Nei versi 34-84 del primo canto del Paradiso, Dante continua a descrivere la sua ascensione spirituale nei cieli, accompagnato da Beatrice, la sua guida. Dopo aver invocato Apollo nei versi precedenti, il poeta riflette sul fatto che le sue parole potrebbero essere superate da quelle di futuri poeti più degni. A questo punto, Dante si immerge nella descrizione del movimento celeste e dell’esperienza sovrumana di fissare il sole, un atto che sarebbe impossibile per i mortali sulla Terra.
Dante introduce il concetto del “trasumanare”, ovvero il superamento della condizione umana verso una dimensione più elevata. Questo tema è centrale nel Paradiso, dove l’esperienza di Dante diventa sempre più ineffabile e trascendente. Per esprimere questa trasformazione, Dante utilizza il mito di Glauco, un pescatore che, dopo aver mangiato un’erba magica, si trasforma in una divinità marina.
Attraverso il viaggio nel Paradiso, Dante esplora il concetto dell’illuminazione spirituale, suggerendo che ci sono esperienze così elevate che non possono essere descritte con parole umane. La contemplazione del sole rappresenta metaforicamente l’avvicinamento alla verità e alla divinità, poiché il sole, simbolo di Dio, illumina e dà vita al creato.
Parafrasi
Poca favilla gran fiamma seconda:
Una piccola scintilla può far scaturire una grande fiamma:
forse di retro a me con miglior voci
forse dopo di me, con voci migliori delle mie,
si pregherà perché Cirra risponda.
si invocherà Apollo perché il suo oracolo di Cirra risponda.
Surge ai mortali per diverse foci
Il sole, luce del mondo, sorge ai mortali da varie direzioni,
la lucerna del mondo; ma da quella
ma dal punto in cui interseca tre croci e quattro cerchi,
che quattro cerchi giugne con tre croci,
esce con un corso migliore e sotto una stella più favorevole,
con miglior corso e con migliore stella
e così modella e sigilla la cera del mondo con più perfezione.
esce congiunta, e la mondana cera
Esce congiunta con un influsso migliore, e la materia terrena
più a suo modo tempera e suggella.
viene modellata e plasmata secondo la sua influenza.
Fatto avea di là mane e di qua sera
Aveva fatto mattino di là e sera di qua
tal foce, e quasi tutto era là bianco
quel punto del cielo, e quasi tutto l’emisfero era bianco
quello emisperio, e l’altra parte nera,
mentre l’altra metà era nera.
quando Beatrice in sul sinistro fianco
Quando vidi Beatrice voltarsi a sinistra
vidi rivolta e riguardar nel sole:
e guardare direttamente il sole:
aguglia sì non li s’affisse unquanco.
nemmeno un’aquila avrebbe potuto fissarlo con tanta intensità.
E sì come secondo raggio suole
E come un secondo raggio emerge dal primo
uscir del primo e risalire in suso,
e risale verso l’alto, proprio come un pellegrino
pur come pelegrin che tornar vuole,
che desidera tornare alla sua patria,
così de l’atto suo, per li occhi infuso
così, dall’atto di Beatrice infuso attraverso i suoi occhi
ne l’imagine mia, il mio si fece,
si fece immagine anche nei miei occhi,
e fissi li occhi al sole oltre nostr’uso.
e fissai i miei occhi sul sole, cosa che di solito non possiamo fare.
Molto è licito là, che qui non lece
Molto è permesso lassù, che qui sulla Terra non è possibile,
a le nostre virtù, mercé del loco
grazie alla natura del luogo creato appositamente
fatto per proprio de l’umana spece.
per essere il fine ultimo della razza umana.
Io nol soffersi molto, né sì poco,
Non riuscii a sostenere quella vista né per troppo tempo né per troppo poco,
ch’io nol vedessi sfavillar dintorno,
senza vedere scintillare intorno a me
com’ ferro che bogliente esce del foco;
come ferro incandescente appena estratto dal fuoco;
e di sùbito parve giorno a giorno
e improvvisamente mi sembrò che un giorno fosse aggiunto all’altro,
essere aggiunto, come quei che puote
come se qualcuno, in grado di farlo,
avesse il ciel d’un altro sole addorno.
avesse ornato il cielo con un altro sole.
Beatrice tutta ne l’etterne rote
Beatrice era totalmente concentrata nelle eterne sfere,
fissa con li occhi stava; e io in lei
e fissava con gli occhi; e io guardavo lei,
le luci fissi, di là sù rimote.
rivolgendo i miei occhi in alto attraverso di lei.
Nel suo aspetto tal dentro mi fei,
Nell’aspetto di Beatrice mi immersi così profondamente,
qual si fé Glauco nel gustar de l’erba
come si trasformò Glauco quando assaggiò l’erba
che ’l fé consorto in mar de li altri dèi.
che lo rese compagno degli dei del mare.
Trasumanar significar per verba
Superare la condizione umana (trasumanare) non si può spiegare con le parole;
non si poria; però l’essemplo basti
ma basti l’esempio (di Glauco) per chi
a cui esperïenza grazia serba.
ha ricevuto in dono la stessa esperienza.
S’i’ era sol di me quel che creasti
Se io fossi rimasto solo la creatura che tu creasti all’inizio,
novellamente, amor che ’l ciel governi,
solo tu, amore che governi il cielo, lo sai,
tu ’l sai, che col tuo lume mi levasti.
perché è con la tua luce che mi hai sollevato.
Quando la rota che tu sempiterni
Quando la sfera celeste che tu fai eternamente girare
desiderato, a sé mi fece atteso
mi attirò verso di sé, come è nel suo desiderio,
con l’armonia che temperi e discerni,
con la sua armonia che tu crei e guidi,
parvemi tanto allor del cielo acceso
allora mi sembrò che tanto cielo fosse illuminato
de la fiamma del sol, che pioggia o fiume
dalla fiamma del sole, che nessuna pioggia o fiume
lago non fece alcun tanto disteso.
o lago si estese mai così tanto come quella luce.
La novità del suono e ’l grande lume
La novità del suono e la grande luce
di lor cagion m’accesero un disio
mi accesero un desiderio
mai non sentito di cotanto acume.
che mai prima d’ora avevo provato, tanto era intenso.
Analisi e Commento
Dante continua a descrivere la sua esperienza di trascendere la condizione umana, un’esperienza unica e ineffabile. La sua visione del sole, simbolo della verità divina, e il guardare attraverso gli occhi di Beatrice lo portano a comprendere la natura del Paradiso. Utilizza l’esempio mitologico di Glauco per suggerire come questa trasformazione sia simile a quella di un mortale che diventa divino.
L’armonia dell’universo, orchestrata da Dio, guida Dante verso la luce eterna, e la sua sete di conoscenza e verità viene accesa dalla nuova esperienza del cielo. Questi versi segnano il passaggio a una consapevolezza superiore, in cui Dante non solo contempla ma diventa parte della dimensione divina.