Mastro Don Gesualdo e Diodata
28 Dicembre 2019Il nono capitolo dei Malavoglia di Verga
28 Dicembre 2019Il Ciclo dei Vinti è un progetto letterario ambizioso concepito da Giovanni Verga per rappresentare, attraverso una serie di romanzi, la lotta degli individui contro forze sociali, economiche e naturali che li sovrastano e li conducono inevitabilmente alla sconfitta.
Verga pianificò cinque romanzi che avrebbero mostrato, attraverso personaggi di diverse classi sociali, la fallacia delle ambizioni umane e il peso inesorabile del destino. Solo due di questi romanzi furono effettivamente completati: I Malavoglia (1881) e Mastro-don Gesualdo (1889). Gli altri romanzi del ciclo, mai scritti, dovevano essere intitolati La Duchessa di Leyra, L’onorevole Scipioni e L’uomo di lusso.
Il Ciclo dei Vinti: Temi e Struttura
Il ciclo si propone di analizzare il destino ineluttabile che accomuna tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro estrazione sociale. Il termine “vinti” non indica una sconfitta in battaglie concrete, ma l’incapacità di opporsi alle forze superiori della natura, dell’economia e della società. I “vinti” verghiani sono personaggi che, nonostante i loro sforzi e aspirazioni, sono condannati al fallimento, sia perché vogliono migliorare la loro posizione sociale, sia perché cercano di conservare ciò che possiedono.
Il ciclo doveva seguire una struttura ascendente, mostrando come i personaggi appartenenti a diverse classi sociali fossero destinati allo stesso esito tragico, dal più umile contadino al più ricco e potente aristocratico. Verga aveva intenzione di dipingere un quadro totale della società italiana dell’epoca, rappresentando tutte le classi, dalle più basse (come i pescatori de I Malavoglia) alle più alte (come i nobili de La Duchessa di Leyra).
L’idea centrale del ciclo era mostrare come la vita degli uomini fosse dominata da leggi inesorabili di natura economica e sociale, che schiacciano ogni tentativo di ribellione o ascesa. La “roba” – ovvero i beni materiali – gioca un ruolo centrale nella vita di questi personaggi, che spesso sacrificano ogni relazione umana e affettiva nella disperata ricerca del successo o della conservazione del proprio status.
I Malavoglia
I Malavoglia è il primo romanzo del Ciclo dei Vinti e rappresenta la lotta della famiglia Toscano, soprannominata i “Malavoglia”, un’umile famiglia di pescatori di Aci Trezza, contro il destino avverso. La famiglia è colpita da una serie di sventure, a partire dalla perdita della barca, la “Provvidenza”, dopo un tragico naufragio, che segna l’inizio del loro declino. Nonostante i tentativi di resistere e di restare fedeli ai valori tradizionali della famiglia e del lavoro, i Malavoglia vengono progressivamente sconfitti dalle forze economiche e sociali che li circondano.
Prefazione a I Malavoglia
La Prefazione ai Malavoglia è un documento fondamentale per comprendere la poetica verghiana e i principi del verismo. In essa, Verga espone alcune delle idee chiave alla base del suo progetto narrativo e della sua concezione del romanzo.
Principi Veristi
Verga annuncia una poetica dell’impersonalità, in cui lo scrittore deve scomparire dietro i fatti e lasciare che la storia si racconti da sola, senza l’intervento del narratore. Questo approccio nasce dal desiderio di rappresentare la realtà in modo oggettivo, senza giudizi morali o idealizzazioni. Il narratore non deve mai spiegare o giustificare i fatti, ma deve limitarsi a mostrarli nella loro crudezza. L’autore deve sparire come “Dio nell’opera sua”, lasciando i personaggi e le loro azioni parlare per loro stessi.
Verga sottolinea che le vicende narrate nei suoi romanzi non sono eccezionali, ma sono storie ordinarie, universali, che coinvolgono gente comune. Questo intento di rappresentare la vita quotidiana e il destino inesorabile degli uomini è ciò che lega I Malavoglia e l’intero Ciclo dei Vinti alla corrente del naturalismo francese di autori come Émile Zola, ma con una maggiore attenzione alla dimensione psicologica e alla profondità delle emozioni dei personaggi.
L’ideale dell’ostrica
Nella prefazione, Verga introduce il concetto dell’“ideale dell’ostrica”, una metafora che esprime la filosofia di vita della famiglia Malavoglia. L’ostrica, per sopravvivere, deve rimanere attaccata allo scoglio; se si stacca, è destinata a morire. Allo stesso modo, gli uomini, specialmente quelli delle classi più umili, devono restare legati alle tradizioni e alle proprie radici per sopravvivere. Quando cercano di migliorare la loro condizione o di sfidare il destino, come fanno i Malavoglia prendendo parte a un rischioso affare commerciale, vanno incontro alla rovina.
Verga, dunque, vede ogni tentativo di ascesa sociale come destinato al fallimento. Questo non significa che egli esalti una visione conservatrice della società, ma piuttosto che riconosce l’inevitabilità del fallimento di chi cerca di uscire dalla propria condizione. Il mondo verghiano è dominato da leggi ferree e ineluttabili, in cui la volontà individuale non può che soccombere.
L’impersonalità e l’osservazione scientifica
Un altro aspetto importante della prefazione è la dichiarazione di voler osservare la realtà sociale con lo stesso rigore di un osservatore scientifico. Verga afferma di voler raccontare la vita dei suoi personaggi senza idealizzazioni romantiche o giudizi morali, ponendo l’attenzione sugli aspetti più concreti e materiali della vita. La narrazione deve essere il più possibile impersonale e oggettiva, in modo da lasciare emergere la verità delle dinamiche sociali e umane.
Conclusione
Il Ciclo dei Vinti e la Prefazione ai Malavoglia rappresentano il cuore della riflessione verghiana sulla società e sulla condizione umana. Attraverso il destino dei suoi personaggi, Verga analizza le dinamiche del fallimento personale e collettivo in un mondo dominato da forze superiori. Le idee di impersonalità e di inevitabilità del destino che emergono nella Prefazione sono fondamentali per comprendere l’intero progetto verghiano, un progetto che si propone di raccontare l’inutilità degli sforzi umani di fronte alla brutalità della realtà.