle ferite mortali che ho dovuto subire in quanto guerriero al tuo servizio, come uno sguardo mi ha sconfitto e una ciocca di capelli mi ha catturato: una storia triste ma vera. Due bei occhi sono state le armi con cui fui trafitto, e al posto del sangue la mia anima afflitta ha versato lacrime amare per lungo tempo. Tu, Amore, che hai dato forza alla mia invincibile nemica per ottenere il trionfo su di me, se hai dato la morte al mio cuore, ora dà vita al mio canto.
Analisi e commento:
Nel proemio de La lira, Giovan Battista Marino (1569-1625) presenta subito un contrasto con i tradizionali temi epici. Gli altri poeti celebrano Marte, dio della guerra, e le sue imprese eroiche; Marino, invece, sceglie di cantare l’Amore e le sue battaglie sentimentali. La tensione tra guerra e amore, con il capovolgimento dei valori epici tradizionali, è un tratto tipico della poesia barocca, che predilige l’indagine delle emozioni individuali e i tormenti dell’anima.
Il poeta descrive se stesso come un “guerriero” al servizio di Amore, costretto a subire le ferite inflitte da una donna amata, equiparata a un’invincibile nemica. Le armi di questo conflitto amoroso sono uno sguardo e una ciocca di capelli, che indicano la seduzione sensuale come strumento di conquista. Questo sonetto celebra l’inevitabile sconfitta del poeta dinanzi alla bellezza femminile, un tema comune nella poesia barocca, dove il contrasto tra potenza e vulnerabilità è centrale.
La richiesta finale a Cupido (Amore) di dare vita al canto del poeta, se già ha dato morte al suo cuore, è un’esplicita dichiarazione della funzione consolatoria della poesia. L’amore causa sofferenza, ma tale sofferenza viene sublima nell’arte, conferendo al poeta la possibilità di raggiungere una sorta di immortalità attraverso la scrittura.
“Bella schiava”
Parafrasi:
Sei scura di pelle, ma sei bella, o creatura che l’amore ha reso leggiadra tra le belle della natura. Anche l’alba appare fosca al tuo confronto, e l’avorio e la porpora impallidiscono rispetto al tuo ebano. Quando mai, nell’antichità o nei nostri tempi, si è mai vista una luce così viva e pura emergere da un inchiostro scuro, o una passione ardente nascere da un carbone spento? Io, schiavo di colei che mi è serva, porto attorno al mio cuore un laccio nero, che non sarà mai sciolto da una mano candida. Dove ardi di più, o sole, per tuo scorno, è nato un altro sole, uno che nel suo bel volto porta la notte, ma ha negli occhi il giorno.
Analisi e commento:
Nel sonetto “Bella schiava”, Marino esplora il tema della bellezza femminile attraverso un rovesciamento degli ideali estetici classici. La donna elogiata dal poeta è di pelle scura, e Marino celebra questa caratteristica, esaltando il contrasto tra l’ebano del suo corpo e l’avorio e la porpora, che impallidiscono al confronto.
Questo sonetto rientra nella tradizione letteraria del “paradosso”, un espediente stilistico tipico della poesia barocca. Marino utilizza un continuo gioco di contrasti: la luce che nasce dalle tenebre, l’ardore che scaturisce da ciò che è spento, il sole e la notte. La donna scura di pelle è paragonata a un sole che, ironicamente, “porta la notte” sul volto ma ha negli occhi il giorno. Questa immagine paradossale è caratteristica dello stile barocco, che si basa sulla tensione tra opposti, giocando con l’idea che la bellezza può esistere in forme inaspettate.
Il poeta sottolinea il potere della donna amata, rappresentata come una schiava — forse una schiava africana — ma che in realtà è padrona del cuore del poeta, legato da un “laccio nero”. L’immagine del laccio è simbolica della prigionia amorosa, ma anche del potere che l’amata esercita su di lui. Il fatto che questo laccio sia nero è un ulteriore segno dell’esaltazione della diversità estetica e del capovolgimento dei canoni classici di bellezza, dove la pelle chiara era considerata il massimo dell’attrazione.
Temi principali delle due opere
- Il capovolgimento dei valori epici: Nel proemio de La lira, Marino si allontana dai tradizionali temi epici (Marte, la guerra, il trionfo) per celebrare la sconfitta amorosa, presentando l’amore come una battaglia interiore che non ha bisogno di armi fisiche.
- Il paradosso barocco: In entrambi i componimenti, Marino gioca con i contrasti e i paradossi. In Bella schiava, la donna dalla pelle scura è paragonata a un sole che porta la notte, sovvertendo le tradizionali nozioni di luce e oscurità, bellezza e bruttezza.
- La seduzione sensuale e il potere dell’amore: In entrambi i sonetti, l’amore è descritto come una forza invincibile, capace di soggiogare il poeta. La donna amata, in Bella schiava, non è solo un oggetto di desiderio, ma una forza che tiene prigioniero il cuore dell’amante. In La lira, la donna conquista con lo sguardo e con i capelli, simboli di un potere sottile e irresistibile.
- La sofferenza amorosa: Il tema del dolore amoroso è centrale in Marino. L’amore non è solo fonte di piacere, ma anche di tormento, e questo tormento è trasformato in arte e poesia.