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28 Dicembre 2019Machiavelli dedica il Principe a Lorenzo de’ Medici, cioè, si badi bene, non a Lorenzo il Magnifico, ma al nipote Lorenzo di Piero de’ Medici
Riassunto
Niccolò Machiavelli dedica “Il Principe” a Lorenzo di Piero de’ Medici, dichiarando che è consuetudine per chi desidera acquisire il favore di un principe offrirgli ciò che ha di più caro o ciò che pensa gli piaccia di più. Machiavelli, non avendo beni materiali di valore da offrire, offre invece la sua conoscenza delle azioni degli uomini grandi, acquisita attraverso una lunga esperienza e lo studio delle opere antiche. Questa conoscenza è ora raccolta in un piccolo volume che presenta a Lorenzo. Machiavelli spera che la sua opera venga accettata nonostante la sua semplicità, perché rappresenta il meglio che può offrire: un compendio di saggezza politica utile a Lorenzo per comprendere in breve tempo ciò che Machiavelli ha imparato in anni di difficoltà e pericoli. Sottolinea che il suo scritto non è adornato con artifici retorici, ma si basa sulla verità e la gravità della materia. Infine, Machiavelli chiede che la sua offerta non venga interpretata come presunzione, ma come il desiderio di un uomo di umili origini di condividere le sue osservazioni sui principi, sperando che Lorenzo raggiunga la grandezza promessa dalla fortuna e dalle sue qualità.
Analisi
La dedica di Machiavelli a Lorenzo de’ Medici è una combinazione di umiltà, strategia e aspirazione. Inizia riconoscendo una tradizione cortigiana: offrire doni materiali ai principi per guadagnarne il favore. Tuttavia, Machiavelli si distingue offrendo il suo sapere, acquisito attraverso l’esperienza personale e lo studio approfondito, dimostrando il valore intellettuale rispetto ai beni materiali.
Il riferimento alla “lunga esperienza delle cose moderne” e alla “continova lezione delle antiche” evidenzia il metodo di Machiavelli, che combina l’osservazione diretta degli eventi contemporanei con lo studio della storia. Questo metodo, che gli ha permesso di analizzare le dinamiche del potere, è ciò che rende il suo lavoro prezioso e unico.
Machiavelli sottolinea l’onestà e la semplicità del suo scritto, privo di ornamenti retorici, per enfatizzare la verità e la serietà del contenuto. Questo contrasta con le opere di altri che possono essere riccamente adornate ma prive di sostanza. La sua metafora dei disegnatori di paesi, che devono cambiare prospettiva per comprendere bene sia i monti che le pianure, sottolinea l’importanza di diverse prospettive per una comprensione completa dei governi e delle relazioni tra principe e popolo.
Infine, Machiavelli fa un appello personale a Lorenzo, sperando che, dalla sua posizione elevata, possa riconoscere le difficoltà ingiuste che lui, Machiavelli, ha dovuto sopportare. Questo tocco personale mira a suscitare empatia e a sottolineare la sincerità della sua offerta.
Commento
La dedica di Machiavelli a Lorenzo de’ Medici è un capolavoro di diplomazia e intelligenza strategica. In essa, Machiavelli dimostra la sua consapevolezza delle dinamiche del potere e della necessità di presentarsi con umiltà ma anche con orgoglio per il proprio lavoro e le proprie capacità. Questa dedica non è solo un’ode a Lorenzo, ma anche una dichiarazione di intenti: Machiavelli vuole essere riconosciuto non solo come un teorico, ma come un pratico conoscitore della politica.
La scelta di offrire il suo sapere anziché beni materiali sottolinea l’importanza del contenuto intellettuale e la profondità delle sue osservazioni. Questa scelta riflette anche la situazione personale di Machiavelli, che dopo la caduta della Repubblica Fiorentina e l’ascesa dei Medici, aveva perso il suo ruolo politico e cercava di riabilitarsi agli occhi dei nuovi governanti.
La dedica rivela anche il tema centrale del “Principe”: la natura del potere e come mantenerlo. La sua riflessione sulla necessità di comprendere sia la prospettiva del popolo che quella dei principi mostra la complessità delle relazioni politiche e la saggezza necessaria per governare efficacemente.
In conclusione, la dedica è un invito a Lorenzo a vedere il valore dell’esperienza e della conoscenza di Machiavelli e a utilizzarla per raggiungere la grandezza. Allo stesso tempo, è un’espressione del desiderio di Machiavelli di tornare a servire in un ruolo politico, dimostrando che il suo ingegno e la sua dedizione sono risorse preziose per il governo dei Medici.
NICC. MACHIAVELLI al MAGNIFICO LORENZO DI PIERO DE’ MEDICI.
Sogliono il più delle volte coloro che desiderano acquistare grazia appresso un Principe, farsegli innanzi con quelle cose, che tra le loro abbino più care, o delle quali vegghino lui più dilettarsi; donde si vede molte volte esser loro presentati cavalli, arme, drappi d’oro, pietre preziose e simili ornamenti, degni della grandezza di quelli. Desiderando io adunque offerirmi alla Vostra Magnificenza con qualche testimone della servitù mia verso di quella, non ho trovato, tra la mia suppellettile, cosa, quale io abbia più cara, o tanto stimi, quanto la cognizione delle azioni degli uomini grandi, imparata da me con una lunga sperienza delle cose moderne, ed una continova lezione delle antiche, la quale avendo io con gran diligenza lungamente escogitata ed esaminata, ed ora in uno piccolo volume ridotta, mando alla Magnificenza Vostra. E benchè io giudichi questa opera indegna della presenza di quella; nondimeno confido assai, che per sua umanità gli debba essere accetta, considerato che da me non li possa essere fatto maggior dono, che darle facultà a poter in brevissimo tempo intendere tutto quello, che io in tanti anni, e con tanti miei disagi e pericoli ho cognosciuto ed inteso: la quale opera io non ho ornata nè ripiena di clausule ampie, o di parole ampollose o magnifiche, o di qualunque altro lenocinio o ornamento estrinseco, con li quali molti sogliono le lor cose discrivere ed ornare; perchè io ho voluto o che veruna cosa la onori, o che solamente la verità della materia, e la gravità del soggetto la faccia grata. Nè voglio sia riputata presunzione, se uno uomo di basso ed infimo stato ardisce discorrere e regolare i governi de’ Principi; perchè così come coloro che disegnano i paesi, si pongono bassi nel piano a considerare la natura de’ monti e de’ luoghi alti, e per considerare quella de’ bassi si pongono alti sopra i monti; similmente, a cognoscer bene la natura de’ popoli bisogna esser Principe, ed a cognoscer bene quella de’ Principi conviene essere popolare. Pigli adunque Vostra Magnificenza questo piccolo dono con quello animo che io lo mando; il quale se da quella fia diligentemente considerato e letto, vi cognoscerà dentro uno estremo mio desiderio, che ella pervenga a quella grandezza che la fortuna, e le altre sue qualità le promettono. E se Vostra Magnificenza dallo apice della sua altezza qualche volta volgerà gli occhi in questi luoghi bassi, cognoscerà, quanto indegnamente io sopporti una grande e continova malignità di fortuna.