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28 Dicembre 2019Il celebre episodio di Tancredi e Clorinda nelle ottave 54-60 del canto XII della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso è uno dei momenti più tragici e intensi dell’opera.
Qui, Tancredi, senza sapere chi si nasconda sotto l’armatura, uccide l’amata Clorinda in un duello notturno. Questo passaggio, carico di pathos e tensione, mette in scena il conflitto tra amore e guerra, eroismo e tragedia personale.
Il duello tra Tancredi e Clorinda nelle ottave 54-60 del canto XII della Gerusalemme Liberata è uno dei momenti più emblematici e tragici del poema di Torquato Tasso. Qui, la tensione del combattimento culmina in una riflessione sulla vanità della guerra, sull’illusione della vittoria e sul destino tragico di Tancredi. Il passo è intriso di pathos e introspezione, e Tasso riesce a bilanciare il furore della battaglia con il dramma personale dei protagonisti, anticipando la rivelazione finale.
Testo e Analisi/Commento delle ottave 54-60
Testo:54 55 56 57 58 59 60 |
Analisi/CommentoOttava 54Questa ottava apre con una riflessione metapoetica di Tasso, in cui il narratore si rivolge direttamente alla notte, descritta come la custode di questo terribile duello. Tasso lamenta che un’impresa tanto grande e degna di essere illuminata dalla luce del giorno sia rimasta nascosta nell’oscurità. La notte qui è vista come un elemento che cancella e oscura la memoria, e il poeta si propone di riportare alla luce la vicenda per le “future età”. Tasso rivela il suo desiderio di dare immortalità letteraria alle gesta di Tancredi e Clorinda, quasi in contrasto con la brevità e la tragicità della loro esistenza. La richiesta di preservare la memoria di questa lotta introduce anche il tema della fama, che, in pieno stile epico, rappresenta un obiettivo primario per gli eroi. Ottava 55La battaglia è descritta in tutta la sua ferocia e violenza primordiale. Tancredi e Clorinda combattono senza strategia, “non schivar, non parar, non ritirarsi”, guidati dal solo furor. L’oscurità impedisce loro di usare l’arte della guerra, lasciando spazio solo all’impulso brutale del combattimento. La foga con cui si scontrano elimina ogni traccia di destrezza o controllo: i colpi sono portati senza finzione o risparmio, come sottolineato dal verso “né scende taglio in van, né punta a vòto”. Qui, Tasso mette in evidenza la bestialità della lotta, in cui la violenza cieca prende il posto della cavalleria e dell’eroismo tradizionale. Ottava 56Il ciclo di onta e vendetta che alimenta il duello è espressivo della dinamica infernale della guerra. La vergogna di essere feriti aumenta la rabbia, che a sua volta si tramuta in desiderio di vendetta, creando un circolo vizioso. L’azione diventa sempre più serrata, fino a quando i due non possono più usare efficacemente le loro spade e cominciano a colpirsi con i pomi delle spade, e persino con i loro scudi e elmi. L’immagine del combattimento che diventa un corpo a corpo fisico e brutale enfatizza la disumanizzazione dei protagonisti, ridotti a creature mosse solo dalla furia. Ottava 57Qui, la lotta raggiunge il suo culmine di intensità fisica. Per tre volte Tancredi cerca di stringere Clorinda, un gesto che può richiamare l’abbraccio amoroso, ma che in questo contesto è solo un gesto di violenza. Il contrasto tra il desiderio amoroso e la violenza della guerra emerge potentemente: i “nodi di fer nemico e non d’amante” rappresentano la tensione tra due forze opposte, l’amore e la morte, che si intrecciano in questo tragico incontro. Alla fine, entrambi, stremati e feriti, sono costretti a fermarsi per riprendere fiato. Questo momento di pausa serve non solo a intensificare il dramma fisico della scena, ma anche a preparare la rivelazione finale. Ottava 58L’alba si avvicina, e con essa la luce del giorno comincia a illuminare il campo di battaglia. Tancredi osserva il corpo del suo nemico e nota che Clorinda è molto più ferita di lui. Questa consapevolezza suscita in lui un senso di superbia e soddisfazione, quasi un trionfo. L’ironia