Bradamante e il Mago Atlante
28 Dicembre 2019I dubbi di Ettore, Iliade, XXII, vv. 93-130
28 Dicembre 2019Ecuba e Priamo cercano invano di convincere il figlio Ettore a non accettare la sfida fatale di Achille, ma l’eroe troiano non può deludere i suoi concittadini.
Il vecchio Priamo fu il per primo a vederlo con i suoi occhi, 25
mentre correva sul piano, sfolgorante come l’astro
che sorge nella tarda estate; fulgidi i suoi raggi
brillano nel cuore della notte, tra le tante stelle:
la gente lo chiama il Cane di Orione cacciatore.
È certo il più splendente, ma si rivela funesto 30
e porta anche l’alta febbre ai miseri mortali;
così appunto risplendeva il bronzo sul petto dell’eroe in corsa.
Il vecchio proruppe in gemiti, levò in alto le mani
e si percosse la testa: tra lunghi lamenti gridava
e rivolgeva suppliche a suo figlio. Ma lui stava immobile 35
davanti alla porta, deciso a battersi con Achille;
a lui il vecchio tendeva le braccia e parlava con voce commossa:
“Ettore, non stare lì ad affrontare quell’uomo, ti prego!
Non stare solo, lontano dagli altri, se non vuoi trovare presto la morte.
Il Pelide ti abbatterà: è molto più forte, lo sai, 40
è senza pietà. Magari fosse caro agli Dei
quanto è caro a me: subito cani e avvoltoi lo mangerebbero,
steso là per terra; e il rancore tremendo mi andrebbe via dal cuore.
È stato lui a privarmi di tanti figli valorosi,
uccidendoli o vendendoli come schiavi in isole remote. 45
E anche ora, non riesco a scorgere i miei due ragazzi,
Licaone e Polidoro, dopo il rientro dei Troiani in città:
mi sono nati da Laotoe, sovrana fra le donne.
Ma se vivono ancora nel campo laggiù, sono certo
che potremo riscattarli con bronzo e oro; in casa ne abbiamo 50
molto: me lo diede in dote per la figlia il vecchio Alte famoso.
Se però ormai sono morti e stanno nelle dimore di Ade,
sarà uno strazio per me e per sua madre, che li generammo:
invece per il resto del popolo il dolore sarà più lieve
se non muori anche tu sotto i colpi di Achille. 55
Vieni dentro le mura, figlio mio! Così puoi salvare
Troiani e Troiane: non procurare questa grande gloria
al Pelide, non restare tu stesso privo della tua vita.
Abbi pietà di me infelice, non sono ancora uscito di senno,
me disgraziato! Il padre Cronide mi farà perire alla soglia 60
estrema della vecchiaia, con una sorte dolorosa, tra le sciagure:
dovrò vedere i figli uccisi, le figlie trascinate via come schiave,
le stanze nuziali saccheggiate, i teneri bambini in fasce
sbattuti contro il suolo nella feroce mischia della lotta,
le nuore portate via dalle mani devastatrici degli Achei. 65
E alla fine anche io, per ultimo, sulla soglia della reggia
sarò dilaniato dai cani ingordi dopo che qualcuno mi avrà tolto
la vita, colpendomi o infilzandomi con l’aguzza arma di bronzo;
proprio quei cani che allevavo nel palazzo, alla mensa, per far la guardia:
ecco, loro berranno il mio sangue e, dopo essersi saziati, 70
si sdraieranno nel vestibolo. Per un giovane caduto in battaglia
non è sconveniente giacere sul campo, straziato dal bronzo affilato:
tutto è bello in lui, anche se è morto, quanto appare alla vista.
Ma quando viene ucciso un vecchio e i cani gli sbranano
il capo canuto, il mento bianco e le parti vergognose, 75
allora quello è lo spettacolo più triste per i miseri mortali”.
Così diceva il vecchio e con le mani si tirava i capelli bianchi,
li strappando via dalla testa: non riusciva a convincere Ettore.
Anche la madre, dall’altra parte, piangeva versando lacrime;
si apriva la veste sul seno e con la mano sollevava la mammella; 80
tutta lacrimosa gli rivolgeva parole alate:
“Ettore, figlio mio, guarda qui per pietà: abbi compassione di me,
se mai un giorno ti diedi il seno per far cessare il tuo pianto.
Ricordati di allora, figliolo caro, e respingi quel guerriero funesto
stando dentro le mura! Non fermarti a combattere in duello con lui, 85
sciagurato! Se lui ti uccide, non potrò piangerti sul letto
di morte, germoglio mio (ti ho dato io la vita!);
e neanche potrà la tua sposa. Lontano da noi due,
ti divoreranno i cani accanto alle navi degli Argivi”.
Così loro piangevano e parlavano al caro figlio, 90
supplicandolo a lungo: ma non riuscivano a persuaderlo.
