Odissea poema epico dell’uomo
28 Dicembre 2019Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini
28 Dicembre 2019Pier Paolo Pasolini è stato un Poeta, Scrittore, Regista e Drammaturgo (Bologna, 1922 – Roma, 1975).
Pasolini ha avuto un rapporto molto stretto con Bologna durante gli anni del liceo e dell’università. L’Università di Bologna è rimasta colpita dal suo lavoro grazie alle lezioni tenute dal suo professore di storia dell’arte, Roberto Longhi, dal quale ha assorbito una profonda cultura visiva.
Pier Paolo Pasolini Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna, in via Borgonuovo, nel 1922. Suo padre, Carlo Alberto, era un ufficiale militare e apparteneva al ramo cadetto di una famiglia aristocratica ravennate, mentre sua madre, Susanna Colussi, era una Insegnante delle scuole elementari.
La carriera militare del padre fece sì che l’infanzia di Pasolini fosse segnata da continui spostamenti da una città all’altra del nord Italia. Frequentò il liceo classico a Reggio Emilia e il liceo Galvani a Bologna, dove la famiglia Pasolini tornò nel 1937.
Saltando l’ultimo anno di liceo, Pero Paolo si iscrive alla facoltà di Lettere nel 1939, dove stringe amicizia con Roberto Roversi e Francesco Leonetti e riallaccia i rapporti con l’amico di liceo Luciano Serra.
Affascinato dalle sue lezioni – il corso “Fatti di Masolino e Masaccio” sarà incisivo per la sua carriera – decide di affidare a Roberto Longhi la relatore della sua tesi di laurea.
La sua attrazione per le espressioni artistiche arcaiche e primordiali porta alla pubblicazione nel 1942 di Poesie a Casarsa, un breve libro in dialetto friulano (sua madre era di Carsara). Fu un periodo di sperimentazione per Pasolini, che si percepiva come un puro pioniere, un eterno adolescente libero, incorrotto. Per quanto riguarda la sua formazione intellettuale a Bologna, Pasolini ha contribuito al mensile dei Gruppi Universitari Fascisti, “L’Architrave”, e ha co-fondato la rivista “Il Setaccio”.
Il suo intenso rapporto con la cultura contadina friulana viene interrotto dalla guerra, con il ventenne Paolo Pasolini chiamato alle armi pochi giorni prima dell’armistizio (1943). L’esperienza influì profondamente sul giovane scrittore, che fu fatto prigioniero dai tedeschi insieme al suo reparto. Riuscì a fuggire, rifugiandosi a Casarsa, dove raggiunse la sua famiglia. Durante la rocambolesca fuga, però, Pasolini perse gli appunti per la tesi di laurea e, tornato a Bologna, decise di cambiare argomento e quindi anche relatore, laureandosi nel 1945 con una tesi su Giovanni Pascoli, relatore Carlo Calcaterra.
Mentre il padre era in Africa, prima come combattente nelle colonie italiane, poi come prigioniero di guerra in Kenya, Pasolini insegnava in una piccola scuola privata che aprì con la madre e, successivamente, in una scuola media a Valvasone, a provincia di Pordenone.
Fu devastato dalla morte dell’amato fratello Guido, ucciso nel 1945 dai partigiani garibaldini, che speravano nella fedeltà del Friuli alla Jugoslavia di Tito.
Nel 1947 Pasolini si iscrisse al PCI (Partito Comunista Italiano), operando attivamente non solo in campo politico ma anche in quello letterario.
La sua iniziale propensione per la lirica e l’autobiografia sfocia in un progetto di romanzo di argomento sociale che prima si intitolerà La meglio gioventù, ma verrà pubblicato molto più tardi, tagliato e radicalmente rielaborato, nel 1962, come Il sogno di una cosa . Questo romanzo includeva già il tema dell’erotismo omosessuale, riflettendo l’interesse dello scrittore per i giovani contadini, che incontrava spesso nelle sagre e nelle fiere locali. Uno dei suoi innumerevoli incontri sessuali fu scoperto e fece scalpore, portando Pasolini a un passo dalla condanna (1949). Questo episodio ebbe inevitabili conseguenze, tra cui la sospensione dalla scuola e l’espulsione dal Pci.
Pasolini e sua madre decisero di lasciare il paese dove era avvenuto lo scandalo, rifugiandosi a Roma nel 1950, presso una zia materna (il padre cadde in depressione dopo l’episodio e li avrebbe raggiunti in seguito).
Il trasferimento nella capitale inaugurò un periodo di grazia per Pasolini, che riuscì negli anni Cinquanta ad affrancarsi dal provincialismo ostentatamente pio (il suo romanzo sul tema, Il disprezzo della provincia, fu pubblicato postumo) ed entrare in contatto con artisti e intellettuali come Sandro Penna, Giorgio Caproni, Moravia e Elsa Morante. Fu subito affascinato dal sottoproletariato locale e dalla sua bellezza povera.
