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28 Dicembre 2019“L’Armando” è una canzone scritta da Dario Fo e Enzo Jannacci, due giganti della cultura italiana, noti per il loro spirito satirico e la loro capacità di mescolare ironia, comicità e critica sociale.
Pubblicata nel 1964, la canzone è un esempio perfetto del teatro canzone tipico della collaborazione tra Fo e Jannacci, dove le parole, spesso surreali, si intrecciano con una melodia semplice e orecchiabile, creando un effetto comico e malinconico allo stesso tempo.
Analisi del testo:
Il brano racconta la storia di Armando, un personaggio misterioso, un po’ grottesco, che “non c’è più” ma di cui tutti parlano e si ricordano, senza che mai venga spiegato chiaramente cosa gli sia successo. Questo lascia un alone di mistero e allo stesso tempo di tragicomico attorno alla sua figura.
- La figura di Armando: Armando sembra rappresentare una persona comune, uno di quegli individui anonimi che passano inosservati, ma la cui assenza improvvisa lascia comunque un vuoto e solleva domande. La canzone, attraverso questo personaggio, riflette probabilmente sulla fragilità della condizione umana, sugli effetti che la scomparsa di una persona può avere su chi resta e su come la società tende a dimenticare facilmente.
- Il linguaggio surreale e comico: Il testo è costruito con un linguaggio che è tipico dello stile di Fo e Jannacci, pieno di ripetizioni e di un tono volutamente ingenuo, quasi da filastrocca. Tuttavia, dietro questa semplicità apparente, si cela una riflessione più profonda sulla condizione umana, sull’assenza e sull’alienazione. Il contrasto tra il tono leggero e il tema potenzialmente drammatico crea un effetto comico che è tipico della poetica di questi due artisti.
- Il mistero di Armando: Armando “non c’è più”, ma la canzone non spiega mai cosa gli sia realmente successo. Questa mancanza di chiarezza è un altro tratto distintivo dello stile di Fo e Jannacci, che spesso giocano con l’assurdo e lasciano ampi spazi all’interpretazione personale. Potrebbe trattarsi di una persona scomparsa, morta o semplicemente dimenticata, ma ciò che conta è l’effetto che la sua assenza ha su chi resta.
Temi principali:
- L’assenza e l’oblio: La canzone parla dell’assenza di Armando, un uomo di cui si sa poco, ma che nonostante tutto lascia un vuoto. Questo tema può essere interpretato come una riflessione sulla fragilità della memoria e sull’inevitabilità dell’oblio che colpisce tutti prima o poi.
- Il grottesco e il tragico: Il brano, pur avendo un tono leggero e giocoso, cela elementi tragici e grotteschi. La figura di Armando, pur se apparentemente anonima, diventa simbolica della condizione dell’essere umano che può essere facilmente dimenticato o sparire senza lasciare traccia.
- La comicità surreale: Fo e Jannacci sono maestri nel creare un’atmosfera comica attraverso il surreale. La ripetitività del testo, l’insistenza sull’assenza di Armando e il mistero che circonda la sua figura, creano un effetto comico che però lascia spazio alla riflessione.
Stile musicale:
Musicalmente, il brano è semplice, con un accompagnamento che richiama lo stile popolare e il cabaret. Questo contribuisce a creare un’atmosfera leggera e orecchiabile, in contrasto con il potenziale drammatico del tema. L’efficacia della canzone sta anche nella sua capacità di far emergere emozioni contrastanti attraverso la combinazione di musica e parole.
Il contesto storico:
Nel 1964, quando fu pubblicata la canzone, l’Italia stava attraversando un periodo di grandi cambiamenti sociali ed economici. Fo e Jannacci, con il loro teatro canzone, si inserivano in un contesto culturale in cui la satira e la critica sociale erano strumenti potenti per riflettere sulle contraddizioni della società. La figura di Armando potrebbe essere letta anche come simbolo di quegli individui che, nel trambusto del progresso e della modernità, vengono dimenticati o esclusi.
Conclusione:
“L’Armando” è un esempio perfetto dell’arte di Fo e Jannacci, capace di combinare ironia, comicità e una velata tristezza. Il brano, attraverso la sua semplicità surreale, offre uno spunto di riflessione sulla condizione umana, sull’assenza e sul ricordo. È una piccola gemma del repertorio del teatro canzone italiano, che continua a risuonare per la sua profondità nascosta dietro una facciata apparentemente leggera.
Testo della canzone:
L’Armando di Dario Fo – Enzo Jannacci
Tatta tira tira tira
tatta tera tera ta
Era quasi verso sera
se ero dietro, stavo andando
che si è aperta la portiera
è caduto giù l’Armando.
Commissario, sa l’Armando
era proprio il mio gemello,
però ci volevo bene
come fosse mio fratello.
Stessa strada, stessa osteria,
stessa donna, una sola, la mia.
Macché delitto di gelosia,
io c’ho l’alibi a quell’ora
sono sempre all’osteria.
Era quasi verso sera,
se ero dietro stavo andando
che si è aperta la portiera
è caduto giù l’Armando.
Tira ta tira…
Commissario, sa l’Armando
mi picchiava col martello,
mi picchiava qui sugli occhi
per sembrare lui il più bello.
Per far ridere gli amici,
mi buttava giù dal ponte
ma per non bagnarmi tutto
mi buttava dov’è asciutto.
Ma che dice, che l’han trovato
senza scarpe, denudato, già sbarbato?
Ma che dice, che gli han trovato
un coltello con la lama
di sei dita nel costato?
Commissario, ‘sto coltello
non lo nego, è roba mia,
ma ci ho l’alibi a quell’ora
sono sempre all’osteria.
Tira ta tira…
Era quasi verso sera
se ero dietro, stavo andando
che si è aperta la portiera
ho cacciato giù… pardon…
è caduto giù l’Armando.
Tira ta tira….