Il secondo capitolo dei Promessi Sposi
28 Dicembre 2019Rapporto con i classici e luoghi della cultura nel periodo dell’umanesimo
28 Dicembre 2019Questi versi (49-142) del Canto XXVI dell’Inferno rappresentano il personaggio di Ulisse, che racconta l’ultima fase della sua vita a Dante e Virgilio
Il brano citato è tratto dal Ventiseiesimo canto dell’Inferno di Dante Alighieri, noto anche come il “Canto di Ulisse”. In questo canto, Dante e Virgilio, la sua guida, si trovano nell’ottavo cerchio dell’Inferno, dove sono puniti i fraudolenti, in particolare i consiglieri fraudolenti, che sono avvolti in fiamme individuali. Ulisse e Diomede condividono una stessa fiamma, a causa delle loro imprese fraudolente durante la guerra di Troia.
Introduzione
Questo passo è un dialogo tra Dante e Virgilio, in cui Ulisse, uno dei più celebri personaggi della mitologia greca, narra la fine del suo viaggio oltre le Colonne d’Ercole. Dante rappresenta Ulisse come un esempio del desiderio umano di conoscenza e avventura, ma anche della superbia che porta alla rovina.
- Ulisse come Simbolo del Sapere: Ulisse incarna l’aspirazione dell’uomo a superare i limiti del conosciuto, a esplorare l’ignoto. Questo desiderio, nobile e allo stesso tempo pericoloso, è esemplificato dal suo viaggio verso l’ignoto, un’impresa che alla fine lo conduce alla morte. Dante, pur riconoscendo la grandezza dell’intelletto di Ulisse, lo condanna perché questo desiderio non è temperato dalla prudenza e dal rispetto dei limiti umani.
- La Condanna di Dante: Dante, con la sua concezione cristiana, vede nella superbia intellettuale di Ulisse una trasgressione. Ulisse non si ferma di fronte ai limiti imposti da Dio (rappresentati dalle Colonne d’Ercole), ma li sfida, peccando così di superbia. Il suo “folle volo” rappresenta un atto di hybris, una sfida agli dèi, che nel contesto dantesco si traduce in una violazione dei limiti morali e divini. Tuttavia, secondo alcuni critici, Dante, più che condannare la sete di conoscenza di Ulisse, che anzi appare valorizzata nel testo, condanna la sua furberia, in quanto, appunto, consigliere fraudolento.
- Il Significato del Discorso: Il discorso di Ulisse ai suoi compagni (“Considerate la vostra semenza…”) è uno dei momenti più celebri dell’intera Commedia. In esso si esprime la tensione tra l’umanesimo nascente, che esalta l’uomo come artefice del proprio destino e del proprio sapere, e la visione cristiana medievale, che vede nell’arroganza del sapere e nell’autodeterminazione un pericolo per l’anima.
- La Metafora del Viaggio: Il viaggio di Ulisse può essere visto come una metafora della vita umana, in cui il desiderio di conoscenza e di superamento dei limiti naturali è sia un motore di progresso sia una potenziale causa di rovina. Dante ammonisce che la virtù e la conoscenza devono essere perseguite con discernimento, rispettando l’ordine divino e i limiti imposti dalla natura.
In sintesi, il canto rappresenta una riflessione sulla tensione tra il desiderio di conoscenza e i pericoli dell’eccesso, e la condanna di Ulisse simboleggia la necessità di equilibrio tra l’aspirazione umana e i limiti imposti dalla condizione mortale.
Testo dei versi 49-142 del Canto ventiseiesimo dell’Inferno di Dante e parafrasi
Testo di Dante
“Maestro mio”, rispuos’io, “per udirti chi è ’n quel foco che vien sì diviso Rispuose a me: “Là dentro si martira e dentro da la lor fiamma si geme Piangevisi entro l’arte per che, morta, “S’ei posson dentro da quelle faville che non mi facci de l’attender niego Ed elli a me: “La tua preghiera è degna Lascia parlare a me, ch’i’ ho concetto Poi che la fiamma fu venuta quivi “O voi che siete due dentro ad un foco, quando nel mondo li alti versi scrissi, Lo maggior corno de la fiamma antica indi la cima qua e là menando, mi diparti’ da Circe, che sottrasse né dolcezza di figlio, né la pieta vincer potero dentro a me l’ardore ma misi me per l’alto mare aperto L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna, Io e’ compagni eravam vecchi e tardi acciò che l’uom più oltre non si metta; “O frati,” dissi, “che per cento milia d’i nostri sensi ch’è del rimanente Considerate la vostra semenza: Li miei compagni fec’io sì aguti, e volta nostra poppa nel mattino, Tutte le stelle già de l’altro polo Cinque volte racceso e tante casso quando n’apparve una montagna, bruna Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto; Tre volte il fé girar con tutte l’acque; infin che ’l mar fu sovra noi richiuso”. |
Parafrasi
Dante: Virgilio: Dante: Virgilio: Dante (narrazione): Virgilio: Narratore: L’una e l’altra costa vidi fino alla Spagna, “O fratelli,” dissi, “che attraverso cento mila Feci tanto con questa breve esortazione, Tutte le stelle dell’altro polo già vedeva la notte, Ci rallegrammo, e subito la gioia si trasformò in pianto;
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