Tenta dapprima la carriera di attore a Cinecittà, poi torna ad insegnare dal 1951 al 1953 in una scuola di Ciampino.
Fortuna volle che i suoi vicini fossero i Bertolucci, con i quali Pasolini strinse subito amicizia. Muove i primi passi nel cinema con Bernardo, mentre il padre Attilio gli procura dalla casa editrice Guanda una commissione per due antologie, una sulla poesia dialettale del Novecento e l’altra sulla poesia popolare italiana.
Nel 1954 lavora come sceneggiatore al film di Mario Soldati “La donna del fiume”, e poi lavora con Federico Fellini a “Le notti di Cabiria” (1957) e “La dolce vita” (1960).
Nel frattempo continua a scrivere, pubblicando nel 1954 le sue poesie friulane nel volume La meglio gioventù e, l’anno successivo, il controverso romanzo Ragazzi di vita. Nel 1957 pubblica la raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci (che lo rese inviso ai comunisti per le sue critiche alla dirigenza del PCI) e poi, nel 1959, il romanzo ideologico Una vita violenta.
Nel 1955 inizia a collaborare al bimestrale di poesia “Officina”, fondato a Bologna dal suo vecchio amico Roberto Roversi.
La fuga di Pasolini nel mondo operaio, lontano dal perbenismo borghese, inteso come malattia culturale più che come posizione sociale, non bastava quando, negli anni Sessanta, con la globalizzazione che scalpitava, anche i più bisognosi si allineavano l’unico modo di pensare dell’Occidente. Nuovi e più lontani orizzonti si aprivano per rimediare al disorientamento: i paesi del Terzo Mondo diventavano terre promesse dove la lontananza geografica coincideva con la purezza di uno stile di vita primitivo.
Il suo unico rifugio in una Roma che non riconosceva più era Ninetto Davoli, l’unico tra gli innumerevoli ragazzi della periferia popolare che si era costruito una vita stabile.
Proletariato o borghesia, i giovani avevano ormai perso la loro missione salvifica e rivoluzionaria, che possiamo ancora intravedere nel lungometraggio documentario del 1965 “Comizi d’amore” (le sue interviste ad alcuni studenti dell’Università di Bologna sono di particolare interesse). Dopo il viaggio negli Stati Uniti del 1966 subentrano lo sconforto e la totale delusione, come testimonia l’analisi critica delle proteste studentesche in Italia nel 1968: l’omologazione della trasgressione aveva portato la causa rivoluzionaria all’adesione a una nuova forma di classismo e così a una sorta di guerra civile interamente borghese.
La perdita di speranze e di certezze portò Pasolini a esplorare nuove strade nella letteratura, anche attraverso raccolte di poesie, come la rabbiosa La religione del mio tempo (1961), la non rappresentativa Poesia in forma di Rosa (1964) e il nevrotico Trasumanar e organizzar (1970), come in romanzi incompiuti e meta-narrazioni, come La divina mimesis (1963) e Ali dagli occhi azzurri (1965).
Ma è attraverso il cinema che Pasolini riesce a liberarsi dalle catene della finzione ea stabilire un contatto più profondo e pungente con il pubblico. Accattone (1961), Mamma Roma (1962), La Ricotta (1963), Uccellacci e uccellini (1965), Edipo re – in parte ambientato a Bologna, sotto il Portico dei Servi e in Piazza Maggiore – (1967) e Medea (1969) , ha segnato e sconvolto la storia del cinema italiano e mondiale.
Dalla purezza dei primi anni, alla fuga in gioventù e alle critiche ricevute in età adulta, Pasolini aveva raggiunto uno stato di disperazione negli ultimi anni. E infatti gli anni ’70 iniziano con il suo abbandono da parte dell’attore Ninetto (1971).
Il suo lavoro con il “Corriere della Sera” si alterna a quello cinematografico e letterario.
Testimonianze della sua vita e riflessioni sulla società che lo aveva deluso e allontanato restano ancora oggi aspetti fondamentali della cultura italiana: il film censurato Salò o le 120 giornate di Sodoma (parte del quale è stato girato a Bologna nello spiazzo antistante Villa Aldini), la raccolta di poesia friulana la Nuova gioventù e il romanzo incompiuto Petrolio.
Quando aveva cinquantatré anni, Pasolini fu trovato morto nei pressi di un campo di Ostia (1975). Finisce così una vita scandita e controcorrente. Immediatamente si è aperta una linea di indagine basata sul sesso, con l’imputato Pino Pelosi condannato “in collusione con altri ignoti” come l’assassino per vendetta di alcuni giovani o dei loro protettori. Solo di recente si è aperto un altro filone di indagine, più inquietante e complesso, quello di Eugeniio Cefis, ex presidente dell’ENI e all’epoca presidente della Montedison, che però potrebbe essere stato il mandante, sulla base di quanto rivelato da Pasolini nel suo romanzo Petrolio (incompiuto quando morì), ovvero la verità sull’incidente aereo che uccise Enrico Mattei.