“S’i’ fosse foco” è uno dei più celebri sonetti di Cecco Angiolieri, poeta senese vissuto tra il XIII e il XIV secolo.
Il sonetto è conosciuto per il suo tono ironico e per la sua visione satirica della vita e delle convenzioni sociali dell’epoca. Il poeta immagina cosa farebbe se fosse in grado di controllare vari elementi e forze della natura, utilizzandoli per esprimere il suo disprezzo per il mondo e i suoi abitanti.
Ecco il testo del sonetto:
S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo; 4
S’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,
ché tutti cristïani embrigarei;
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
A tutti mozzarei lo capo a tondo. 8
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente farìa da mi’ madre. 11
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui. 14
Analisi e interpretazione:
- S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo: Il poeta inizia immaginando di essere il fuoco, e afferma che, se lo fosse, brucerebbe il mondo intero, esprimendo una visione distruttiva e nichilista.
- S’i’ fosse vento, lo tempesterei: Se fosse vento, scatenerà tempeste sul mondo, mostrando la sua volontà di portare caos.
- S’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei: Come acqua, farebbe annegare il mondo, continuando il tema della distruzione.
- S’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo: Se fosse Dio, manderebbe il mondo negli abissi, confermando la sua visione disperata e priva di speranza.
- S’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo, ché tutti cristïani embrigarei: Se fosse papa, si divertirebbe a mettere in difficoltà tutti i cristiani, un chiaro segno di critica alla Chiesa e alla sua autorità.
- S’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei? A tutti mozzarei lo capo a tondo: Come imperatore, farebbe decapitare tutti, mostrando il suo disprezzo per il potere assoluto e tirannico.
- S’i’ fosse morte, andarei da mio padre; s’i’ fosse vita, fuggirei da lui: similemente farìa da mi’ madre: In questo passaggio personale, Angiolieri esprime un sentimento conflittuale nei confronti dei genitori, suggerendo che, se fosse la Morte, andrebbe dal padre, ma se fosse la Vita, fuggirebbe da lui, estendendo questo sentimento anche alla madre.
- S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le vecchie e laide lasserei altrui: L’ultima terzina è una dichiarazione ironica e provocatoria: se fosse semplicemente sé stesso, come è e sempre è stato, si dedicherebbe a corteggiare solo donne giovani e belle, lasciando le vecchie e brutte agli altri.
Cecco Angiolieri, con questo sonetto, offre una visione dissacrante e ribelle della vita, usando un tono ironico per criticare le convenzioni sociali, l’autorità e persino le relazioni personali. La sua poesia rimane una delle più iconiche del periodo medievale italiano, esempio di poesia comico-realistica.