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13 Aprile 2021A distanza ma con affetto
Ahimè i primi 120 giorni di pandemia si sono “raddoppiati” . Pensavamo di esser fuori dall’emergenza, invece ne abbiamo vissuti altri di “120 giorni” di chiusura delle scuole.
A me è capitato di essere nominato dirigente proprio nel pieno dell’emergenza.
Io personalmente ho vissuto questa tragedia cercando di coglierla come un’opportunità.
Ad esempio, questa è stata l’occasione per imparare ad usare degli strumenti che, nella routine quotidiana delle scuole, spesso erano tralasciati, allargando un gap fra la scuola e la società, fra la scuola e il mondo del lavoro, non più sostenibile.
Così ci siamo attivati, grazie anche ai fondi giunti dal ministero, per consegnare in comodato d’uso e, certe volte, anche in donazione, a seconda delle fonti, dei dispositivi a famiglie che non ne erano in possesso.
Inoltre, per alcuni la didattica a distanza è stata anche un’occasione per dimostrare un interesse, non sempre così vivo in classe.
Certamente questo non esime dalle forti criticità di una scuola che, a distanza, perde troppo sul versante educativo, delle relazioni umane, o della capacità di concentrazione.
Troppe sono infatti le distrazioni in un ambiente che non è fatto per studiare. In questo è stata necessaria l’alleanza con le famiglie, poiché spetta ai genitori garantire il più possibile un contesto favorevole al mantenimento dell’attenzione, senza interferire con ciò che il bambino fa, tranne in casi estremi, ad esempio se il bambino abbandona del tutto il collegamento con la scuola.
La famiglia non deve giustificare il proprio figlio, ma accompagnarlo e seguirlo, incitandolo ad affrontare le sue responsabilità, ad esempio i compiti o le interrogazioni, che sono lo strumento attraverso il quale i docenti possono verificare che il dialogo educativo continui.
Tutti, anche gli insegnanti, si sono trovati ad usare strumenti nuovi. Servono quindi prove, adattamenti, miglioramenti in itinere. Ad esempio occorre tenere presente che un alunno non può mantenere a lungo alti i livelli di attenzione e concentrazione durante una lezione on line. Questo ha indotto i docenti ancora di più a trovare nuovi mezzi per mantenere viva l’attenzione?
I genitori dovrebbero osservare i figli, raccogliere le loro impressioni, le loro difficoltà, e mantenere attivo il confronto costruttivo con i professori, per segnalare quello che sta funzionando bene e quello che sta funzionando meno bene, quali problemi e difficoltà imprevisti stanno emergendo, quali modalità hanno trovato per superarli.
Organizzarsi significa anche regolare in qualche modo i ritmi scolastici e familiari, separare il momento del gioco e quello dello studio. Abbiamo più volte insistito sul metodo di studio: anche la sfida del lockdown può costituire una verifica importante su questo.
Effettivamente, però, non posso nascondere che la pandemia ha evidenziato ancora di più problemi psicologici e problemi sociali. In questo la mia responsabilità, in quanto Dirigente è stata implicata in prima persona, per aiutare ad affrontare con discrezione e tatto le crisi individuali da una lato e per mettere a disposizione un po’ del mio tempo e della mia competenza, per trasformare l’obbligatoria chiusura della scuola, ahimè, in apertura e condivisione. A distanza, ma con affetto.
Luigi Ernesto Gaudio