Decadentismo e novecento
28 Dicembre 2019Confronto fra i Malavoglia e Mastro Don Gesualdo di Giovanni Verga
28 Dicembre 2019Questi versi finali di “Preludio di Praga” racchiudono l’essenza della Scapigliatura, mostrando una complessa fusione di elementi contrastanti tipici di questo movimento letterario.
Tematiche che preannunciano il Decadentismo:
- Dualità e contrasto: Il poeta inizia contrapponendo “martire” ed “empio”, simboleggiando la coesistenza di sacro e profano nella sua poesia. Questa dualità è un tema ricorrente nel Decadentismo, che spesso esplora le tensioni tra virtù e vizio, purezza e corruzione.
- I sette peccati: Il riferimento ai “sette peccati” (capitali) personifica i vizi come amanti, suggerendo un’intimità con la trasgressione. La metafora del cuore come tempio in cui i peccati sono “inginocchiati” crea un’immagine sacrilega, mescolando il sacro con il profano.
- Sinestesia e simbolismo: L’espressione “ebbrezze dei bagni d’azzurro” è un esempio di sinestesia, combinando sensazioni tattili (“bagni”) con percezioni visive (“azzurro”). Questa tecnica è tipica del simbolismo decadente, che cerca di evocare stati d’animo attraverso associazioni sensoriali inusuali.
- Idealismo e disillusione: Il verso “E l’Ideale che annega nel fango” esprime una tensione centrale del Decadentismo: la lotta tra aspirazioni elevate e la cruda realtà. L’immagine dell’ideale che affonda nel fango simboleggia la disillusione e il pessimismo caratteristici del movimento.
- Vulnerabilità e autenticità: Il poeta chiede al “fratello” (il lettore) di non deridere il suo “sussurro” e il suo pianto occasionale. Questa richiesta rivela una vulnerabilità emotiva, contrastando con l’immagine stereotipata del poeta decadente come figura cinica e distaccata.
- Rifiuto delle apparenze: Nell’ultima strofa, il poeta afferma di odiare “il minio e la maschera al pensiero” più del suo “pallido demone”. Questo suggerisce un rifiuto dell’artificio e dell’ipocrisia, preferendo una verità dolorosa all’inganno piacevole.
- Autenticità artistica: Il poema si conclude con una potente affermazione di integrità artistica. Nonostante riconosca che la sua canzone possa essere “misera”, il poeta insiste sul fatto che canta “il vero”. Questa dichiarazione riflette un impegno verso l’autenticità espressiva, anche a costo di non conformarsi alle aspettative estetiche convenzionali.
Analisi del testo
In sintesi, questi versi racchiudono molti dei temi centrali del Decadentismo: la tensione tra elevazione spirituale e bassezza materiale, l’esplorazione di stati d’animo complessi, il rifiuto delle convenzioni sociali e la ricerca di un’espressione artistica autentica, anche se potenzialmente sgradevole o incompresa.
Struttura e forma
Il testo è composto da tre quartine, ciascuna con uno schema rimico ABAB. La struttura metrica è basata sull’endecasillabo, un verso classico della poesia italiana, ma con una variazione significativa: l’ultimo verso di ogni quartina è più breve e rientrante, creando un effetto visivo e ritmico che sottolinea il contenuto.
Questa scelta formale riflette la tensione tipica del Decadentismo tra tradizione e innovazione: il poeta usa una forma classica ma la modifica per adattarla alla sua espressione individuale.
Analisi tematica e stilistica
Prima quartina: Dualità e trasgressione
- Verso 1: “Canto litane di martire e d’empio;”
- L’uso di “litane” (litanie) crea un’atmosfera religiosa, immediatamente contrastata dalla giustapposizione di “martire” ed “empio”.
- Questa antitesi stabilisce il tono del poema, evidenziando la coesistenza di elementi sacri e profani.
- Versi 2-4: “Canto gli amori dei sette peccati / Che mi stanno nel cor, come in un tempio, / Inginocchiati.”
- La personificazione dei peccati come amanti suggerisce un’intimità con la trasgressione.
- La metafora del cuore come tempio e i peccati “inginocchiati” crea un’immagine sacrilega, fondendo il sacro con il profano.
- Il verso più corto “Inginocchiati” enfatizza visivamente e ritmicamente questa immagine paradossale.
Seconda quartina: Elevazione e caduta
- Verso 5: “Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro,”
- Esempio di sinestesia, combinando sensazioni tattili (“bagni”) con percezioni visive (“azzurro”).
- “Ebbrezze” suggerisce uno stato alterato di coscienza, tipico dell’estetica decadente.
