Il secondo capitolo dei Promessi Sposi
28 Dicembre 2019Rapporto con i classici e luoghi della cultura nel periodo dell’umanesimo
28 Dicembre 2019Nel Canto XX dell’Inferno, Dante e Virgilio continuano il loro viaggio attraverso l’ottavo cerchio, precisamente nella quarta bolgia, dove sono puniti gli indovini, i maghi e coloro che cercarono di prevedere il futuro tramite arti proibite.
La loro punizione riflette la loro colpa: le loro teste sono girate all’indietro, costringendoli a camminare all’indietro senza poter vedere davanti a sé. Questo contrappasso simboleggia la distorsione della verità e l’arroganza di voler conoscere ciò che è nascosto agli uomini.
Versi 1-12: L’ambientazione e la pena degli indovini Il canto si apre con la descrizione della scena dolorosa che Dante osserva nella quarta bolgia. I dannati, i cui volti sono girati verso la schiena, camminano lentamente in una sorta di processione di sofferenza. La loro deformità è tale che dalle loro lacrime cadono sui glutei, un’immagine forte che simboleggia la natura innaturale e contro natura della loro pratica divinatoria.
Versi 13-30: La pietà di Dante Dante prova pietà per queste anime tormentate, così orrendamente deformate. Il poeta descrive con dolore la loro sofferenza, e la sua compassione è così intensa che sente il bisogno di appoggiarsi a una roccia per non cadere, sopraffatto dall’emozione. Tuttavia, Virgilio lo rimprovera, ricordandogli che il giudizio divino è giusto e che la pietà per i dannati è mal riposta. Questa interazione sottolinea uno dei temi centrali del poema: la giustizia divina e l’accettazione del fatto che i dannati subiscono una pena proporzionata ai loro peccati.
Versi 31-42: La reazione di Virgilio e il ruolo del contrappasso Virgilio, pur comprendendo l’emozione di Dante, lo richiama all’ordine, invitandolo a non piangere per coloro che hanno voluto vedere troppo lontano, violando i limiti imposti agli esseri umani. Questo episodio sottolinea il ruolo del contrappasso, ovvero la legge della retribuzione nella Divina Commedia, dove la punizione riflette la natura del peccato commesso. Il modo in cui i dannati devono camminare all’indietro rappresenta simbolicamente il loro tentativo, durante la vita, di vedere troppo avanti.
Versi 43-60: La genealogia di Aronte A questo punto, Virgilio comincia a presentare a Dante i vari personaggi storici e mitologici che si trovano nella bolgia. Il primo è Aronte, un indovino dell’antica Etruria, che, secondo la tradizione, viveva in una grotta e prediceva il futuro. Virgilio sottolinea la sua fama e l’errore nel volere vedere ciò che non era destinato agli uomini, condannandolo così a una vita dopo la morte di eterna sofferenza e deformità.
Parafrasi dei Versi 1-60
Testo dei versi 1-60 del Canto ventesimo dell’Inferno di Dante e parafrasi
Testo di Dante
Di nova pena mi conven far versi Io era già disposto tutto quanto e vidi gente per lo vallon tondo Come ’l viso mi scese in lor più basso, ché da le reni era tornato ’l volto, Forse per forza già di parlasia Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto quando la nostra imagine di presso Certo io piangea, poggiato a un de’ rocchi Qui vive la pietà quand’è ben morta; Drizza la testa, drizza, e vedi a cui Anfïarao? perché lasci la guerra?”. Mira c’ ha fatto petto de le spalle; Vedi Tiresia, che mutò sembiante e prima, poi, ribatter li convenne Aronta è quel ch’al ventre li s’atterga, ebbe tra ’ bianchi marmi la spelonca E quella che ricuopre le mammelle, Manto fu, che cercò per terre molte; Poscia che ’l padre suo di vita uscìo |
Parafrasi
Mi tocca ora descrivere una nuova pena e fornire materia per il ventesimo canto del primo libro, che parla delle anime dannate. Ero già completamente pronto a osservare il fondo della bolgia, che era bagnato da lacrime di angoscia; e vidi persone avanzare in quel vallone circolare, camminando lentamente, in silenzio e piangendo, proprio come si fa nelle processioni penitenziali in questo mondo. Quando abbassai lo sguardo su di loro, mi accorsi con stupore che ciascuna aveva la testa girata all’indietro rispetto al corpo, perché il volto era stato girato dalle reni, e dovevano camminare all’indietro, perché la vista in avanti era stata loro tolta. Forse per la forza di una paralisi qualcuno potrebbe essere stato deformato in questo modo, ma io non ne ho mai visto nessuno, né credo che sia possibile. Se Dio ti permette, lettore, di trarre profitto dalla tua lettura, pensa ora da te stesso come io potessi trattenere le lacrime, quando vidi da vicino la nostra immagine umana così distorta, che le lacrime degli occhi bagnavano le natiche attraverso la spaccatura. Certamente piangevo, appoggiato a una delle rocce del duro scoglio, tanto che la mia guida mi disse: “Anche tu sei ancora come gli altri sciocchi? Qui la pietà è viva solo quando è morta; chi è più scellerato di colui che lascia che l’emozione interferisca con il giudizio divino? Alza la testa, alzala, e guarda colui per il quale la terra si aprì davanti agli occhi dei Tebani; tanto che tutti gridavano: “Dove corri, Anfiarao? Perché abbandoni la battaglia?” E non smise di cadere giù nella valle fino a quando non arrivò a Minosse, che giudica ogni anima. Guarda come ha le spalle trasformate in petto; poiché voleva vedere troppo avanti, ora guarda all’indietro e cammina a ritroso. Guarda Tiresia, che cambiò sembianze quando da maschio divenne femmina, cambiando tutte le sue membra; e poi, in seguito, dovette colpire di nuovo i due serpenti avvolti con la sua verga, per riottenere l’aspetto maschile. Quello che si appoggia sulla schiena è Aronta, che nei monti di Luni, dove lavora il marmo il Carrarino che vive in basso, aveva la sua dimora in una grotta tra i marmi bianchi; da lì poteva osservare le stelle e il mare senza ostacoli. E quella che copre il petto, che non puoi vedere, con i capelli sciolti, e ha tutto il corpo ricoperto di pelo, è Manto, che vagò per molte terre; poi si fermò lì dove nacqui io; perciò mi fa piacere che tu ascolti un po’. Dopo che suo padre morì e la città di Bacco divenne schiava, lei vagò a lungo per il mondo.
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