Ettore rimaneva fermo ad aspettare Achille che si avvicinava.
Analisi del Testo
Contesto e Svolgimento
Questi versi fanno parte del libro XXII dell’Iliade, uno dei momenti più tragici e intensi dell’epopea omerica, dove si prepara lo scontro finale tra Ettore e Achille. In questo estratto, Priamo ed Ecuba, i genitori di Ettore, tentano disperatamente di convincere il figlio a non affrontare Achille in un duello mortale, prefigurando la tragedia imminente.
Descrizione di Ettore
Il passo si apre con Priamo che osserva Ettore, paragonandolo a un astro brillante e funesto, il Cane di Orione, che porta febbre e morte agli uomini. Questa metafora suggerisce sia la magnificenza eroica di Ettore sia il destino infausto che lo attende. Il paragone con l’astro enfatizza la sua luminosità e la sua presenza imponente sul campo di battaglia, ma anche l’ineluttabilità del destino che lo porterà alla morte.
Suppliche di Priamo
Priamo, in uno stato di angoscia, si rivolge a Ettore con parole accorate, cercando di dissuaderlo dal combattere contro Achille. Il vecchio re usa argomenti emotivi e razionali:
- Superiorità di Achille: Priamo ricorda a Ettore che Achille è un guerriero superiore e senza pietà, suggerendo che affrontarlo significherebbe morte certa.
- Desiderio di Vendetta: Priamo esprime il suo desiderio di vendetta contro Achille per la perdita dei suoi figli, il che intensifica la tragedia della situazione. Nonostante il suo odio per Achille, Priamo è consapevole che la forza del Pelide è inarrestabile.
- Perdita dei Figli: Priamo lamenta la scomparsa dei suoi figli, Licaone e Polidoro, evidenziando il dolore che la guerra ha già inflitto alla sua famiglia.
- Conseguenze della Morte di Ettore: Il re descrive le terribili conseguenze che la morte di Ettore avrebbe su Troia e sulla sua famiglia, immaginando la distruzione totale e la sofferenza che ne deriverebbe. Descrive anche in modo straziante la sua propria morte imminente, immaginando di essere sbranato dai cani, una fine particolarmente disonorevole e dolorosa per un vecchio re.
Suppliche di Ecuba
Ecuba, la madre di Ettore, si unisce alle suppliche del marito con parole ancora più emotive e personali. Lei:
- Appello Materno: Rivolge a Ettore un appello materno, ricordandogli i tempi dell’infanzia quando lo allattava, cercando di suscitare in lui la pietà e la compassione.
- Richiesta di Evitare il Duello: Supplica il figlio di evitare il duello con Achille e di cercare rifugio dentro le mura della città, sottolineando l’orrore di non poter piangere il corpo del figlio se Achille lo ucciderà.
Risposta di Ettore
Nonostante le suppliche strazianti dei suoi genitori, Ettore rimane deciso a combattere Achille. Questo momento riflette la sua determinazione e il suo senso dell’onore, ma anche la sua tragica consapevolezza del destino. La sua immobile determinazione rappresenta l’inevitabilità della tragedia e il conflitto tra dovere e desiderio di vivere.
Commento
Tematica del Destino e della Morte
Il brano esplora profondamente la tematica del destino inevitabile e della morte eroica. Priamo ed Ecuba rappresentano l’amore e la preoccupazione genitoriale, contrapponendosi all’onore e alla determinazione di Ettore. Il destino ineluttabile di Ettore è al centro del brano, sottolineato dalle suppliche dei suoi genitori che, nonostante la loro disperazione, non possono cambiare il corso degli eventi.
Patetismo e Tragico
Le suppliche di Priamo ed Ecuba sono cariche di patetismo, enfatizzando il dolore umano e la tragedia della guerra. La descrizione vivida delle possibili conseguenze della morte di Ettore, inclusa la distruzione totale della sua famiglia e della sua città, amplifica la tensione emotiva del brano.
Onore e Famiglia
Ettore incarna l’ideale dell’eroe che mette l’onore e il dovere sopra la propria vita, un tema ricorrente nell’Iliade. Le sue decisioni sono influenzate dal suo ruolo di difensore di Troia, anche se ciò significa andare incontro a una morte quasi certa. Questo conflitto tra responsabilità pubblica e sentimenti personali è al centro del dramma omerico.
Conclusione
Le suppliche di Priamo ed Ecuba a Ettore rappresentano uno dei momenti più emotivamente intensi dell’Iliade, mettendo in luce il dolore umano, la tragica bellezza dell’eroismo e l’ineluttabilità del destino. La resistenza di Ettore alle suppliche dei suoi genitori esprime la complessità del suo carattere e la profondità della tragedia che si sta per consumare, offrendo una riflessione potente sulla natura della guerra, dell’onore e della morte.
Audio Lezioni sull’ Iliade del prof. Gaudio