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Nel “Principe”, Machiavelli analizza le diverse forme di principato con una chiarezza che solo un maestro di strategia politica come lui poteva offrire.
Nei primi capitoli del libro, si concentra sulle tipologie di principato e sulle modalità per conquistarli e mantenerli: la struttura del potere nei suoi dettagli più fini!
Ma procediamo con ordine, perché è evidente che è necessaria una comprensione approfondita.
Capitolo I: Le tipologie di principato
Il primo capitolo de “Il Principe” è intitolato “Quanti sono i generi de’ principati, e in che modo si acquistano”. Qui, Machiavelli classifica i principati in base a due criteri: la loro origine e il metodo di acquisizione del potere. Ecco le due principali tipologie che definisce:
- Principati ereditari: Questi sono quelli governati da una dinastia, in cui il potere viene trasmesso di generazione in generazione. Sono più facili da mantenere, poiché la tradizione e la stabilità sono dalla parte del principe. I sudditi sono abituati a una continuità, e l’autorità del principe è consolidata dalla storia. Come dice Machiavelli:
“Io lascio indietro di ragionare delle republiche, perché altra volta ne ragionai a lungo. Volgendomi solo al principato, dirò che quelli sono o ereditari, ne’ quali il sangue del loro signore è stato principe lungo tempo, o e’ sono nuovi.”
- Principati nuovi: Qui il potere viene acquisito per la prima volta, il che rende la posizione del principe molto più instabile e suscettibile ai conflitti interni ed esterni. Questa è una delle categorie che interessa maggiormente Machiavelli, poiché la questione centrale del libro è proprio come mantenere il potere quando viene conquistato. Un principato nuovo può essere di due tipi:
- Completamente nuovo: dove il principe e la sua dinastia non hanno mai governato prima in quel territorio.
- Aggiunto a un dominio esistente: dove il principe acquisisce nuove terre da aggiungere a un regno preesistente.
Capitolo VI: I principati nuovi acquisiti con virtù
Il sesto capitolo, “De’ principati nuovi che con arme proprie e virtù si acquistano”, è tra i più importanti perché introduce il concetto centrale di virtù (che, per Machiavelli, significa capacità, abilità strategica e pragmatismo politico). Machiavelli distingue i principati nuovi che vengono acquisiti grazie alle virtù del principe da quelli che vengono acquisiti attraverso la fortuna o il supporto esterno. In questo capitolo, ci offre alcuni esempi storici di principi che hanno usato la propria virtù per fondare nuovi stati, tra cui figure come Ciro, Romolo, Teseo e Mosè.
Machiavelli enfatizza che il successo duraturo in un principato nuovo dipende principalmente dalle capacità personali del principe, non dal caso o dall’eredità. Come afferma:
“E perché io so che molti sono stati e sono di opinione che le cose del mondo sieno in modo governate dalla fortuna e da Dio, che gli uomini con la prudenza loro non possino correggerle, anzi non vi abbino rimedio alcuno: di qui nasce che molti giudichino che non sia di conoscere come potere uno aiutarsi co’ suoi ordini e che non si affatichino in ciò, ma lascino governarsi dalla sorte.”
Machiavelli ci dice che i principi che si affidano solo alla fortuna falliranno inevitabilmente, mentre quelli che fanno affidamento sulla loro virtù possono modellare la fortuna a loro favore. La virtù, in questo contesto, è la capacità di agire con decisione, astuzia e forza di volontà per superare le sfide e consolidare il proprio potere.
La contrapposizione tra virtù e fortuna
Un tema che emerge fortemente in questo capitolo è la contrapposizione tra virtù e fortuna. Machiavelli è chiaro nel dire che la fortuna può avere un ruolo nell’acquisizione del potere, ma solo la virtù può garantire il suo mantenimento:
“Coloro che solamente per fortuna diventano di privati principi con poca fatica diventano, ma con assai si mantengono.”
E ancora:
“Ma quando non vi è virtù, non si può tenere quello che la fortuna ha messo nelle mani di uno.”
Ecco, qui emerge la saggezza politica di Machiavelli: la fortuna è volubile, ma la virtù è ciò che permette di sopravvivere ai suoi capricci. I grandi leader, come quelli citati da Machiavelli, non si affidano alla sorte, ma sfruttano la loro intelligenza, la loro astuzia e la loro determinazione per affermarsi.
Conclusione
Quindi, ricapitolando:
- Capitolo I: Machiavelli introduce le tipologie di principato, distinguendo tra principati ereditari e principati nuovi.
- Capitolo VI: Approfondisce i principati nuovi acquisiti con virtù, sottolineando l’importanza delle capacità del principe nel mantenere il potere, rispetto alla fortuna.
Machiavelli ci ricorda che il potere non si regge su regole morali astratte, ma sulla capacità di adattarsi alle circostanze, usare la forza quando necessario e, soprattutto, anticipare i capricci della fortuna. Una lezione che pochi politici moderni sembrano aver appreso.
Fonti:
- Machiavelli, Niccolò. Il Principe, Capitoli I e VI.
- Strauss, Leo. Thoughts on Machiavelli.