Pace non trovo et non o’ da far guerra di Petrarca
28 Dicembre 2019I Malavoglia di Giovanni Verga
28 Dicembre 2019“Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno” è una canzone che fa parte del Canzoniere di Petrarca, precisamente la Canzone 128.
Si tratta di uno dei suoi componimenti più celebri, tipica della articolata struttura della canzone petrarchesca, che comprende stanze con versi endecasillabi e settenari.
Petrarca, con questa canzone, esprime il suo amore e la sua preoccupazione per l’Italia, che all’epoca era lacerata da guerre civili, lotte tra signorie e fazioni e incursioni straniere. Il tono è insieme lirico e civile, con l’intento di richiamare a un senso di unità e pace.
Testo dei versi 1-32 (prima parte della canzone, prime due stanze)
Italia mia, benché ’l parlar sia indarno
a le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo sí spesse veggio,
piacemi almen che ’ miei sospir’ sian quali
spera ’l Tevero et l’Arno, 5
e ’l Po, dove doglioso et grave or seggio.
Rettor del cielo, io cheggio
che la pietà che Ti condusse in terra
Ti volga al Tuo dilecto almo paese.
Vedi, Segnor cortese, 10
di che lievi cagion’ che crudel guerra;
e i cor’, che ’ndura et serra
Marte superbo et fero,
apri Tu, Padre, e ’ntenerisci et snoda;
ivi fa che ’l Tuo vero, 15
qual io mi sia, per la mia lingua s’oda.
Voi cui Fortuna à posto in mano il freno
de le belle contrade,
di che nulla pietà par che vi stringa,
che fan qui tante pellegrine spade? 20
perché ’l verde terreno
del barbarico sangue si depinga?
Vano error vi lusinga:
poco vedete, et parvi veder molto,
ché ’n cor venale amor cercate o fede. 25
Qual piú gente possede,
colui è piú da’ suoi nemici avolto.
O diluvio raccolto
di che deserti strani
per inondar i nostri dolci campi! 30
Se da le proprie mani
questo n’avene, or chi fia che ne scampi?
Analisi della prima parte della poesia
Invocazione all’Italia (vv. 1-12)
L’esordio della canzone è un’invocazione dolorosa e accorata all’Italia, una nazione martoriata, descritta come un corpo ferito gravemente da “piaghe mortali”. Nonostante Petrarca riconosca che le sue parole potrebbero essere inutili (“benché ‘l parlar sia indarno”), sente il bisogno di esprimere il suo dolore per il destino del suo paese.
I riferimenti ai fiumi Tevere, Arno e Po simboleggiano le principali regioni italiane (Roma, Firenze e il nord Italia), con Petrarca che si sente un testimone del loro declino mentre si trova presso il Po, “doglioso et grave”.
Subito dopo, il poeta si rivolge a Dio (il “Rettor del cielo”), chiedendo pietà per l’Italia, allo stesso modo in cui Dio mostrò pietà venendo sulla terra per salvare l’umanità. Petrarca prega affinché Dio intervenga per placare la guerra e ammorbidire i cuori induriti dalla violenza.
Appello alla pace e critica all’indifferenza (vv. 13-24)
Petrarca grida ripetutamente “pace, pace”, ma sente che nessuno presta attenzione al suo appello. In particolare, esprime amarezza nei confronti di coloro che, essendo più apprezzati per le loro capacità poetiche o politiche, dovrebbero usare la loro influenza per promuovere la pace, ma non lo fanno. C’è un senso di frustrazione nelle sue parole: il poeta sente il peso dell’indifferenza generale nei confronti del suo desiderio di vedere un’Italia pacificata.
Riflessione sulla corruzione della nobiltà (vv. 25-32)
Petrarca rivolge poi la sua attenzione alla nobiltà, che una volta era un modello di virtù, ma che ora si è corrotta, dedita ai piaceri e alle passioni più basse. Fa riferimento al mito di Mida, il re che trasformava tutto ciò che toccava in oro, ma che alla fine si rende conto che la sua “dote” è una maledizione. Con questa metafora, Petrarca critica l’avidità e l’ossessione per il potere e la ricchezza, che hanno portato l’Italia al disastro.
Temi principali
- Amore per la patria: Il tono accorato e appassionato di Petrarca mostra il suo amore incondizionato per l’Italia. Tuttavia, questo amore è costantemente in lotta con il dolore e la frustrazione per lo stato di degrado e divisione del paese.
- Critica alla guerra e invocazione alla pace: Il lamento del poeta contro la guerra è chiaro. Petrarca si scaglia contro l’indifferenza di coloro che avrebbero il potere di influenzare gli eventi ma che scelgono di non farlo.
- Corruzione morale della nobiltà: Petrarca accusa i potenti, che una volta erano virtuosi e rappresentavano un ideale di valore e coraggio, di essersi corrotti, preferendo i piaceri materiali alla virtù. Il riferimento al mito di Mida simboleggia questa degenerazione.
- Appello a Dio: Il poeta riconosce che solo l’intervento divino può salvare l’Italia dalle sue sofferenze. Chiede che Dio tocchi i cuori di coloro che si sono induriti e che non vedono più il valore della pace e della giustizia.
Conclusione
La prima parte di questa canzone di Petrarca è un appello accorato e pieno di dolore per la salvezza dell’Italia, un paese lacerato dalla guerra e dall’indifferenza dei suoi stessi abitanti. Il poeta, impotente di fronte alle forze distruttive, invoca sia la pace tra gli uomini che la pietà divina, in un contesto storico di profonda crisi politica e sociale.