Le Odi di Orazio
28 Dicembre 2019Amico di Renato Zero
28 Dicembre 2019“La favola mia” di Renato Zero è una canzone che affronta i temi centrali della sua poetica: l’interazione tra l’artista e il pubblico, la tensione tra realtà e finzione, e il potere trasformativo dell’arte.
Con il suo linguaggio carico di immagini simboliche, Zero esplora la condizione dell’artista, che vive dietro una maschera ma non rinuncia alla propria autenticità. La “favola” rappresenta un mondo magico e ideale che l’artista offre ogni giorno, creando una connessione profonda e intima con chi lo ascolta.
Analisi del testo
“Ogni giorno racconto la favola mia / La racconto ogni giorno chiunque tu sia”
La canzone si apre con una dichiarazione universale: Renato Zero si propone come narratore della propria “favola”, una storia che racconta ogni giorno a chiunque, senza distinzione. Questa favola non è solo una forma d’intrattenimento, ma un’espressione personale della sua vita, che ogni giorno viene messa in scena per il pubblico. È un atto di condivisione continua e generosa, che si rivolge a un ascoltatore sempre nuovo.
“E mi vesto di sogno per darti se vuoi / L’illusione di un bimbo che gioca agli eroi”
Qui emerge la capacità dell’artista di trasformare la realtà in sogno, offrendo al pubblico una sorta di evasione dalla vita quotidiana. Zero si “veste di sogno” per regalare al suo pubblico l’illusione di tornare bambini, di rivivere l’innocenza e la fantasia di quei giochi infantili in cui ci si immagina eroi. Questo atto di “vestirsi” è centrale nella sua poetica: il costume, il trucco, la finzione artistica diventano strumenti per trasmettere emozioni autentiche.
“Queste luci impazzite si accendono e tu / Cambi faccia ogni sera, ma sei sempre tu”
Le “luci impazzite” rappresentano il palcoscenico, il luogo in cui avviene la magia dello spettacolo. Ogni sera il pubblico può sembrare diverso, ma, sotto la superficie, c’è sempre lo stesso desiderio: trovare sollievo, evasione o emozioni profonde attraverso l’arte. L’artista diventa uno specchio in cui il pubblico può riconoscere sé stesso, cambiando faccia, ma rimanendo essenzialmente lo stesso.
“Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai / L’uomo d’una strada che è la stessa che tu fai”
Qui, Zero svela la sua vulnerabilità: dietro la maschera dell’artista c’è un uomo comune, che affronta le stesse sfide e percorre le stesse strade del suo pubblico. Il travestimento può nascondere, ma non cancella l’umanità di chi lo indossa. Zero cerca di comunicare che l’artista non è diverso dal pubblico, vive le stesse gioie e difficoltà, e proprio questa comune umanità rende possibile la connessione profonda tra loro.
“E mi trucco perché la vita mia / Non mi riconosca e vada via”
In questi versi, il trucco è un atto di difesa, un modo per proteggersi dalla vita. Zero si trucca per non essere riconosciuto dalla vita stessa, quasi a volerla ingannare per sfuggire alle sue dure realtà. Il trucco diventa uno scudo, un modo per reinventarsi e per evitare che la vita quotidiana lo intrappoli. C’è un desiderio di eludere la pesantezza della realtà attraverso la creazione di un’identità artistica alternativa.
“Batte il cuore ed ogni giorno è un’esperienza in più / La mia vita è nella stessa direzione, tu”
Nonostante il trucco e la maschera, il cuore dell’artista continua a battere, a vivere ogni giorno nuove esperienze. Il pubblico e l’artista percorrono insieme lo stesso cammino, condividendo emozioni e riflessioni. Questo legame reciproco è uno dei temi fondamentali della canzone: l’artista vive e si nutre dell’esperienza quotidiana, proprio come il suo pubblico, in un processo continuo di scambio e crescita.
