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28 Dicembre 2019“Commiato”, parte dell’opera giovanile di Giuseppe Ungaretti, rientra nel periodo dell’Allegria (1919).
Questa poesia assume la forma di una lettera indirizzata all’amico Ettore Serra, ufficiale conosciuto durante il servizio militare. Come molte delle sue opere della guerra, anche “Commiato” riporta un luogo e una data specifica: Locvizza, 2 ottobre 1916.
Ungaretti compose il testo su uno dei suoi caratteristici foglietti volanti, pezzi di carta che portava con sé in trincea e su cui annotava i suoi pensieri più profondi. Inizialmente, l’autore non aveva intenzione di pubblicare queste poesie, dichiarando di non essere in guerra per ottenere riconoscimenti, ma per fortuna un amico soldato comprese il valore di quei frammenti di carta che il poeta conservava nel suo zaino.
Questo amico, Ettore Serra, fu il primo ad ammirare Ungaretti e grazie a lui fu possibile la pubblicazione della prima edizione de “Il porto sepolto” (1916), stampata in una tiratura limitata di ottanta copie a Udine. “Commiato”, che concludeva quella prima raccolta di versi, inizia con una dedica epistolare: “Gentile, Ettore Serra”.
Attraverso questi versi, Ungaretti si preparava a condividere con il mondo intero i suoi pensieri più intimi, originariamente destinati solo a sé stesso. Se oggi possiamo leggere le poesie di Ungaretti, dobbiamo ringraziare Ettore Serra, un personaggio fondamentale ma spesso poco conosciuto nella storia della letteratura.
In “Commiato” è presente anche la celebre dichiarazione di poetica di Ungaretti, che fa riferimento alla “parola pura”: “scavata nella mia vita come in un abisso”. Tra il silenzio e l’abisso, si trova la parola, che rappresenta la vita e la salvezza.
Nella seconda strofa, Ungaretti offre la sua personale definizione di poesia, introducendo il concetto dello scavo interiore, dello speleologo che esplora l’inquietudine umana. La poesia nasce da questo sprofondare consapevole nel proprio io più profondo, un concetto espresso anche nel titolo de “Il porto sepolto”.
Ungaretti, nella prefazione de “L’Allegria” del 1923, distingue tra “vocabolo” e “parola”, sottolineando che la poesia esiste dove permane il mistero, la sottile linea d’ombra tra la parola e il silenzio.
Infine, in un’intervista del 1961, Ungaretti concludeva dicendo che la poesia si fa senza pensarci, che la parola è impotente nel svelare il segreto che è in noi, ma che almeno riesce ad avvicinarlo. Così, con un sorriso dolce e consapevole, il poeta custodiva per sé anche quel mistero poetico finale.
Testo della poesia “Commiato” di Giuseppe Ungaretti (Locvizza il 2 ottobre 1916)
Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso.
Parafrasi
Locvizza, 2 ottobre 1916
Caro Ettore Serra,
La poesia è il mondo, l’umanità, la propria vita, fiorite dalla parola, la limpida meraviglia di un delirante fermento.
Quando trovo, in questo mio silenzio, una parola, è come se scavassi nella mia vita, come se affrontassi un abisso.