tragica sta proprio nel fatto che Tancredi si rallegra della vittoria, senza rendersi conto che sta uccidendo la donna che ama. La sua “folle mente” si esalta per il vantaggio apparente, dimentica del destino crudele che lo attende. La riflessione sulla fragilità delle illusioni umane emerge qui con forza: il trionfo di Tancredi è un trionfo destinato a essere subito distrutto. Ottava 59Tasso introduce un tono di preveggenza in questa ottava, con il narratore che avverte Tancredi delle terribili conseguenze della sua azione: “Misero, di che godi?” L’illusione della vittoria sarà presto rovinata dalla tragica consapevolezza di chi fosse realmente il suo avversario. Tasso anticipa il momento in cui Tancredi si troverà a pagare il prezzo del sangue di Clorinda con un “mar di pianto”. Questo verso, uno dei più celebri del poema, sottolinea la tragicità del destino umano, in cui la gioia apparente è sempre in bilico sulla soglia della sofferenza. Il silenzio che segue la battaglia è carico di tensione: entrambi i combattenti si fermano, stanchi e consapevoli della gravità di ciò che è accaduto, ma solo Tancredi sarà colpito dall’imminente rivelazione. Ottava 60Tancredi, ancora ignaro dell’identità del suo nemico, rompe il silenzio per chiedere il nome del suo avversario. In questo atto c’è un residuo di cavalleria: anche nel bel mezzo della furia del combattimento, Tancredi cerca di dare un volto e un nome al nemico, per riconoscere la sua nobiltà, sia che lo sconfigga o che ne sia sconfitto. Le sue parole, tuttavia, sottintendono una profonda ironia tragica: egli non sa che il nome che sta per scoprire è quello della sua amata Clorinda, rendendo così la sua vittoria non solo amara, ma devastante. |
Commento delle ottave 54-60
Le ottave 54-60 del canto XII della Gerusalemme Liberata presentano un crescendo drammatico in cui Tasso combina magistralmente azione epica, riflessione morale e tragica ironia. Il duello tra Tancredi e Clorinda non è solo una battaglia fisica, ma una metafora del conflitto interiore e delle passioni umane che accecano e distruggono. L’intera scena è costruita per enfatizzare la fragilità della condizione umana, la vanità delle ambizioni eroiche e la tragedia dell’ignoranza che porta alla rovina. La rivelazione finale – la scoperta di Tancredi che il suo nemico è Clorinda – corona questa sequenza come una delle più memorabili e struggenti della letteratura epica rinascimentale.
Temi principali
- Il conflitto tra amore e guerra: Questo episodio incarna perfettamente il tema dell’amore tragico. Tancredi, senza saperlo, uccide la donna che ama, una guerriera a lui avversa per religione e fazione. L’ironia tragica è che solo dopo averla uccisa scoprirà la sua identità. Il contrasto tra l’eroismo cavalleresco e la tragedia sentimentale è qui particolarmente evidente.
- La conversione e la redenzione: Il battesimo chiesto da Clorinda negli ultimi istanti è il momento culminante dell’episodio. In un contesto dominato dal conflitto religioso tra cristiani e musulmani, la conversione di Clorinda rappresenta una vittoria non tanto militare quanto spirituale per Tancredi e per i cristiani. Il motivo della grazia divina che interviene anche nel momento estremo è tipico della poetica tassiana, in linea con la sensibilità della Controriforma.
- Il dolore di Tancredi: Sebbene non esplicitamente sviluppato nelle ottave 54-60, il dolore di Tancredi per la morte di Clorinda sarà il tema dominante nelle ottave successive. Il senso di colpa e lo strazio interiore del protagonista rappresentano uno dei momenti più intensi dell’intera Gerusalemme Liberata.
Conclusione
L’episodio di Tancredi che uccide Clorinda è uno dei punti più alti della Gerusalemme Liberata per la sua carica emotiva, tragica e morale. La narrazione mescola eroismo e vulnerabilità, amore e morte, in una sintesi perfetta del dramma epico tassiano. La morte di Clorinda è il culmine di una tensione tra il conflitto esterno della guerra e quello interiore dei sentimenti, offrendo una riflessione profonda sul destino umano e sul ruolo della grazia divina.