Capitolo ventitreesimo dei Promessi Sposi e breve accenno al capitolo ventiquattre…
28 Dicembre 2019Testo della novella Maestro Simone dal Decamerone di Boccaccio
28 Dicembre 2019Penelope chiede al cantore Femio di intonare una delle sue storie, salvo poi pentirsene quando il canto dell’aedo risveglia il ricordo del marito Ulisse
Odissea, Libro Primo, vv. 325-364
Stava l’insigne vate fra i proci cantando; e in silenzio
quelli ascoltavan seduti. Cantava il ritorno che Atena
Pallade inflisse agli Achivi, da Troia, funesto di lutti.
Ed ecco, udí dall’alto la voce divina del vate 325
d’Inaco la figliuola, Penèlope piena di senno,
e dalle stanze eccelse discese dell’alto palagio,
sola non già, ché due seguivano ancelle i suoi passi.
E poi che quella donna divina fu giunta fra i Proci,
stie’ de l’adorna sala vicino ai pilastri, alla soglia, 330
schermo facendo alle guance del morbido velo; e le ancelle
modeste accanto a lei restarono, a entrambi i suoi fianchi.
E lagrimando, cosí prese a dire al cantore divino:
«Femio, tu sai molte altre lusinghe dei cuori mortali,
d’uomini gesta e di Numi, che sogliono i vati cantare. 335
Prendi a cantare qualcuna di queste; e costoro in silenzio
t’odano, vino bevendo; ma questa canzone di lutto
lascia, che sempre a me nel seno profondo il mio cuore
strugge, perché su me questa funebre doglia ricade,
poiché d’un uomo tale m’angustia la brama e il ricordo, 340
di cui la fama vola per l’Ellade tutta e per Argo».
E a lei queste parole Telemaco scaltro rispose:
«O madre mia, perché contendere al dolce poeta
ch’egli ivi canti, dove la mente lo spinge? I poeti
colpa non hanno: è Giove la causa di tutto, che il bene 345
comparte e il mal, cosí come pur gli talenta, ai mortali.
Biasmo non gli è, dei Dànai cantare il funesto ritorno,
perché piú che ad ogni altra, largiscono gli uomini elogi
alla canzone che sembri suonare piú nuova a chi l’ode.
L’anima e il cuore tuo, dunque abbian la forza d’udire: 350
ché non al solo Ulisse, conteso fu il dí del ritorno;
ma spenti fûr molti altri di quei che pugnarono a Troia.
Alle tue stanze, su, ritorna, e ai tuoi compiti bada,
al fuso ed alla rocca, partisci comandi alle ancelle,
che affrettino i lavori; e agli uomini lascia la cura 355
dei canti; e prima a me, che son della casa il signore».
E nuovamente allora, Penelope, tutta stupita,
salí, ché penetrata del figlio l’avean le parole.
E con le ancelle insieme venuta all’eccelse sue stanze,
piangeva Ulisse, lo sposo diletto; sinché su le ciglia 360
infuse a lei soave sopor l’occhicerula Atena.