Da Costantino a Giuliano l’Apostata
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28 Dicembre 2019L’elogio di Galileo nell’“Adone” di Giovan Battista Marino è uno dei passi più celebri del poema, un’opera monumentale che celebra la bellezza, l’amore e la natura, ma anche il progresso scientifico e culturale del tempo.
Il Marino dedica a Galileo un omaggio sentito, riconoscendolo come un genio rivoluzionario che ha cambiato la visione del mondo.
Infatti, in questo passo, Marino esalta Galileo come un pioniere della scienza e delle osservazioni astronomiche, prevedendo che le sue scoperte cambieranno la percezione del cosmo e lo renderanno immortale. Il poeta utilizza molte immagini mitologiche e cosmologiche per sottolineare l’importanza del contributo di Galileo e per celebrarlo come un eroe intellettuale del suo tempo, destinato a essere ricordato per sempre tra le stelle.
Contesto
L'”Adone” è un poema epico-pastorale pubblicato nel 1623, composto da venti canti e oltre 40.000 versi. Nella sua opera, Marino tocca molti temi, dall’amore alla mitologia, fino alla scienza, e nel Canto X, Marino include un passaggio in cui loda Galileo Galilei per le sue scoperte astronomiche.
Il Testo originale de L’elogio di Galileo, canto X dell’Adone di G. Marino, e la sua parafrasi
Testo dell’Elogio Ottava 42Tempo verrà che senza impedimento queste sue note ancor fien note e chiare, mercé d’un ammirabile stromento per cui ciò ch’è lontan vicino appare e, con un occhio chiuso e l’altro intento specolando ciascun l’orbe lunare, scorciar potrà lunghissimi intervalli per un picciol cannone e duo cristalli. |
Parafrasi
Ottava 42 Verrà un tempo in cui queste sue osservazioni saranno conosciute e comprese chiaramente, grazie a uno strumento straordinario, per mezzo del quale ciò che è lontano apparirà vicino. E, osservando attentamente con un occhio chiuso e l’altro aperto, si potrà esplorare la superficie lunare, accorciando le grandi distanze con un piccolo cannocchiale fatto di due lenti.
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Ottava 43
Del telescopio, a questa etate ignoto, |
Ottava 43
Il telescopio, che in questa epoca è ancora sconosciuto, sarà costruito grazie a te, Galileo. Con questo strumento, che avvicina alla vista oggetti lontani, rendendoli molto più grandi, potrai osservare tutti i movimenti della Luna e le sue parti più nascoste, senza che nulla ti ostacoli. Come un nuovo Endimione (un personaggio mitologico innamorato della Luna), potrai osservarla in tutta la sua nudità. |
Ottava 44
E col medesmo occhial, non solo in lei |
Ottava 44
E con lo stesso telescopio, non solo vedrai da vicino ogni piccolo dettaglio della Luna, ma anche Giove, circondato da altre luci, sarà visibile sotto la tua guida. Grazie a te, gli dèi semi-divini dell’Arno (il fiume che attraversa Firenze, patria di Galileo) incideranno e dipingeranno il tuo nome. E allora Giulio cederà il posto a Cosimo, e il tuo Medici (Cosimo II de’ Medici, protettore di Galileo) supererà in grandezza l’imperatore Augusto. |
Ottava 45
Aprendo il sen del’ocean profondo, |
Ottava 45
Scoprendo il profondo seno dell’oceano, ma non senza pericolo e battaglie, l’argonauta ligure (ossia un navigatore genovese, come Cristoforo Colombo) svelerà un nuovo cielo e una nuova terra nel mondo inferiore. Tu, come un secondo Tifi (il nocchiero degli Argonauti, ma del cielo anziché del mare), esplorerai tutto ciò che il cielo circonda e nasconde, scoprendo nuove luci e nuove cose che erano sconosciute a tutti i popoli, senza alcun rischio. |
Ottava 46
Ben dei tu molto al ciel, che ti discopra |
Ottava 46
Certo, tu devi molto al cielo che ti ha rivelato l’invenzione dello strumento celeste (il telescopio), ma ancora di più il cielo deve a te per la tua nobile opera, che ha svelato le sue bellezze. La tua immagine merita di essere accolta tra le luci che adornano il cielo, e il vetro fragile delle tue lenti dovrebbe rimanere immortale tra gli eterni zaffiri delle stelle. |
Ottava 47
Non prima no che dele stelle istesse |
Ottava 47
No, non prima che le stesse stelle siano spente dal cielo, dovrà mai essere estinta la luce che tesse una corona onorata per te. La tua gloria vivrà luminosa insieme alle stelle, e tu sarai celebrato per sempre in loro compagnia, con le stelle che parleranno di te con lingue di luce ardenti e splendenti. |
Analisi e Commento
1. Riconoscimento del Genio Scientifico
- Marino inizia l’elogio facendo riferimento alle “carte”, simbolo degli studi e delle scoperte astronomiche di Galileo. Il poeta sottolinea l’alto pensiero del “gran Galilei nostro”, evidenziando la stima personale e collettiva per lo scienziato. L’uso dell’aggettivo possessivo “nostro” indica un senso di appartenenza e orgoglio nazionale per Galileo, considerato un vanto dell’Italia.
2. Scoperte Astronomiche
- Marino celebra Galileo come colui che ha disvelato le “stelle maggiori”, facendo riferimento alle sue osservazioni dei pianeti e delle lune di Giove, scoperte grazie al telescopio. L’idea che “le stelle maggiori a noi disvela” allude alla rivoluzione copernicana e all’abbattimento della visione geocentrica, aprendo nuovi orizzonti alla comprensione dell’universo.
3. Simbolismo del Cerchio
- L’immagine del “cerchio” in cui Mercurio e Vesta splendono tra Marte e Giove rappresenta il sistema solare e i corpi celesti osservati da Galileo. Marino pone l’accento sull’”armonia celesta” e sui “più secreti argomenti”, riconoscendo la capacità di Galileo di sondare i misteri dell’universo con rigore scientifico.
4. Luminosità della Scoperta
- Il termine “lume” ricorre nel testo come simbolo di conoscenza e illuminazione. Galileo è visto come colui che porta luce nell’oscurità dell’ignoranza, rivelando ciò che “’n ciel s’asconde”. Marino attribuisce a Galileo il merito di aver colmato le lacune della conoscenza umana, “alla nostra ignoranza, che ne affonde”.
Conclusione
Il passaggio in cui Marino elogia Galileo nell’”Adone” è significativo non solo per il riconoscimento del valore scientifico delle scoperte di Galileo, ma anche per l’esaltazione dell’intelletto umano e della capacità di superare i limiti del sapere tradizionale. Questo elogio riflette lo spirito del tempo, in cui la scienza e l’arte si intrecciavano, e i poeti come Marino non esitavano a celebrare le grandi menti che stavano trasformando la visione del mondo.