- Verso 6: “E l’Ideale che annega nel fango…”
- Contrasto netto con il verso precedente, passando dall’elevazione alla caduta.
- L’immagine dell’ideale che “annega nel fango” simboleggia la disillusione e il pessimismo decadente.
- Versi 7-8: “Non irrider, fratello, al mio sussurro, / Se qualche volta piango:”
- Appello diretto al lettore, rivelando vulnerabilità.
- Il “sussurro” e il pianto contrastano con l’immagine stereotipata del poeta decadente distaccato.
Terza quartina: Autenticità e verità
- Versi 9-10: “Giacchè più del mio pallido demone, / Odio il minio e la maschera al pensiero,”
- Il “pallido demone” potrebbe rappresentare le tendenze oscure o depressive del poeta.
- “Minio” (un pigmento rosso) e “maschera” simboleggiano l’artificiosità e l’ipocrisia.
- Il poeta afferma di preferire la propria oscurità interiore all’inautenticità.
- Versi 11-12: “Giacchè canto una misera canzone, / Ma canto il vero!”
- Riconoscimento dell’imperfezione della propria arte (“misera canzone”).
- Affermazione finale di autenticità e integrità artistica (“canto il vero”).
- Il verso finale più corto enfatizza questa dichiarazione di principio.
Temi decadenti
- Esplorazione dell’interiorità: Il poeta si concentra sui propri stati d’animo e conflitti interiori.
- Fusione di sacro e profano: Elementi religiosi sono mescolati con immagini di peccato e trasgressione.
- Sinestesia e simbolismo: Uso di immagini evocative che combinano diverse sensazioni.
- Disillusione e pessimismo: Contrasto tra ideali elevati e realtà deludente.
- Autenticità vs artificio: Rifiuto dell’ipocrisia in favore di una verità personale, anche se dolorosa.
- Individualismo: Enfasi sull’esperienza soggettiva e sull’espressione individuale.
Conclusione
Questi versi di “Preludio di Praga” incarnano l’essenza del Decadentismo attraverso la loro complessa fusione di elementi contrastanti, l’esplorazione di stati d’animo intensi e contraddittori, e l’affermazione di un’estetica individuale che sfida le convenzioni. Il poeta si presenta come una figura tormentata ma autentica, che abbraccia tanto l’elevazione quanto la caduta, rifiutando l’artificio in favore di una verità personale, per quanto scomoda o “misera” possa apparire.
Testo e parafrasi dell’ultima parte della poesia
Testo di Emilio Praga:
Canto litane di martire e d’empio; Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro, Giacchè più del mio pallido demone, |
Parafrasi:
In questi versi, il poeta dichiara di cantare sia le preghiere dei martiri che le bestemmie degli empi, abbracciando la complessità dell’esperienza umana. Afferma di celebrare i sette peccati capitali, che abitano nel suo cuore come in un luogo sacro. Descrive le gioie intense dell’elevazione spirituale (“bagni d’azzurro”) ma anche la caduta degli ideali nella realtà sordida. Chiede al lettore di non schernire la sua vulnerabilità quando esprime emozioni profonde. Infine, afferma di detestare più dell’oscurità dentro di sé (“pallido demone”) l’artificio e la falsità nel pensiero. Conclude riconoscendo che la sua poesia potrebbe essere considerata di scarso valore, ma insiste sul fatto che, nonostante tutto, esprime una verità autentica. |
Testo di tutta la poesia:
Noi siamo i figli dei padri ammalati;
Acquile al tempo di mutar le piume,
Svolazziam muti, attoniti, affamati,
Sull’agonia di un nume.4
Nebbia remota è lo splendor dell’arca,
E già all’idolo d’or torna l’umano,
E dal vertice sacro il patriarca
S’attende invano;8
S’attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
E invan l’esausta vergine s’abbranca
Ai lembi del Sudario…12
Casto poeta che l’Italia adora,
Vegliardo in sante visioni assorto,
Tu puoi morir!… Degli antecristi è l’ora!
Cristo è rimorto! —
O nemico lettor, canto la Noja,
L’eredità del dubbio e dell’ignoto,
Il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boja,
Il tuo cielo, e il tuo loto!20
Canto litane di martire e d’empio;
Canto gli amori dei sette peccati
Che mi stanno nel cor, come in un tempio,
Inginocchiati.24
Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro,
E l’Ideale che annega nel fango…
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
Se qualche volta piango:28
Giacchè più del mio pallido demone,
Odio il minio e la maschera al pensiero,
Giacchè canto una misera canzone,
Ma canto il vero! 32