“Con un gesto trasformo la nuda realtà / Poche stelle di carta, il tuo cielo ecco qua”
Zero descrive il potere dell’arte di trasformare la realtà: con un semplice gesto, l’artista è in grado di creare un universo fantastico in cui il pubblico può rifugiarsi. Le “stelle di carta” sono un simbolo della capacità di creare un mondo immaginario con mezzi semplici, ma carichi di significato. L’artista diventa un mago, un creatore di sogni che può offrire un cielo fittizio, ma ugualmente emozionante e reale per chi lo osserva.
“Ed inventa te stesso la musica mia / E dimentichi il mondo con la sua follia”
Attraverso la musica, il pubblico ha la possibilità di reinventarsi, di trovare una nuova identità e di dimenticare temporaneamente il caos e la follia del mondo esterno. Zero invita gli ascoltatori a lasciarsi trasportare dalla sua arte, a trovare in essa un mezzo per riconnettersi con la parte più autentica di sé.
“Forse torni bambino e una lacrima va / Sopra a questo costume che a pelle mi sta”
L’arte di Zero ha il potere di riportare il pubblico a uno stato di innocenza e vulnerabilità, come quello dell’infanzia. La “lacrima” che cade sul costume rappresenta la commozione, il ritorno a una dimensione emotiva pura e sincera. Il costume, che “a pelle mi sta”, è parte integrante dell’artista, quasi una seconda pelle che rappresenta sia la sua maschera pubblica che la sua identità personale.
“Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai / Con le gioie, le amarezze ed i problemi suoi”
Ancora una volta, Zero ribadisce la sua umanità: nonostante la performance, nonostante il trucco e il costume, l’uomo dietro la maschera vive le stesse emozioni e difficoltà di chiunque altro. L’artista non è un essere perfetto o distante, ma un essere umano vulnerabile, che condivide le stesse gioie e dolori del pubblico.
“Quel che cerco, quel che voglio, lo sa solo Dio / Ed ogni volta nascerò / Ed ogni volta morirò / Per questa favola che è mia”
Il finale della canzone assume una dimensione quasi spirituale: ciò che l’artista cerca nella sua vita e nel suo lavoro rimane un mistero conosciuto solo a Dio. Ogni volta che sale sul palco, Zero vive un ciclo di morte e rinascita, come se ogni esibizione fosse un’esperienza catartica che lo rigenera e lo consuma. La “favola” di Zero è dunque una narrazione personale e spirituale, un percorso di trasformazione continua, intriso di mistero e significato.
Temi principali
- L’arte come trasformazione e fuga dalla realtà: La canzone esplora il potere dell’arte di trasformare la realtà e offrire un rifugio dall’esistenza quotidiana. Zero, con la sua musica e i suoi spettacoli, permette al pubblico di dimenticare le difficoltà del mondo e di vivere una “favola” temporanea.
- L’autenticità dietro la maschera: Nonostante il trucco e il costume, l’artista è un uomo vero, con emozioni e difficoltà. La canzone celebra l’autenticità che si nasconde dietro l’apparente finzione della performance.
- Il rapporto tra artista e pubblico: Zero descrive la connessione profonda che si crea tra lui e il suo pubblico durante lo spettacolo. L’artista e il pubblico condividono lo stesso cammino, e ogni esibizione diventa un momento di crescita reciproca.
- Il dualismo vita-arte: La maschera, il trucco e il costume servono all’artista per proteggersi dalla vita reale, ma allo stesso tempo sono parte integrante della sua identità. La “favola” di Zero è un percorso di costante rinascita e trasformazione.
Conclusione
“La favola mia” di Renato Zero è una riflessione profonda sul ruolo dell’artista e sul potere dell’arte di trasformare la realtà. Attraverso il linguaggio simbolico e poetico, Zero invita il pubblico a entrare nella sua “favola”, un mondo magico in cui è possibile evadere dalle difficoltà della vita e ritrovare la propria autenticità. La maschera e il costume diventano strumenti per esprimere verità universali, e la performance artistica si trasforma in un atto di comunione tra l’artista e il pubblico.